Disabilità sensoriali

Vorrei sviluppare un videogioco per persone con disabilità visiva

«Io, studente cieco parziale adolescente – scrive Alessio Antonucci – ho deciso di creare un videogioco per chi non gode del dono della vista. Sarà simile a un celebre originale, ma totalmente accessibile tramite il lettore di schermo VoiceOver. Inoltre, non ci sarà grafica nelle battaglie e quindi tutti verranno posti nella stessa situazione. Ho però bisogno di supporto e per questo chiedo a tutti di completare un semplice sondaggio, in cui esprimere la propria opinione sul prezzo, sull’input e su varie altre cose. Ogni questionario sarà per me molto importante e in ogni caso apprezzato»

La reclusione sociale che provavano fino a un po’ di anni fa le persone con disabilità visiva è ormai quasi superata! Oggigiorno, infatti, i ciechi e gli ipovedenti possono muoversi con i mezzi pubblici in autonomia, praticare sport, suonare strumenti, lavorare e studiare quasi tutte le discipline.

Tutto questo è possibile grazie alla tecnologia, da internet agli smartphone; essa, infatti, rende facilmente praticabili anche le interazioni con il mondo esterno alla disabilità.

E tuttavia, restano ancora ostacoli da superare, tra cui il fatto che spesso i ragazzi con disabilità vengono trattati come una “cosa” quasi da tenere “sotto teca”, con i quali è impossibile parlare o fare amicizia, per una ragione scientificamente non spiegabile.

A pensarci bene, ciò che divide i ragazzi ipovedenti o ciechi dai coetanei è la condivisione di interessi comuni. Per esempio, sia chi vede, ma anche chi non vede, avrà senza dubbio sentito nominare almeno una volta videogiochi come Clash Royale, Pokémon Go o, ancora più recentemente, Fortnite, argomento spesso di conversazioni fra “normodotati” sfocianti in amicizie.

Questi popolari giochi, che superano senza difficoltà i 20 milioni di utenti, sono ovviamente inaccessibili per qualsiasi screen reader [lettore di schermo, N.d.R.]e gli zoom sono inefficaci e non funzionali. Se invece gli sviluppatori rendessero i giochi accessibili – ad esempio per i più comuni screen reader, come VoiceOver [lettore di schermo compatibile anche con i display Braille, N.d.R.] – non solo espanderebbero il loro mercato di milioni e milioni di potenziali utenti, ma aiuterebbero gli adolescenti ciechi ad includersi nella “mischia sociale” che oggi, per molti, diventa quasi una ragione di vita.

I ragazzi “comuni”, infatti, stringono spesso le amicizie proprio grazie a giochi come quelli citati, in cui è possibile combattere anche in due o divertirsi sfidandosi fra di loro. Se questo nuovo modo di selezione delle amicizie fosse esteso alle persone con disabilità visiva, anche queste ultime potrebbero indubbiamente beneficiarne, dando vita ad affetti probabilmente superficiali, ma comunque utili per la formazione dei ragazzi.

Se dunque le case madri dei giochi abbattessero questa vera e propria barriera sociale, sarebbe una cosa ottima; se però non si accorgessero o no volessero affatto accorgersi del problema, come potrebbero sviluppatori terzi venire in aiuto ai giovani disabili visivi?

Fonte: superando.it

(s.c./l.v.)