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Neonati nella camera con i genitori per ridurre il rischio di morte in culla

I neonati dovrebbero dormire nella stessa camera dei genitori per almeno i primi sei mesi della loro vita per ridurre al minimo il rischio di decessi legati al sonno.neonato che dormeE anzi, ancor meglio se la condivisione della camera si prolunga fino all’anno di età. Lo raccomandano i pediatri americani con un rapporto pubblicato sull’American Academy of Pediatrics. Oltre all’anno è però sconsigliabile prolungare questa abitudine.

No al lettone

Resta valida e importante da seguire la raccomandazione che i neonati non devono condividere il letto con i genitori perché questo comportamento aumenta invece il rischio della sindrome di morte improvvisa del lattante (SIDS). Il rapporto sulle nuove linee guida afferma che i genitori che condividono la camera con il loro bambino vedono ridurre il rischio di Sids del 50%.

Dormire nella stessa stanza infatti permette di monitorare meglio il bambino mentre dorme , è meno stancante perché non ci si deve alzare, inoltre la vicinanza con la mamma favorisce l’allattamento al seno, altro sistema naturale che ha dimostrato, tra le altre cose, di avere effetto preventivo nei confronti della SIDS (riduce il rischio del 70%). Nonostante la le morti improvvise siano diminuite, negli Stati Uniti rimane una delle principali cause di mortalità infantile, arrivando ad uccidere fino a 3500 bambini ogni anno.

«La maggior parte delle morti improvvise legate al sonno di verificano quando i bambini dormono a pancia in giù, o con materassi e cuscini troppo morbidi, o quando condividono il letto con i genitori» ha spiegato il dottor Fern Hauck, ricercatore di pediatria dell’Università della Virginiache fa parte della task force che all’American Academy of Pediatrics si occupa di Sids.

Tragedie spesso in assenza dei genitori

Secondo uno studio pubblicato su Pediatrics che ha analizzato i dati sui decessi legati al sonno di quasi 12.000 neonati tra il 2004 e il 2014 circa una morte improvvisa su 5 si verifica fuori casa. Rispetto ai bambini che sono morti in casa, quelli che hanno perso la vita mentre erano all’asilo, con la baby sitter o dai nonni sono stati ritrovati più spesso a pancia in giù o sul passeggino o sul seggiolino dell’auto piuttosto che in una culla o in un lettino. «I genitori danno per scontato che quando qualcun altro si occupa dei propri figli conoscano anche le regole di sicurezza del sonno, ma questo non è assolutamente vero» ha detto Jeffrey Colvin, pediatra all’ospedale dei bambini a Kansas City.

Contatto pelle a pelle

Le nuove linee guida per prevenire la Sids incoraggiano anche il contatto pelle a pelle al più presto subito dopo la nascita. Se le madri hanno subito un parto cesareo o per motivi medici non possono immediatamente occuparsi del bambino saranno i padri o altri operatori sanitari a offrire il contatto ai neonati.

Che cosa è la Sids

La Sids, che colpisce i bambini tra un mese e un anno di età, è una sindrome-rebus fin dalla sua definizione: la sigla «Sids» infatti non corrisponde neppure a una precisa patologia. Si applica quando si possono escludere (previa autopsia e analisi accurate sul bambino e sulle circostanze della sua morte) tutte le altre cause note per spiegare il decesso del neonato, dalle malformazioni agli eventi dolosi.L’epidemiologia dice che l’incidenza della Sids a livello internazionale è per fortuna contenuta a uno per mille nati vivi. Ma quando colpisce, gli effetti sulle famiglie sono devastanti. E la Sids resta la principale causa di morte, dopo il primo mese di vita, nei bambini nati sani.

Fonte: corriere.it

  • Aggiornato il 26 Ottobre 2016