Le donne delinquono meno: rappresentano solo meno del 10% della popolazione detenuta presente nel carcere di Torino, in leggera flessione rispetto al 2017 (11%); la percentuale più alta rispetto al panorama detentivo nazionale, dove si aggira intorno al 4%, è legato al fatto che solo un altro istituto nell’area piemontese ospita le donne (la C.C. di Vercelli).

Malgrado gli sforzi della Direzione, le donne detenute vivono una realtà che non riflette i loro reali bisogni a causa di una maggiore fragilità e di una più sentita intolleranza al regime carcerario, in quanto presentano esigenze e specificità proprie del genere femminile che partono dalla la necessità di curare il proprio corpo ed aspetto ed arrivano all’espressione della propria sofferenza per la lontananza dai figli e dagli affetti familiari, bisogni relazionali spesso esclusivi.

Sono infatti in aumento i problemi legati alla sfera emotiva e psicologica riscontrati in un gran numero delle donne presenti. La complessità della sfera affettiva pone le donne detenute in una condizione di sofferenza in particolare.

La variazione del numero delle detenute ha seguito sostanzialmente di pari passo quello dei detenuti maschi, toccando il picco nel 2010, flettendosi nel 2006 e 2014 (in concomitanza, rispettivamente, con l’ultimo indulto e con i provvedimenti adottati dall’Italia in seguito alla nota sentenza “Torreggiani” della Corte di Strasburgo), per tornare ad aumentare in modo progressivo negli ultimi anni. Al termine dello scorso anno le donne straniere presenti in Istituto rappresentano il 51% della presenza femminile, in prevalenza provenienti dalla Nigeria e dalla Romania.

La maggioranza delle donne detenute, sia italiane che straniere, sono condannate per reati contro il patrimonio, contro la persona e in materia di stupefacenti. La tipologia dei reati commessi dalle donne è espressione di percorsi di marginalità che spesso segnano le loro vite, riportandole in carcere per brevi e ripetuti periodi. Durante i colloqui abbiamo potuto constatare che quasi tutte le donne avevano un’occupazione prima del loro ingresso in carcere, anche se spesso non regolare ed illecita.

Nel 2018 si è conclusa la prima annualità del progetto “LEI – Lavoro. Emancipazione. Inclusione” (Allegato n 14) realizzato grazie al contributo finanziario di Compagnia di San Paolo, la partecipazione dell’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo nell’ambito del Progetto Logos, il co-finanziamento di Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino, Associazione Arione onlus, Cooperativa sociale Extraliberi, Cooperativa Sociale Patchanka, Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri e infine il contributo in kind di Intesa Sanpaolo S.p.A. in qualità di ente titolare del Museo del Risparmio e PerMicro S.p.A. di Torino. Alla seconda annualità partecipa anche il soggetto Cooperativa Sociale Impatto Zero.

Il progetto si avvale anche della supervisione e valutazione esterna della Fondazione Zancan.

Obiettivo primario del progetto è quello di potenziare le opportunità di formazione e di occupabilità delle detenute e di ampliare la platea di coloro che possano disporre di maggiori possibilità di inserimento socio-lavorativo.

Dal 1 settembre 2017 al 30 giugno 2018 il progetto ha conseguito i seguenti risultati rispetto alle beneficiarie:

  • bilancio di competenze (I livello): 45 donne e relativa compilazione della scheda utente;
  • bilancio di competenze (II livello): 42 donne colloquiate e compilazione di altrettanti portfoli di competenze;
  • laboratorio Arione: 22 donne, con una media di 12 donne presenti contemporaneamente;
  • riconoscimento da parte di Ufficio Pio di un’erogazione liberale mensile di modico valore a 18 donne frequentanti il Laboratorio Arione, secondo i parametri economici concordati;
  • corso di Formazione professionale “Operatore delle confezioni-sarto confezionista”: 13 donne iscritte, di cui 9 qualificate, 2 ritirate per scarcerazione;
  • inserimenti lavorativi intra moenia ad opera di Extraliberi e Patchanka: 3 tirocini lavorativi part-time poi trasformati a full time; 3 tirocini di 6 mesi trasformati in 3 contratti a T.I.; 2 contratti a tempo determinato conclusosi a dicembre 2017; contratti occasionali per 2 donne per la gestione di picchi produttivi;
  • formazione su microcredito: 17 donne frequentanti 2 incontri di gruppo: 1 su microcredito e altro (replicato due volte) sul business plan;
  • formazione su educazione finanziaria: 16 donne frequentanti 2 incontri di gruppo volti all’acquisizione dei concetti economico-finanziari di base e un incontro di approfondimento rivolto a 5 donne;
  • inserimento lavorativo extra moenia: 1 donna inserita in sartoria gestita da Patchanka (costo lavoro non coperto dal progetto, ma erogato dal progetto Logos);
  • presa in carico dal Progetto Logos dell’Ufficio Pio: 4 donne con erogazione di servizi vari (3 consulenze orientative; 3 corsi di avvicinamento al lavoro; 4 accompagnamenti educativi; 3 sostegni psicologici; 1 consulenza legale; 3 erogazioni economiche; 1 ricerca per inserimento in attività di volontariato).
La detenzione femminile