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Divisione Servizi Sociali


"Casa dell'affido"



Comune di Torino > Sanità e Servizi Sociali > L'affidamento familiare > Gli "attori" dell'affidamento familiare 29 maggio 2020  


Chi sono gli "attori" dell'affidamento familiare



Locandina "famiglia" della Campagna affidamento

I bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze
Possono essere italiani o stranieri, neonati, bambini di due o tre anni, frequentare la scuola materna, elementare o la scuola media, essere già più grandi ed avere fino a diciassette anni compiuti. Possono anche avere problemi di salute o di disabilità più o meno gravi.
L'affidamento familiare si rivolge quindi a tutti i minori che ne hanno bisogno. Si può essere più piccolini, si può essere già "grandi", ma avere comunque bisogno di relazioni affettive stabili che solo in famiglia possono essere garantite. Si può fare ancora molto per i pre-adolescenti! Avere una famiglia su cui poter contare è importante per tutti i bambini, a maggior ragione quando ci sono delle difficoltà personali e familiari da affrontare.

Le famiglie d'origine
Sono famiglie, conosciute e seguite dai Servizi sociali e sanitari della Città, con bisogni e difficoltà di tipo diverso, che non riescono da sole ad occuparsi dei propri figli in modo adeguato e ad offrire loro tutto ciò di cui hanno bisogno per crescere.
Il ricevere aiuto da un'altra famiglia nel crescere i propri figli può favorire un loro maggior investimento di energie e un ulteriore stimolo per cercare di affrontare e, per quanto possibile, di risolvere i problemi concreti che sono alla base delle loro difficoltà, migliorando quindi le proprie condizioni di vita.

Le famiglie affidatarie
L'affidamento è una scelta impegnativa ma umanamente arricchente. Possono offrire la propria disponibilità: famiglie, coppie, singoli e non sono previsti dalla legge limiti di età. Requisiti essenziali sono:


I Servizi sociali e sanitari nel Comune di Torino
I Servizi sociali e sanitari promuovono iniziative di ricerca e sensibilizzazione dei cittadini per diffondere la cultura dell'affidamento come espressione di solidarietà tra famiglie nel proprio territorio.
Inoltre svolgono attività di informazione/formazione e sostegno alle famiglie, coppie o singoli che si rendono disponibili all'affidamento.
Quando l'affidamento familiare risulta essere l'intervento più appropriato nell'interesse e per la tutela del minore, i Servizi sociali, cui è attribuita la responsabilità del programma di assistenza, nonché la vigilanza durante l'affidamento (legge 184/83 così come modificata dalla legge 149/2001 art. 4 comma 3), in collaborazione con quelli sanitari, preparano il progetto.
Il progetto di affido redatto in modo partecipato, ove possibile, con la famiglia di origine e il minore, deve contenere:

Il progetto deve essere flessibile per poter essere modificato, quando necessario, nel corso dell'esperienza in relazione all'effettivo evolversi della situazione. Gli operatori dei Servizi sociali, insieme a quelli dei Servizi sanitari, preparano la famiglia d'origine all'affidamento: è compito loro inoltre agire per affrontare, per quanto possibile, le cause che hanno provocato l'allontanamento del minore. Sono gli operatori che sostengono, come vedremo più avanti, la famiglia affidataria, specialmente per quanto riguarda la relazione con il bambino e i rapporti con i suoi genitori. La famiglia affidataria collabora con i Servizi sociali sulla base di un dialogo costruttivo.

La Magistratura minorile
Il Servizio sociale territoriale, cui è attribuita la responsabilità del progetto e la vigilanza, deve riferire al Giudice Tutelare (se l'affidamento è consensuale) alla Procura presso il Tribunale per i Minorenni o al Tribunale per i Minorenni stesso (se l'affidamento è giudiziale) ogni evento di particolare rilevanza ed è tenuto a presentare una relazione semestrale sull'andamento del progetto di affido, sull'evoluzione delle condizioni della famiglia d'origine e sull'eventuale necessità di proseguire l'affidamento.





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