Lotta agli stereotipi per una cultura dell’inclusione, dei diritti e della sicurezza

Io non dimentico e non perdono, ma non odio”. Con queste parole della senatrice Liliana Segre, giunte attraverso un video, si è aperto il convegno dal titolo “Le vittime dell’odio”, organizzato dall’Oscad, Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori, in collaborazione con la Questura e il Comando provinciale Carabinieiri di Torino.

Maria Grazia Grippo, presidente del Consiglio Comunale


All’auditorium del grattacielo Intesa Sanpaolo, luogo dell’evento, si sono dati appuntamento, oltre alle forze dell’ordine, rappresentanti di enti ed istituzioni, associazioni impegnate in progetti e programmi di inclusione, con personalità del mondo della cultura, dello spettacolo e del sociale che hanno presentato riflessioni e sollecitazioni anche sulla base di esperienze personali.

La prima volta che ho sperimentato l’odio nella forma più violenta è stato quando ho reagito nei confronti di quattro ragazzi che intimavano a me e ai miei amici gay, lesbiche e trans, di lasciare la panchina dove eravamo soliti ritrovarci”, ha racconta

Elena Apollonio, presidente Commissione Diritti e Pari opportunità

to Vladimir Luxuria, presidente di Lovers. “Ricevetti un pugno in faccia ma è stato meno doloroso che una mancata reazione, ho visto la gratitudine delle persone intorno a me, fino a quel momento smarrite per la manifestazione d’odio che avevano ricevuto”. Un’esperienza intorno alla quale si sono sviluppate le riflessioni di Alessandro Battaglia, già coordinatore del Torino Pride Lgbt+ e del capitano dei Carabinieri Mariantonia Secconi, comandante Sezione atti persecutori, nell’ambito di uno dei temi affrontati oggi, l’omotransfobia. La comandante ha sottolineato quanto notevole sia il lavoro delle forze dell’ordine nella prevenzione, all’interno delle scuole, e nella formazione del personale, per creare figure professionali empatiche, in grado di accogliere le vittime di violenza e di non giudicare. Un’attività, questa, volta alla creazione di una cultura che combatta gli stereotipi, come ha sottolineato lo stesso prefetto di Torino, Raffaele Ruberto, nel suo intervento, dai quali spesso si genera odio nei confronti di chi è diverso, oltre che per orientamento sessuale, per genere, per razza, per religione, o per disabilità. Odio che, ha evidenziato Vittorio Rizzi dell’Oscad, spesso scaturisce in episodi di violenza, sintomo di “passioni malate che non possono essere sottovalutate e che vanno subito arginate”.

Gli esponenti dei vari ambiti sociali che si sono succeduti nella mattinata hanno sottolineato la necessità di una collaborazione sempre maggiore con le forze dell’ordine, fondata certamente su una conoscenza approfondita dei contesti nei quali si verificano fenomeni di odio e violenza ma soprattutto su un percorso culturale di crescita del quale possa beneficiare l’intera comunità.

Al tema ha dedicato particolare attenzione anche la Città di Torino, presente al convegno con la presidente del Consiglio Comunale, Maria Grazia Grippo e con la presidente della commissione Diritti e Pari opportunità, Elena Apollonio.

Federico D’Agostino