Garante delle persone private della libertà personale, Monica Cristina Gallo

A partire dal 2003 alcuni Comuni italiani hanno avviato la sperimentazione di una nuova ­figura di tutela e garanzia dei diritti delle persone private della libertà, ispirandosi all’esperienza della prevenzione della tortura e delle pene o dei trattamenti inumani o degradanti attivato dal Comitato del Consiglio d’Europa. Torino fu tra le prime Città di Italia ad istituire il Garante Cittadino delle persone private della libertà personale. Questa figura di garanzia costituisce una ricchezza per la Città e testimonia l’attenzione verso il mondo della privazione della libertà e la consapevolezza delle proprie responsabilità istituzionali in materia di prevenzione di trattamenti inumani o degradanti, di assistenza sanitaria e reinserimento sociale delle persone private della libertà personale. La legislazione nazionale riconosce il contributo dei garanti territoriali delle persone private della libertà nell’attuazione degli articoli 2, 3, 13, 27 e 32 della Costituzione e con la legge n. 14 del 27 febbraio 2009 ha riconosciuto ai Garanti la facoltà di visita degli istituti penitenziari senza autorizzazione, successivamente esteso alle camere di sicurezza delle forze di polizia e ai Centri di permanenza per il rimpatrio degli stranieri (art. 19, comma 3, decreto-legge 17 febbraio 2017, n. 13, come modificato dalla legge di conversione 13 aprile 2017, n. 46). Il Garante cittadino dei diritti delle persone private della libertà personale è un soggetto istituzionale che svolge in totale autonomia attività di diversa natura, finalizzate a promuovere la reale garanzia dei diritti fondamentali delle persone private della libertà attraverso interventi e strumenti di mediazione volti ad allentare le tensioni all’interno dei luoghi dove le persone sono private della loro libertà. Dedica particolare attenzione al tema del lavoro, che riveste una posizione centrale nell’ordinamento penitenziario, quale elemento fondamentale del trattamento in una prospettiva di reinserimento sociale della persona detenuta.

L’iniziativa è nata dalla proposta di 18 consiglieri comunali, primo firmatario Bruno Ferragatta.

Consultabile il Regolamento Istitutivo approvato dal Consiglio Comunale.

Il 17 luglio 2015 è stata nominata dal Sindaco la nuova Garante dei diritti delle persone private della libertà di Torino, Monica Cristina Gallo per un quinquennio.
Una breve presentazione dell’attività della Garante (PDF).

A Monica Cristina Gallo  ad agosto 2020 è stato rinnovato l’incarico per i prossimi 5 anni.

La decisione è stata presa dalla Sindaca Chiara Appendino, in accordo con il Presidente del Consiglio comunale e con la Conferenza dei Capigruppo, alla luce del prezioso e quotidiano lavoro svolto dalla Garante a favore delle persone private della libertà nonostante le numerose difficoltà causate dalle attuali situazioni.

Perché una Garante dei diritti delle persone private della libertà? Perché anche dietro le sbarre ci sono diritti ed occorre aiutare le persone private della libertà ad usufruirne, aiutando anche la comunità carceraria nel suo insieme, ad attuare l’articolo 27 della Costituzione. Ricordiamolo qui: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Parole chiare che distinguono la pena dal “trattamento”, cioè il modo concreto in cui viene scontata la pena e gli effetti che questo modo produce sulla persona ai fini della sua riabilitazione.

Torino è stata tra le prime Città di Italia, nel 2005, ad istituire il Garante Cittadino delle persone private della libertà personale. Questa figura istituzionale opera in totale autonomia e costituisce una ricchezza per la Città. Per essa e con essa infatti testimonia l’attenzione verso il mondo della privazione della libertà e la consapevolezza delle responsabilità istituzionali in materia di prevenzione di trattamenti inumani o degradanti, di assistenza sanitaria e recupero sociale.

Così la Garante dei diritti delle persone private della libertà del Comune di Torino, Monica Cristina Gallo:” Nell’ascolto profondo del detenuto che racconta la sua rabbia, la sua sofferenza e la sua paura, viene offerto uno spazio per la parola e per il silenzio. Questo dialogo rientra tra quei percorsi in grado di responsabilizzare maggiormente i detenuti, e contrastare l’infantilizzazione che spesso inizia con la carcerazione. La detenzione non deve essere un periodo di isolamento sociale, ma un tempo per lavorare verso la reintegrazione e la riaccoglienza, con azioni concrete per far fronte alle necessità della popolazione detenuta, anche attraverso percorsi di mediazione sociale”.

A partire dal dialogo con i detenuti e il personale del carcere Cosa fa dunque il Garante?

Promuove l’esercizio dei diritti, le opportunità di partecipazione alla vita civile, la fruizione dei servizi rivolti alle persone private della libertà personale oppure limitate nella libertà di movimento, residenti o dimoranti nel territorio del Comune anche attraverso protocolli di intesa e iniziative congiunte o coordinate con altri soggetti pubblici.

Sensibilizza l’opinione pubblica sul tema dei diritti umani delle persone private della libertà personale e dell’umanizzazione della pena detentiva.

Supporta il volontariato, la cooperazione, istituti, fondazioni, cittadini, nell’impegno per l’umanizzazione della pena e la programmazione di attività, eventi culturali, artistici e creativi che favoriscano la partecipazione più ampia ai temi della giustizia.

Il lavoro del Garante interessa sia le tre strutture del territorio torinese: Casa circondariale “Lorusso e Cutugno”, Istituto penale per minori “Ferrante Aporti”, “Centro Permanenza per il Rimpatrio” sia coloro che scontano pene all’esterno del carcere.

Si tratta di un lavoro realizzato in sinergia non solo con l’amministrazione penitenziaria e l’amministrazione pubblica ma soprattutto con la cittadinanza per andare oltre la dimensione dell’esclusione e della paura e visioni afflittive o vendicative della pena.

Il Regolamento Istitutivo è stato approvato con deliberazione del Consiglio Comunale in data 7 giugno 2004 (mecc. 2003 08902/002) e successivamente modificato nel 2006 e nel 2012.