Non serve un CPR ma un hub di prima accoglienza che superi la situazione di via Traves

Oggi l’urgenza vera è attrezzare uno o due hub idonei per la primissima accoglienza, di questo devono occuparsi Governo e Prefettura insieme agli enti locali, Regione, Comune, Città metropolitana. E’ surreale che invece si sposti l’attenzione sul Cpr, che è una struttura di detenzione e non può in alcun modo ospitare i richiedenti asilo che hanno il diritto di presentare le richieste di protezione internazionale.
E peraltro l’immigrazione attuale proviene soprattutto da vari paesi dell’Africa subsahariana ed è legata a motivazioni geopolitiche.
Questa mattina abbiamo visitato la struttura di via Traves, dove era atteso l’arrivo di un nuovo trasferimento da Lampedusa. Il lavoro dei volontari della Croce rossa è encomiabile e molti degli ospiti cercano di collaborare con le varie operazioni, ma la struttura è del tutto inadeguata ai numeri ospitati attualmente. Si continua ad attrezzare all’esterno l’esiguo spazio rimasto con le tende, che hanno occupato tutte aree, comprese quelle comuni dove si svolgevano le funzioni refettorio o le attività come il primo insegnamento della lingua italiana. Non c’è una tettoia dove ripararsi in caso di pioggia e anche per distribuire i pasti si fa tutto all’esterno.
 La struttura in via Traves non può considerarsi dignitosa per la città di Torino e per i richiedenti asilo, perciò va trovata una struttura idonea per l’accoglienza delle persone.
La data del 30 settembre è vicinissima e non ci si può arrivare senza una prospettiva seria. L’hub di prima accoglienza deve avere una superficie coperta e uno spazio adeguato, non si tratta di stipare dei numeri, ma di accogliere per qualche giorno delle persone.

La destra colpevolmente continua da un lato a sobillare le tensioni sul tema sicurezza sovrapponendolo a quello della migrazione, che però non affronta concretamente, ma solo con continui rimbalzi.

Da sinistra, Nadia Conticelli, Giuseppe Vernero (Croce Rossa Italiana) e Abdullahi Ahmed
Quando il Ministro degli Interni era Matteo Salvini (in particolare a partire dal decreto “Sicurezza”, DL 113/2018), sono state tagliate le risorse destinate all’accoglienza dei richiedenti asilo, inoltre e il recente Decreto Meloni ha nuovamente rimosso la possibilità che i richiedenti asilo possano essere accolti nei centri gestiti dai Comuni (i cosiddetti SAI, cioè ex SPRAR). Per i minori non accompagnati la situazione è ancora più difficile perché mancano le strutture idonee.
La sicurezza e la legalità non conoscono scorciatoie e possono passare solo attraverso l’accoglienza e percorsi chiari e regolari. Rendere le persone invisibili e impedire loro di regolarizzarsi, e quindi di provvedere a se stesse, rischia solo di consegnarle alla malavita e alle occupazioni abusive.
Il Governo deve ripristinare  i servizi previsti per l’accoglienza, anche col sostegno economico dell’Unione europea,  il terzo settore offre un contributo eccezionale e imprescindibile per un’efficace azione di inclusione e integrazione ma senza una adeguata pianificazione delle azioni e delle risorse ci si limita a tamponare l’emergenza.
Per interrompere questo stato di emergenza infinito, è assolutamente necessario che la gestione dell’accoglienza sia pianificata e programmata.
*Nadia Conticelli*, capogruppo Pd Torino
*Abdullahi Ahmed*, presidente Commissione comunale antirazzismo