Disabilità sensoriali

Troppe differenze nel percorso di cura delle persone con degenerazione maculare legata all’età

La degenerazione maculare legata all’età (Dmle o Amd) è una delle principali malattie cronico-degenerative nei soggetti con più di 55 anni. L’incidenza aumenta con l’aumentare dell’età, la patologia si presenta soprattutto dopo i 75 anni e rappresenta la prima causa di cecità nei Paesi di maggior benessere e la terza in assoluto. Si prevede che, nel 2020, circa 196 milioni di persone ne saranno colpite, una cifra che probabilmente è destinata a crescere con l’invecchiamento demografico mondiale. Non sembra esserci una prevalenza di genere, anche se dopo i 75 anni prevale quello femminile, probabilmente per una maggiore sopravvivenza delle donne in questa fascia di età.

In questo scenario si è sviluppato il progetto “Value Blindness Care”, nato per affrontare il problema della cecità evitabile e trovare vie innovative per governare al meglio i servizi sanitari deputati alla gestione delle patologie che ne sono causa. I primi risultati del “pilota” di questo progetto sono stati presentati in occasione dell’incontro che si è svolto venerdì 7 luglio a Roma, promosso da VIHTALI, spin-off dell’Università Cattolica attivo nella ricerca applicata in campo di Value Based Health Care e Health Technology Assessment, e realizzato in collaborazione con Novartis.

In sintesi, i primi risultati del progetto evidenzino troppa eterogeneità territoriale di presa in carico dei malati di Dmle, possibile causa di diseguaglianze nelle terapie. Secondo Andrea Silenzi e Giovanna Elisa Calabrò, ricercatori di VIHTALI, «il modello assistenziale tradizionale basato su monadi assistenziali e sul riferimento disorganizzato al centro ultraspecialistico non può più rappresentare una soluzione sufficiente, così come emerge la necessità di sviluppare servizi a cavallo tra il mondo dell’assistenza sanitaria e della sfera di supporto psico-sociale per garantire la continuità di cura e scongiurare l’abbandono del percorso da parte del paziente».

A integrazione dei dati sulla governance dell’assistenza, i dati di costo diretto e indiretto della patologia (che causa in media ogni anno in Italia oltre 15.300 casi di ciechi civili dovuti a maculopatie) fanno registrare un peso complessivo a carico dell’Inps, tra pensioni e indennità, di ben 113 milioni di euro l’anno, come evidenziato da Francesco Saverio Mennini, del Ceis dell’Università di Roma Tor Vergata e coordinatore dell’Osservatorio italiano sui costi della cecità legale.

«Quando si parla di aspettativa di vita – ha detto nella sua lettura magistrale Sir Muir Gray, dell’Università di Oxford – ormai non ci si riferisce in automatico soltanto alla durata della vita bensì anche e soprattutto alla durata della salute. La degenerazione maculare legata all’età è una condizione invalidante per la popolazione anziana, i rischi associati sono molteplici e condizioni quali la depressione e il rischio di cadute, fratture e traumatismi aumentano esponenzialmente. La disponibilità di farmaci “salvavista” – aggiunge – deve andare di pari passo con una corretta governance dei servizi che inizi dall’identificazione precoce dei casi nella popolazione suscettibile e dall’emersione di percorsi facilitati di gestione e continuità terapeutica comprensibili per il paziente».

Fonte: healthdesk.it