Città di Torino

Trecento anni di vita del Palazzo Civico di Torino 1663 - 1963

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Architettura del palazzo

Lo Spirito Santo e i numeri del Lotto

La loggia che s'apre all'altezza del piano nobile delineando un avancorpo corrispondente all'interno del palazzo alle dimensioni della spaziosa Sala dei Marmi, calamitava sovente, ai tempi dell'Ancien Règime, l'attenzione della folla brulicante in piazza. Né al giorno d'oggi essa si comporterebbe in maniera poi tanto diversa, poiché, venivano letti i "pubblici bandi", e si proclamavano, con solennità, i risultati delle estrazioni dei numeri del lotto, denominato : "gioco del Seminario".

La cerimonia che si svolgeva, come accennammo, nella "Sala Grande" detta pure "dei Fasti" in virtù degli scomparsi affreschi assegnati da Gustavo Paro letti al fiammingo Miel, sembrava arieggiare nelle forme esteriori, stando alle descrizioni del Conte Giuseppe Solaro della Margherita, certi rituali esoterico iniziatici, che tanta diffusione avrebbero incontrato nel secolo dei Cagliostro, dei Mesmer, dei Lavater e del pinerolese Dott. Giraud.

Dalla pagina che seguirà balzerà evidente l'ostilità del Solaro verso codesto gioco, introdotto tra noi dalla finitima repubblica ligure e denominato perciò "'l gieugh 'd Genòva",. Ostilità, peraltro, condivisa dagli stessi principi sabaudi che l'avevano ammesso, nei loro stati, solo saltuariamente, e a malincuore. "Procedeva - spiega Alberto Viriglio - giusta il sistema del Seminario, su nomi, cioè, non su numeri: guasti, pur segnandosi, andavano subordinati al l'esposizione dei primi". A Torino le estrazioni avvenivano ad opera d'un fanciullo su novanta nomi "fissi e stabili" di trenta dame e sessanta cavalieri. Ma lasciamo parlare il Conte Giuseppe.

"Ogni cosa vi è fatta religiosamente. Lo Spirito Santo è invocato con una messa solenne e il sacerdote che l'ha celebrata benedice poi il bambino in rocchetto e con la stola". Si sollevava quindi di peso il pargolo biancovestito che non doveva mai toccare i sette anni e lo si poneva ritto su una tavola, con la mano destra rimboccata e legata da un serico "bindello" verde. All'operazione tutt'intorno assistevano un magistrato di alto grado, un grande della Corte, scabini, segretari, uscieri, tutti in abiti da parata.

Il numero estratto dalla bussola veniva letto ad alta voce e registrato accuratamente. Seguivano finalmente alcuni argentini squilli di tromba, mentre, giù in Piazza delle Erbe, ovunque regnava l'attesa di conoscere gli imprevedibili decreti della Dea Fortuna, che puntualmente dopo ogni estrazione, il banditore proclamava.

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