Carcere e lavoro: l’esperienza positiva di Torino

Sono poco più di 1400 i detenuti della casa circondariale “Lo Russo e Cutugno” di Torino. Duecentotrenta lavorano per l’Amministrazione penitenziaria, una trentina nelle cooperative. Sono un centinaio coloro per i quali si sono aperte le condizioni per un lavoro, al di fuori del carcere, seppure nell’ambito di precisi protocolli, seppure limitato nel tempo.
E’ il caso, ad esempio, di una trentina di detenuti che da tre anni collaborano con Amiat, affiancando gli operatori dell’azienda torinese, che si occupa della raccolta e dello smaltimento di rifiuti, in particolare nella pulizia delle aree verdi.
Secondo il direttore del carcere, Domenico Minervini, presente alla riunione della commissione Legalità presieduta da Carlotta Tevere, il progetto è stato positivo. Solo a 6 detenuti è stata revocata questa possibilità. I vertici di Amiat hanno sottolineato come i detenuti si attengano agli stessi orari dei dipendenti Amiat e svolgano il lavoro con le medesime modalità e dotazioni di abbigliamento e attrezzature, dopo un periodo di formazione. Il lavoro si svolge su 38 ore settimanali tre quarti delle quali retribuite mentre le rimanenti svolte a titolo volontario e gratuito.
Soddisfazione è stata espressa anche dagli stessi detenuti ai consiglieri della commissione. “In Amiat abbiamo trovato un ambiente che ci ha messo a nostro agio, non c’è stato alcun problema di inserimento, ci siamo sentiti parte integrante di un progetto tanto da diventare quasi aziendalisti”, hanno sottolineato. “L’esperienza ci ha offerto un’opportunità di riscatto, hanno ancora evidenziato, ma sarebbe importante avere la possibilità di continuare l’attività lavorativa anche una volta usciti dal carcere”.
Molti i consiglieri intervenuti nel dibattito dal quale sono emersi un apprezzamento del progetto realizzato in collaborazione con Amiat e la volontà di ampliarlo, sempre in ambiti ambientali legandolo ad attività con le scuole, con la tutela degli animali nonchè l’ipotesi di esplorare anche altre strade legate a cooperative o a varie categorie produttive, approfittando anche, come ha sottolineato Minervini, degli sgravi fiscali previsti dalle normative nazionali per gli imprenditori che decidano di assumere ex detenuti.

Federico D’Agostino