Disabilità sensoriali

Sentire bene, quando l’udito serve a prevenire il declino cognitivo

Più di 7 milioni di italiani hanno un disturbo uditivo. Le ipoacusie ma anche le altre importanti patologie di Sentire bene, quando l’udito serve a prevenire il declino cognitivoorecchio, naso e gola sono al centro del 103° Congresso Nazionale della Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale (Sio) in corso a Roma fino a sabato.

 

Sentire bene, quando l’udito serve a prevenire il declino cognitivo.

Il Congresso Nazionale della Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale fa il punto sulle patologie dell’orecchio.

Si vive più a lungo, ma si sente sempre meno. Oggi si contano 590 milioni di persone nel mondo e più di 7 milioni di italiani con un disturbo dell’udito. Si stima che entro il 2050 oltre un miliardo di individui nel mondo soffrirà di ipoacusia: una diminuzione della capacità uditiva che comporta una ridotta percezione dei suoni e difficoltà nel capire le parole, soprattutto se pronunciate a bassa voce o in presenza di un rumore nell’ambiente.

La perdita uditiva è più frequente nelle persone anziane a causa di un naturale invecchiamento del sistema uditivo. Infatti, più del 40% delle persone tra 60-69 anni presenta una forma significativa di ipoacusia e l’incidenza aumenta fino al 90% dopo gli 80 anni. Dunque, un problema che ha una sua rilevanza sociale. Le ipoacusie ma anche le altre importanti patologie di orecchio, naso e gola sono al centro del 103° Congresso Nazionale della Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale (Sio) in corso a Roma fino a sabato.

Le conseguenze dell’ipoacusia. Quando non si sente bene, non si capisce il messaggio verbale che viene inviato e questo provoca un inevitabile isolamento sociale che si porta dietro un conseguente decadimento cognitivo. “Senza un buon ascolto, non ci può essere comunicazione e quindi anche la vita affettiva ed emotiva perde intensità“, spiega Roberto Filipo, presidente della Sio. “Sopraggiungono prima anche altre patologie spesso legate ad una vita appartata e di solitudine: disturbi dell’umore, depressioni, con conseguente necessità di terapie che hanno un costo importante e probabilmente non sono più convenienti di un adeguato intervento protesico o implantologico“. Il problema diventa più grave perché i “nuovi anziani” sono spesso ancora inseriti nel mondo lavorativo e quindi il gap uditivo deve essere superato con ogni mezzo possibile.

Come riacquistare l’udito. Ci sono due possibili opzioni: “Quando c’è un residuo uditivo utilizzabile si ricorre alla classica protesi acustica ma quando si tratta di una sordità grave, c’è la possibilità che la protesi non funzioni bene specie in ambiente con rumore. In questi casi, serve una diagnosi ancora più accurata e poi si ricorre all’intervento chirurgico per l’impianto cocleare”, spiega Filipo.

Orecchio bionico. L’intervento per l’impianto cocleare è in realtà poco invasivo perché viene effettuato sull’osso ed è molto simile ad un comune intervento per le otiti gravi. “Si tratta di un’apparecchiatura elettronica impiantata chirurgicamente che consente di ripristinare la percezione dei suoni nei pazienti affetti da sordità grave o profonda. A differenza delle protesi convenzionali che svolgono una semplice funzione di amplificazione, l’impianto cocleare è in grado di stimolare direttamente le fibre del nervo acustico permettendo così al soggetto sordo di sentire“, spiega Filipo.

Pochi impianti cocleari. Dai dati degli altri paesi economicamente avanzati emerge un ritardo del nostro paese sulla diffusione degli impianti cocleari. In Italia se ne fanno poco più di 1000 in un anno, su 60 milioni di abitanti, mentre in Germania se ne impianta più del 50% per milione di abitante. “Una delle maggiori criticità da superare» continua Filipo “è la diffusione della conoscenza delle nuove metodiche diagnostiche e terapeutiche a ridotta invasività, per arrivare ad una piena autonomia e a padroneggiarne la possibilità di utilizzo. Bisogna quindi accelerare la ricerca e la diffusione dell’informazione affinché la collettività non continui a pagare il prezzo di questo ritardo, anche in funzione dell’incremento atteso per questo tipo di patologie“. L’impianto costa circa 20mila Euro ed è rimborsato dal Sistema sanitario regionale nei casi di sordità grave in cui la protesi non garantisce benefici.

A frenare la diffusione degli impianti, c’è anche l’effetto paura: “Purtroppo, alcuni pazienti hanno talvolta timore di un intervento chirurgico di impianto cocleare, tra l’altro scarsamente invasivo, che li aiuterebbe ad una migliore performance uditiva anche in condizioni difficili, in ambienti con rumore di fondo come ristoranti, stazioni e luoghi affollati“. Interventi che, invece, sono ampiamente accettati in altre fasce d’età anche perché davvero indispensabili: «Ormai c’è una forte sensibilizzazione degli specialisti neonatologi e dei pediatri nonché dell’opinione pubblica. Nel nostro Paese, oltre ad essere ampiamente accettati, sono sempre più efficaci, tanto che un bambino impiantato in età scolare riesce ad avere le stesse performance acustiche di un bambino normoacustico“, chiarisce il presidente della Sio.

Vertigini e reflusso gastroesofageo. Circa il 30 % delle persone ha avuto episodi di vertigini rotatorie nel corso della propria vita. Quando questi episodi tendono a ripetersi lo specialista ha un ruolo fondamentale: «Grazie ai miglioramenti della diagnosi, l’otorino riesce ad identificare le eventuali cause che possono essere vascolari, tossico-virali e traumatiche per poi intervenire con una terapia farmacologica e riabilitativa» spiega l’esperto. Le patologie di naso e bocca sono anche un importante strumento di diagnosi e prevenzione in ambito gastrico. A volte, infatti, l’otorino è il primo specialista ad accorgersi che c’è un reflusso gastroesofageo: «Spesso arrivano pazienti con disturbi faringo-laringei come disfonia, tosse, bruciore alla gola che in realtà sono solo manifestazioni e conseguenza di un problema gastrico» rivela Filipo.

Fonte: repubblica.it