Città di Torino

Trecento anni di vita del Palazzo Civico di Torino 1663 - 1963

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Architettura del palazzo

Innovazioni architettoniche e innovazioni Giacobine

L'iconografia relativa al Palazzo da noi qui raccolta, (e in special modo le incisioni e le litografie), ci esime dal dilungarci intorno ai lavori di ampliamento eseguiti dai vari architetti, nella seconda metà del set. XVIII, a cominciare da Benedetto Alfieri. Questi infatti nel 1758, aggiunse quattro nuove arcate alle cinque preesistenti, dilatando il fabbricato in direzione, sia della Contrada di Doragrossa, che di quella del Senato, sino a creare un rettangolo quasi perfetto.

Del Conte Francesco Valeriano Dellala di Beinasco, si conservano, invece, nell'archivio municipale, sotto la data 8 - III - 1773, progetti di riattamento di alcuni uffici interni : il Vicariato, la Tesoreria, l'Insinuazione, le scuole, sistemate, dice il Claretta, nell'ala corrispondente alla vecchia casa del Comune. Luigi Michele Barberis, infine, e Filippo Castelli, rispettivamente nel 1785, e nell'87, procedettero a opere d'allargamento dell'ala nord, in direzione di mezzanotte.

Undici anni dopo, la pressione francese dava gli ultimi colpi all'esautorato potere di Carlo Emanuele IV, che la sera del 9 dicembre 1798 lasciava, con un lugubre corteo di carrozze la città degli Avi. Ebbene, già al mattino seguente (in ossequio al nuovo Calendario repubblicano la data corrispondeva al "20 Frimario Anno VII"), il nostro Palazzo inaugurava il nuovo regime, accogliendo il "Governo Provvisorio" creato ed insediato dal Comandante delle truppe francesi, Generale Joubert, e composto di quindici "cittadini": Favrat, Botton, San Martino della Motta, Fasella, Bertolotti, Bossi, Colla, Fava, Bono, Galli, Brayda, Cavalli, Baudisson, Rocci, Sartoris. E se si qualificava "provvisorio" il governo, ahimè, ancor più provvisoria se ne considerava la sede! Difatti, il verbale di quella riunione d'apertura dichiarava, senza tanti complimenti, che la seduta si era svolta "in una sala dell'in addietro palazzo di città finche si fosse preparato un luogo più convenevole". Questo significava parlar chiaro!

Tre giorni appresso, si fece qualche lavoro d'adattamento per crear... l'atmosfera. Si piantò, nella Piazza, un Albero della Libertà, salutato da stendardi tricolori, (rosso, turchino e arancione), ondeggianti sul mozzicone della Torre civica, iniziata dal Castelli, e, sul tetto dell'"in addietro Palazzo ecc.", dalla cui fronte, nottetempo, erano stati strappati e lo stemma del Boucheron, e la scritta commemorativa sottostante.

CAROLO EMANUELI ET FRANCISCAE A FRANCIA
AUGUSTISSIMIS REGIBUS AUGUSTA TAURINORUM
QUAS OPTATI CONIUGII SPE FUNDARAT AEDES
FAUSTISSIMI CELEBRATI GRATULATIONE DEDICAVIT

ANNO DT. DC. LXIII Ciononostante l'"in addietro" ecc. continuò regolarmente ad ospitare "la Municipalità", istituita in surrogazione del soppresso Corpo Decurionale, divenendo sic et simpliciter, alla moda d'oltralpe "la Mairie", durante l'Età Napoleonica.

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