Città di Torino

Trecento anni di vita del Palazzo Civico di Torino 1663 - 1963

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Architettura del palazzo

Gli antichi uffici del Comune e la loro ubicazione

Per rintracciare poi l'ubicazione esatta di altri uffici, qui nel cortile, ci gioveremo, ancora una volta, dell'indispensabile itinerario del Craveri, integrandone tuttavia la lettura con un raro inventario, scoperto e pubblicato dal Comm. Pastore, che ci consentirà di formarci un'idea abbastanza completa della destinazione dei rimanenti locali dell'edificio. "Vi sono da un lato li Tribunali della Giudícatura Civili e Criminali per le cause minori e sopra di esse l'Ufficio del Consolato, riguardante le cause del Commercio, eretto nel 1678. Dall'altro, vi è L'ufficio del Vicariato".

Ma a questo punto è doverosa una breve sosta nel corso della quale, rimandando ad un apposito capitolo la trattazione particolareggiata delle magistrature civiche del tempo che fu, ci converrà attingere ad un altro vecchio libro molto noto, anch'esso, e cioè alla "Descrizione di Torino" di Davide Bertolotti. "Il Vicario soprintendente generale di politica e polizia è nominato ogni biennio dal Re, sulla rosa o proposta di tre Decurioni di prima classe, formata dal Consiglio generale della Città. Compongono inoltre l'ufficio (sic) del Vicariato, un Luogotenente vicario, tre Assessori, un Segretaria capo, quattro Commissari ed un proporzionato numero di altri impiegati". "Nell'esercizio della giurisdizione civile il vicario conosce delle controversie che possono insorgere relativamente ai commestibili che sogliono vendersi al minuto, per le legne e carbone, pe' contratti di mattoni ed altri materiali destinati alla costruzione delle fabbriche, e intorno ai congedi e salari dei servitori, serve e nutrici, e alla mercede de' giornalieri. Nell'esercizio della giurisdizione criminale conosce dei delitti di truffe e furti semplici, contro gli oziosi, vagabondi e mendicanti validi e per le contravvenzioni ai bandi campestri ed alte disposizioni dei vari manifesti del suo ufficio, interessanti la polizia municipale".

"Tali attribuzioni", specifica poi il citato volume, "hanno per oggetto di promuovere l'osservanza degli ordini concernenti la religione, il buon costume, la salubrità, l'abbondanza e îl discreto prezzo dei viveri, la tranquillità e sicurezza dei cittadini, la sicurezza e nettezza delle piazze e vie pubbliche, la solidità e l'abbellimento nelle costruzioni delle fabbriche, l'ispezione delle persone e dei locali, dei pubblici negozi ed esercizi". Quanto alla parte amministrativa, concludeva infine, "erano affidate all'ufficio di cui discorriamo, per l'intero circondario di Torino, tutte le giurisdizioni e facoltà attribuite agli intendenti delle provincia, tranne qualunque ingerenza nell'amministrazione della Città".

Con un sì gravoso cumulo di mansioni non vi è pertanto molto da stupirsi se la figura del Vicario si vide circondata in ogni tempo presso i nostri vecchi da una sinistra reputazione, che più volte sfiorò la leggenda, specie poi, quando verso la fine del secolo scorso, si aggiunse una copiosa e truculenta "letteratura popolare", che trovò il più tipico esponente nel troppo dimenticato romanziere Luigi Pietracqua.

E passiamo all'inventario, scoperto da Gino Pastore e risalente al 1696. Il documento al piano terreno registra anzitutto gli uffici della "Giudicatura" costituita dalla Sala delle Udienze e della Segreteria del Giudice, un locale ad uso di carcere, e due più piccoli, tenuti a disposizione dell'Economo, che servivano come magazzino.

Agli ammezzati invece si trovavano gli uffici del Vicario con la Sala delle Udienze, più quelli del Magistrato del Consolato compresa la sua segreteria. Al primo piano, si vedono elencati : un salone per l'usciere e gli staffieri, due sale di riunione del Consiglio, una per l'inverno e l'altra per l'estate, l'ufficio del Decurione Segretario, due stanze per l'Archivio e due per la Tesoreria.

Al secondo piano infine le stanze dell'Usciere, l'Armeria della Città e le stanze dell'Economo.

Non occorre molta fantasia per indovinare a qual ritmo funzionasse l'ingranaggio del piccolo microcosmo burocratico! Un ritmo, magari, un po' sonno lento, scandito dai rintocchi della campana maggiore della Torre Civica, che accompagnava l'inesorabile moto delle sfere sul quadrante dell'orologio trecentesco che gli studi del celebre Benedetti, matematico di fiducia di Carlo Emanuele I, avevan condotto ad un grado di alta perfezione.

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