Disabilità sensoriali

«Guardare» le sculture con le mani ai Musei Vaticani

Toccare con le mani sculture e opere d’arte, ritrarre volti con la creta, realizzare strumenti musicali. I protagonisti di questo “viaggio” inconsueto tra le sale dei Musei Vaticani sono Loreto, disabilità sensoriale e musei vaticaniArianna e altri bambini ipovedenti e non vedenti in cura presso il centro di riabilitazione visiva dell’ospedale Bambino Gesù di Roma. Per questi giovanissimi pazienti con disabilità visiva l’ospedale romano e i Musei Vaticani hanno avviato un progetto sperimentale che si snoda attraverso diverse tappe, dalle visite tattili ai laboratori didattici: oltre alla possibilità di conoscere e apprezzare alcuni capolavori attraverso gli altri sensi, i ragazzi esplorano, ascoltano, provano emozioni, sviluppano abilità anche attraverso il gioco. E, durante le visite, sono accompagnati da genitori, oculista, psicologo e dallo scultore non vedente Felice Tagliaferri.

Recuperare il residuo visivo

«Sono bambini nati con malattie che hanno compromesso la loro vista quali, per esempio, cataratta congenita, retinoblastoma, glaucoma congenito, retinopatia del prematuro – spiega Riccardo Maggi, responsabile del servizio di riabilitazione visiva del Bambino Gesù, che ha sede a Santa Marinella -. Nel corso degli anni sono sottoposti a molti interventi chirurgici; alla fine del ciclo di cura, se non è più possibile recuperare e migliorare la vista con ulteriori interventi, il paziente viene indirizzato a un percorso di riabilitazione per imparare a utilizzare il residuo visivo». Il team multidisciplinare, composto da diverse figure professionali – oculista, neuropsichiatra, psicologo, terapista della riabilitazione, ortottista – elabora per ciascun bambino, in base ai suoi bisogni, un programma riabilitativo “su misura” che gli consenta uno sviluppo armonico globale.

Riabilitazione non solo clinica

«L’ipovisione in età evolutiva è completamente diversa rispetto a quella che sopraggiunge durante l’età adulta – sottolinea Raggi -. Il bambino, infatti, è nella fase dello sviluppo e dell’apprendimento, deve imparare a conoscere il mondo circostante, a gestire le relazioni sociali. Per questo, è importante collegare l’aspetto clinico allo sviluppo cognitivo e alla realtà sociale, anche attraverso l’avvicinamento all’arte. Una persona che non ha mai visto bene ha paura di muoversi, di esplorare la realtà – sottolinea l’oculista -. E allora occorre dargli fiducia, fargli capire che imparare a usare al meglio il residuo visivo gli permette di essere autonomo nella vita di tutti i giorni, migliorare il rendimento scolastico e le relazioni col mondo esterno». L’integrazione nella società passa anche attraverso la fruizione della cultura. Da qui l’iniziativa promossa da Bambino Gesù e Musei Vaticani.

Autostima e autonomia

«Il progetto prevede attività complementari e di supporto al percorso clinico al di fuori del contesto in cui i piccoli pazienti vengono curati – spiega Simonetta Gentile, responsabile dell’unità operativa di psicologia clinica al Bambino Gesù -. L’obiettivo è accrescere lo sviluppo cognitivo, psicologico e le potenzialità del bambino che potrebbero non esprimersi pienamente a causa della sua condizione di ipovisione. Un ambiente inusuale, come il museo, diventa ricco di stimoli: il ragazzo può sperimentare se stesso, acquisire una maggiore sicurezza nelle proprie capacità, quindi migliorare l’autostima e l’autonomia personale, ma anche la capacità di adattarsi e integrarsi». Per valutare l’efficacia degli interventi vengono somministrati ai ragazzi e ai loro genitori test secondo standard internazionali: prima e dopo l’esperienza valutano comportamento, sviluppo adattivo, autostima, qualità di vita.

Le tappe del percorso

Il percorso all’interno dei Musei Vaticani si svolge in più tappe. Si comincia dalla visita tattile: i bambini “vedono” la scultura attraverso il tatto, guidati dalle mani esperte di Felice Tagliaferri, che dirige una scuola di arti plastiche a Bologna, aperta a tutti. «L’occhio non ha memoria, la mano sì – spiega lo scultore non vedente -. Il contatto è indispensabile per comunicare, come pure motivare i ragazzi con il gioco. La mia storia e quelle di tanti altri dimostra che nulla è impossibile se si ha una forte motivazione. Sono le barriere sensoriali a precludere la conoscenza».

Abbattere le barriere sensoriali

Nella maggior parte dei musei italiani è vietato toccare le opere d’arte, che quindi restano inaccessibili ai non vedenti. Dopo che gli fu impedito di visitare con le mani il “Cristo velato” di Sanmartino nella Cappella Sansevero a Napoli, Tagliaferri decise di creare una sua personale versione della scultura (il “Cristo rivelato”), fruibile per i non vedenti attraverso l’esplorazione tattile. Per chi vede poco o nulla è l’esperienza sensoriale tattile che permette di percepire le emozioni che un’opera d’arte trasmette.

Laboratori creativi

Dalla percezione tattile all’espressione della propria creatività, all’elaborazione dell’immagine mentale associata alle caratteristiche tattili dei materiali. Il tour nei Musei Vaticani si conclude in laboratorio, dove i ragazzi si cimentano in lavori con la creta e con strumenti musicali. Sotto la guida del maestro Tagliaferri, esplorano con le mani oggetti e volti familiari, come quelli dei genitori, imparando a modellare la creta e, allo stesso tempo, ad attivare reazioni sinestetiche e sviluppare il pensiero simbolico. I bambini, infine, creano strumenti musicali aiutati dal maestro Antonio Vignera. Flauti di Pan o a becco costruiti con semplici canne o con tubi di pvc; tamburi realizzati con normali setacci per il frumento, sostituendo la rete con finta pelle; strumenti a corda composti di semplici lire costruite utilizzando ciotole rotonde, due bracci e un giogo di tondini in legno e corde da pesca. Costruire un flauto, un tamburo, uno strumento a corde è un modo per coniugare manualità e sensorialità.

Fonte: Corriere.it