Disabilità sensoriali

A due passi dall’occhio bionico

Laser e staminali hanno reso estremamente precisa la chirurgia oftalmica. 

Con meno rischi e più comfort di diagnostica avanzata, tecnologie sempre più sofisticate, chirurgia mini- invasiva, massima precisione durante gli interventi, recuperi rapidi e terapie personalizzate sui singoli pazienti. Questo l’identikit dell’oculistica di oggi.

Di strada ne è stata fatta rispetto a venti anni fa. Gli esempi sono innumerevoli. Primo su tutti il difetto visivo più diffuso fra le patologie del cristallino, la cataratta, processo di invecchiamento naturale che riguarda più o meno tutti nella fascia di età compresa fra i 60 e i 90 anni. L’evoluzione del trattamento di questa patologia riguarda le lenti intraoculari: sono diventate asferiche, quindi aiutano a vedere meglio la sera, colorate per fermare le radiazioni nocive, e prodotte con materiali che consentono al chirurgo di inserirle a fine intervento attraverso un’apertura di 1,9 millimetri riducendo il trauma prodotto sulla cornea e consentendo un recupero visivo molto rapido. Non solo: queste lenti correggono l’astigmatismo ma anche i problemi di vista da lontano e vicino.

Per quanto riguarda il trattamento della cataratta, se prima la punta dello strumento introdotta all’interno dell’occhio vibrava a 50 mila hertz generando un’onda sonica spesso dannosa per alcune cellule, adesso grazie alla chirurgia robotizzata si riesce ad intervenire sull’occhio in maniera più precisa e sicura, evitando onda sonica, riscaldamento, garantendo al paziente tempi di recupero molto più rapidi.

Su un fronte tutto diverso, le tecnologie avanzate hanno trasformato anche il trapianto di cornea: fino a qualche anno fa sostituivamo tutta la cornea, adesso ne sostituiamo soltanto uno strato, la parte malata. Risultato: minore possibilità di rigetto, meno rischi per l’intervento e una rapida riabilitazione. Per poter effettuare l’intervento serviva avere un tessuto donato che sostituisse quello malato, oggi grazie al laser ad eccimeri si riesce a vaporizzare a freddo le parti malate della cornea, senza bisogno di trapiantarle. Così passiamo da una chirurgia con un’anestesia generale o con iniezioni dietro l’occhio, a gocce di collirio.

L’evoluzione passa anche dai trapianti di cellule staminali da adulto. Le preleviamo dallo stesso paziente, le facciamo espandere in modo che non ci sia rischio di rigetto e poi le re-innestiamo. Così non c’è la necessità di fare una terapia immunosoppressiva che espone al rischio di sviluppare un tumore. Non solo: abbiamo combinato il trapianto di cellule staminali con il laser che sfrutta il momento dell’innesto delle staminali per migliorare la forma della cornea e quindi le caratteristiche ottiche. Abbiamo introdotto anche un sistema di misura durante l’intervento per ottenere, in seguito, un risultato ottimale post trapianto. Si tratta di un topografo che misura la regolarità dell’innesto del trapianto e l’astigmatismo durante l’intervento in modo da ridurre le possibilità di dover correggere i difetti a posteriori. Anche quando usiamo il laser in alternativa al trapianto, non solo misuriamo passo passo quello che stiamo ottenendo ma addirittura misuriamo l’acutezza visiva durante l’intervento per sapere se riusciamo a ridurre il difetto visivo pre-esistente. Ci si sposta, dunque, sempre di più, da tecniche artigianali a tecniche di precisione, dove ogni singola fase del processo è importante e viene analizzata in tempo reale, per garantire sempre più qualità.

Fonte: repubblica.it