Disabilità sensoriali

Due orecchie bioniche per mamma e figlio

“Ora non siamo più sordi”. Intervento simultaneo al Civile di Brescia, la 35enne recupera l’udito insieme al piccolo di 16 mesi: “Quando lo chiamo, adesso mi sorride”

“Orecchie bioniche” impiantate chirurgicamente a chi soffre di sordità per restituire la dimensione del suono. Questo sono in sintesi gli impianti cocleari di ultima generazione che il Civile – unità di Otorinolaringoiatria e servizio di Audiologia e Foniatria dell’Ospedale dei bambini – mette a disposizione dei propri pazienti. Tra chi è tornato alla vita, e ha da poco iniziato a sentire suoni, parole e rumori prima completamente sconosciuti, c’è anche Natalia Pedrazzoli, 35 anni, impiegata, una mamma tenace e coraggiosa che ha deciso di sottoporre allo stesso trattamento anche il figlio, Jacopo, 16 mesi, affetto da una sordità profonda e ora pronto a sentire e parlare come qualunque altro bimbo.

Per la prima volta nella storia del Civile, che si occupa di sordità da 40 anni – dal 2002 a oggi sono stati installati per via chirurgica 179 impianti, di cui cento a bambini – a una madre e al suo piccolo è stato restituito l’udito in sincrono. «Lei è stata operata il 16 maggio, lui il 20 – racconta la dottoressa Maria Grazia Barezzani, responsabile del servizio Audiologia e Foniatria infantile – A entrambi, però, gli impianti sono stati accesi il 24 giugno. Chi si sottopone a questo intervento esce dalla sala operatoria senza sentire. L’udito torna dopo, con l’attivazione dell’impianto, in genere a tre-quattro settimane dalla chirurgia per permettere ai tessuti di normalizzarsi. Una sincronia rara, questa, dal momento che le madri difficilmente accettano gli interventi sui figli: una forma di difesa e negazione del problema. Ora Natalia e Jacopo sono pronti per affrontare il faticoso percorso di riabilitazione insieme. Per noi un evento speciale».

«Mi sono decisa all’intervento per mia figlia Lucrezia che a differenza nostra sente perfettamente – confida Natalia, scandendo con tenacia ogni parola – Chiamava mamma e io non mi accorgevo. All’inizio avevo paura. Poi ho visto una amica che si è sottoposta all’impianto, ho visto quali progressi ha fatto e mi sono convinta». E ora? «Ogni giorno devo fare a casa esercizi logopedici, devo imparare a pronunciare bene certi suoni, come la esse, per me nuova. Ma finalmente sento le parole senza dover seguire il labiale. E Jacopo quando lo chiamo adesso si gira e mi sorride».

 

Fonte: ilgiorno.it

( r.b./c.p.)