Torino riprogetta la fase 2 della cultura e dello spettacolo

Per la prima volta, in duemila anni, artisti, attori, musicisti e, più in generale, tutto il mondo della cultura, vengono privati di uno dei suoi motori, il pubblico. Propulsore non solo sul piano economico ma sul piano dell’emotività, del contatto umano e dell’entusiasmo. Lo hanno sottolineato questa mattina i componenti del Comitato Emergenza Cultura, costituito recentemente per ricercare soluzioni per i vari ambiti culturali, nel corso della riunione congiunta delle commissioni Cultura, Turismo e Smart City, riunite sotto la presidenza di Massimo Giovara.
Un’occasione per ribadire come le iniziative proposte on line in questi giorni, siano legate al periodo emergenziale e non possano rappresentare il futuro che, invece, dovrà ancora poter contare sul contatto con gli spettatori.
Il Comitato ha dato la propria disponibilità a collaborare con la Città e con l’assessorato alla Cultura in particolare, per trovare soluzioni utili alla ripartenza di un settore che sta vivendo una situazione disastrosa.
Pur ritenendo la Città il tramite per promuovere e sollecitare iniziative a livello nazionale e regionale, in un documento individua alcune azioni che il Comune potrebbe mettere in atto, come l’istituzione di un fondo economico per la cultura, in collaborazione con le fondazioni bancarie, la liquidazione dei contributi 2020, la disponibilità di locali comunali, in comodato gratuito e la messa a disposizione di fondi europei.
E su come far ripartire l’intero settore culturale, si sono interrogate le commissioni oggi riunite che hanno discusso una mozione presentata dal consigliere Enzo Lavolta, finalizzata ad individuare indirizzi per il rilancio del settore, in tempo utile. Il documento prospetta l’ipotesi di individuare spazi aperti al pubblico all’aperto da organizzare ed attrezzare per spettacoli, secondo i principi necessari a garantire il distanziamento fra le persone. I relativi costi, secondo la mozione, dovrebbero essere a carico della Città perché sia garantita la ripartenza anche di quegli ambiti culturali meno solidi economicamente.

Federico D’Agostino