Disabilità sensoriali

Università di Teramo, lezioni con l’interprete per gli studenti sordi

D’Amico e il dg Orfeo presentano un progetto unico in Italia: prevede l’insegnamento della lingua e cultura dei segni. E’ la prima università che si occupa stabilmente e in maniera organica dell’istruzione delle persone sorde. Dopo le innovazioni volte a favorire lo studio universitario dei ciechi, l’ateneo teramano ha presentato ieri un progetto per favorire l’integrazione degli studenti sordi

Dal prossimo anno accademico l’università di Teramo fornirà assistenza in aula per consentire ai sordi di seguire l’attività didattica. Inoltre il centro linguistico dell’ateneo, sempre dal prossimo anno accademico, avvierà un corso di lingua e cultura dei segni.

Il progetto è stato illustrato ieri dal rettore Luciano D’Amico, che con l’occasione ha anche presentato il nuovo direttore generale dell’università, Maria Orfeo, proveniente dall’ateneo di Firenze. «Da tempo abbiamo varato una politica basata sull’inclusione, con la rimozione di tutte le barriere che impediscono la partecipazione alla vita dell’ateneo, da quelle economiche alle logistiche e ora anche le barriere culturali in tema di disabilità», esordisce D’Amico. Il rettore ricorda anche che il sito è stato adattato anche per i non vedenti, che potranno ascoltarne i contenuti. Per i non udenti l’università attuerà il progetto che «paradossalmente, pensato per i non udenti finirà per portare effetti positivi per i normo-udenti. Il progetto è ambizioso: creare un centro europeo specializzato nell’assistenza ai non udenti e agli ipo udenti. Un progetto che abbiamo proposto anche alla Regione, speriamo di ottenere un sostegno finanziario».

Mauro Chilante, l’ideatore del progetto spiega che «la lingua dei segni non è un modo di comunicare occasionale, ma una vera e propria lingua che genera una cultura e un’etica delle persone sorde». Una lunga fatta di movimenti delle mani, del corpo e del volto che sono in grado di superare, ad esempio nei bambini, il rischio che perdano gran parte delle capacità cognitive con l’isolamento dal mondo circostante. Laura Santarelli, che gestisce scuole private di lingua dei segni ed è consulente della Rai, spiega il valore dell’iniziativa: «Grazie all’università forse lo Stato capirà che la lingua dei segni va riconosciuta come lingua vera e propria. E’ importante anche preparare formatori adeguati, ad esempio nelle scuole spesso non ci sono». L’esperta fa rilevare che in Italia le università di Roma 3 e quella di Venezia insegnano lingua e cultura dei segni, ma quella di Teramo è la prima «in cui si mette al centro l’attenzione alla studente e alla cultura sorda».

Il preside della facoltà di scienze della comunicazione, Luigi Burroni, sottolinea che il progetto prevede una formazione anche degli stessi docenti universitari «perchè non siano sordi alle esigenze dei sordi». E racconta come in precedenza abbia sbagliato metodo con uno studente sordo, ad esempio perchè nell’illustrare le slide, si girava verso lo schermo, impedendo di leggere sulle labbra quanto diceva.

Il progetto prevede l’attuazione di una serie di attività in maniera graduale, dalla docenza frontale per gli studenti sordi fino al collegamento e accompagnamento nel mondo del lavoro.

 

Fonte: ilcentro.gelocal.it

(c.p.)