Città di Torino

Trecento anni di vita del Palazzo Civico di Torino 1663 - 1963

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Architettura del palazzo

Moda, stile, e costumi degli Eccellentissimi Signori Sindici e Decurioni

Cominciamo dal Vicario che, sappiamo, indossava un manto di velluto nero all'esterno e rosso all'interno, delle amplissime brache, una corta gonnella di seta nera, un collare lungo, la spada ed infine un cappello adorno di fiocchi d'oro! I primi sicuri accenni alle divise dei Sindaci risalgono al set. XVII e precisamente ad un "Memoriale" datato 15 marzo 1667 col quale Carlo Emanuele II accordava loro la facoltà di portare sulla toga una mozzetta di velluto celeste, bordata di pelle d'ermellino a chiazze nere.

Il 3 giugno 1675 poi, la Duchessa Reggente, Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, seconda Madama Reale, espresse il desiderio che la loro veste assumesse una foggia "talare", ed il Craveri ottant'anni dopo ce la descrisse: "Gran toga di velluto cremisi foderata di seta rossa, con sopra la spalla destra, stola di velluto celeste, fregiata di ermellino, con bragoni e sottana, collare e spada".

L'importante privilegio di vestire la toga trovò riconferma nel "Memoriale" di Vittorio Amedeo II del 24 settembre 1692. Nel 1724 la Congregazione prescrisse il nero come colore per gli abiti dei Sindaci e Decurioni, in tutte le solennità in cui si portava la mazza della Città. In occasione di festeggiamenti, invece, era concesso l'uso di una sottoveste di colore sulla cui ricchezza si aveva la più ampia libertà di scelta.

E passiamo, ora, più specificamente ai Decurioni. Costoro (è di nuovo il Craveri che parla), "nelle funzioni solenni vestivano nell'inverno bragoni e sottana, e mantello corto di velluto negro, collari lunghi e spada; nell'estate abiti di seta nera alla foggia di quello d'inverno". La facoltà di cinger la spada, concessa ai Decurioni con R. Biglietto del 2 settembre 1724, era però circoscritta ai membri della prima classe.

Caduta la Monarchia, in seguito all'abdicazione ed alla partenza per l'esilio sardo, di Carlo Emanuele IV, vennero sollecitamente aboliti tutti gli istituti preesistenti, gli usi, i cerimoniali ecc. In armonia, quindi, coi tempi nuovi, il Comitato d'Amministrazione dei Pubblici pensò bene di prescrivere col decreto del 26 frimaio anno VI (16 dicembre 1798) "per sua sicurezza (!!) e per suo decoro" alla Municipalità torinese ed ai suoi membri una speciale uniforme "che li distingua e li garantisca (sic) da ogni incontro"!!! Ecco l'uniforme: "abito blu a bottoni dorati con motto, gilè rosso, pantaloni bleu, sciabola con cintura rosso e oro, cappello e pennacchio bianco ed azzurro".

Dati i tempi, e date le preoccupazioni del Comitato altro non restava che augurare, in compagnia dei "Cittadini" Ceppi e Cavalli, firmatari del documento "salute e fratellanza", secondo la sacramentale formula divenuta ormai di prammatica!

Colla Restaurazione Sabauda, si riesumarono, salvo lievi varianti, le divise che già conosciamo.

E ora ritorniamo anche noi nell'Ancien Régime. Grazie al sempre compiacentissimo Craveri abbiamo modo di ammirare noi pure il pittoresco spettacolo che nelle pubbliche solennità accarezzava gli sguardi dei nostri antenati. "In funzione precedeva il primo usciere, col trombetta, vestiti con abito e mantello corto turchino, paramani e bavero di seta gialla, livrea della Città, uno portante la massa d'argento e l'altro la tromba con stendardo di broccato coll'acme del Toro; seguiti da altri uscieri guardie del Vicario, in abito uniforme alla livrea".

Nel "Memoriale pel Sindaco dell'anno 1786", si trovano elencati i giorni in cui il Corpo Decurionale di Torino "interveniva" ufficialmente, "in forma maggiore od in forma minore", a seconda delle norme del cerimoniale.

Il 1° gennaio, presentava al Sovrano lo stato della popolazione della Città, suoi borghi e territorio. Per i primi tre giorni dell'anno, si protraevano, poi, le visite augurali ai Principi, ai Ministri, Capi di Toga e Finanza. Le feste religiose, spesso unite a ricorrenze patriottiche, si susseguivano in folto numero nel corso dell'anno, ed era, quindi frequente che, alle funzioni nelle chiese, seguissero imponenti processioni, o parate militaci, come, ad esempio, avveniva nella Piazza delle Erbe, al giovedì dell'ottava del Corpus Domini.

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