Discriminazioni delle persone LGBTQIA+

Discriminazioni basate sull’orientamento sessuale, romantico, sull’identità di genere e contro le persone intersessuali
discriminazioni omofobiche e transfobiche

In questa pagina parliamo degli atteggiamenti e dei comportamenti discriminatori contro le persone LGBTQIA+.

Queste azioni vanno dall’espressione di stereotipi e pregiudizi alle discriminazioni, ai crimini d’odio

Le discriminazioni verso le persone LGBT persistono nella società italiana.
Lo dimostra l’indagine ISTAT-UNAR del 2022 sulle discriminazioni lavorative verso le persone LGBTQIA+, riportando che un terzo delle persone intervistate ha subito aggressioni esplicite sul posto di lavoro: umiliazioni o insulti (44,6%), calunnie e derisione (43,5%), l’esclusione da riunioni e conversazioni (40,7%), minacce verbali o scritte (20,2%) e aggressioni fisiche (7,2%).

Tra le azioni e i comportamenti discriminatori, vi sono le microaggressioni.

Sono atteggiamenti e comportamenti quotidiani, intenzionali oppure no,  che affermano stereotipi e pregiudizi, esprimendo messaggi ostili, negativi, dispregiativi verso una persona in quanto ritenuta parte di un gruppo, in questo caso il gruppo LGBTQIA+. 

Il prefisso micro indica che si tratta di azioni brevi e di carattere subdolo, spesso difficili da riconoscere e dimostrare, tuttavia esse hanno effetti negativi sulla salute mentale delle persone che ne sono bersaglio e sono tra le cause del minority stress

Si distinguono in: 

  • microattacchi
    azioni consapevoli per insultare o discriminare come dire a una persona che i suoi problemi di adattamento sono causati dalla sua identità LGBT
  • microinsulti
    azioni che indicano voluta mancanza di tatto, scortesia per umiliare la persone, come porre domande su presunte promiscuità sessuali
  • microinvalidazioni
    azioni che sminuiscono la persona o negano la sua esperienza, come non riconoscere il lutto di una persona LGBT che ha perso il partner. 

I pronomi sono le parole che usiamo quando ci riferiamo a un’altra persona senza usare il suo nome. 
La lingua italiana, come altre lingue es. l’inglese, ha pronomi specifici per il genere maschile e femminile. 
Ma il modo con cui ci presentiamo alle altre persone e con cui esprimiamo il nostro genere non è detto che corrisponda alla nostra identità di genere
Per questo si sta diffondendo la prassi di presentarsi dicendo, insieme al nome,  quali sono i pronomi che desideriamo si usino per riferirsi a noi.
Se non sappiamo quale sia l’identità di genere di una persona, possiamo chiederle che pronomi utilizza/vuole che vengano usati. 

Il Misgendering è l’azione di riferirsi ad una persona con pronomi, o altri termini relativi al genere, errati. 

E’ una microaggressione, perché non viene rispettata e riconosciuta l’identità di genere della persona.

Il termine omofobia si utilizza per definire l’odio che alcune persone provano nei confronti delle persone omosessuali. Non indica una paura irrazionale ma tutti gli atteggiamenti, le parole e le azioni negative che hanno come oggetto l’omosessualità.

Un termine usato più raramente è omonegatività che, più in generale, tiene conto di quanto siano importanti i valori, le regole, i pensieri dominanti della società nel determinare il disprezzo e l’odio nei confronti delle persone LGBTQIA+.

La  transfobia si riferisce  ad atteggiamenti, credenze e azioni negative nei confronti delle persone transgender e di tutte le persone che esprimono una identità di genere non binaria o percepita fuori dalla norma. Le donne trans possono trovarsi ad essere bersaglio di una forma specifica di violenza di genere, motivata sia dal sessismo che dalla transfobia. 

La bifobia si esercita verso le  persone bisessuali, che sono oggetto di specifici stereotipi negativi, come l’essere promiscue oppure confuse rispetto alla loro sessualità o traditrici.

Per indicare l’odio che alcune persone provano nei confronti delle persone lesbiche si parla di lesbofobia.
Si distingue dall’omofobia perché ha un movente diverso:  viene esercitata, come l’omofobia, contro l’orientamento sessuale, l’identità e l’espressione di genere della persona, ma ha anche una componente di sessismo e misoginia, in quanto la persona lesbica viene percepita come donna non disponibile sessualmente dall’uomo.
Per questo la lesbofobia è una forma specifica di violenza di genere.

L'interfobia, o intersexfobia, è la paura e l'avversione irrazionale nei confronti delle persone intersessuali.
Specifico di questa forma di discriminazione e/o violenza può essere l’intervento chirurgico di “normalizzazione” dei genitali alla nascita, la negligenza o l’abbandono della persona neonata, il disgusto per il corpo considerato “non conforme”.

Questi termini vengono utilizzati generalmente sia per indicare atteggiamenti di svalutazione e avversione che le azioni di ostilità che ne conseguono.

Si manifestano in forme diverse e a volte simultanee:  

  • atteggiamento che considera anormali o malate le persone LGBTQA+ e l'eterosessualità come l'unica espressione naturale della sessualità
  • linguaggio che utilizza espressioni di derisione o ingiuria
  • violenza che comprende aggressioni verbali e violenza fisica
  • passività e omissione che consiste nel non dire o fare niente di fronte a un comportamento omo bi lesbo transfobico
  • interiorizzata, che viene espressa dalle stesse persone LGBTQA+ come risultato dell'educazione ricevuta
  • istituzionalizzata pratica istituzionale eretta a sistema in cui le persone LGBTQA+ sono sfavorite.

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Per approfondire temi come i diritti e la cittadinanza LGBTQIA+, il coming out, l’omofobia e la transfobia puoi scaricare l'opuscolo informativo Piccola guida - Conoscere per orientarsi - realizzata in collaborazione con il Servizio LGBT della Città di Torino.

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Data aggiornamento: 
30 Ottobre 2023
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