La psichiatria in carcere

La casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino

Molto il lavoro e molte le difficoltà per garantire alle persone recluse in un istituto di pena la giusta assistenza psichiatrica.

Il tema è stato affrontato questa mattina nel corso della riunione congiunta delle commissioni Sanità presieduta da Vincenzo Camarda, e Legalità, presieduta da Luca Pidello, alla presenza di Massimo Rosa, direttore del Dipartimento di Salute mentale dell’Asl Città di Torino, finalizzata alla riorganizzazione dell’attività del Dipartimento di Salute Mentale e di Flavio Vischia, responsabile della Direttore Struttura Complessa Rete Ospedale Territorio di Psichiatria Nord-Ovest .

Il tema della salute mentale nei luoghi di detenzione, alla Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno”, al Ferrante Aporti e al Cpr, è oggetto di approfondimento delle due commissioni, soprattutto alla luce dei recenti sopralluoghi in carcere.

Sotto la lente, la possibilità di accedere alle cosiddette Rems, residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, strutture sanitarie di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali e socialmente pericolosi, la cui gestione è di competenza dei Dipartimenti di Salute mentale delle Asl.

Per accedere alle Rems, in Piemonte esiste una lista di attesa che, per quanto più breve che altrove, rende difficoltosa la sistemazione dei pazienti. “Occorrono medici e strutture, ha evidenziato La Rosa, meno farmaci ma più percorsi riabilitativi”.

Anche Vischia ha sottolineato come non si possa uscire da un percorso che preveda interventi all’interno e al di fuori del carcere, che deve essere svolto all’interno di una cornice giuridica precisa, secondo l’articolazione della tutela della salute mentale prevista in ogni istituto di pena.

A gennaio, la Casa Circondariale di Torino potrà contare sulla 7^ e 8^ sezione, una volta terminate le relative ristrutturazioni. In particolare, la 7^ ospiterà 21 posti per soggetti che presentino disturbi mentali a rischio alto, medio o basso di suicidio. L’8^ sezione, con 16 posti, sarà dedicata all’osservazione, per 30 giorni, di persone che provengono da altri istiuti di pena. Due posti sono riservati a collaboratori di giustizia, altrettanti per detenuti sottoposti al 41 bis, due posti anche nella sezione femminile.

Gli interventi sono multiprofessionali e prevedono valutazioni psichiatrica, psicologica, educativa e infermieristica.

Nel 2021 sono stati effettuati 152 interventi, il 38% dei pazienti affetti da psicosi, il 29% da disturbo di personalità, il 14% risultati privi di disturbi. Ventuno i trattamenti sanitari obbligatori.

Se da un lato è aumentato in carcere il numero dei suicidi, è stato evidenziato, dall’altro è aumentato il numero di visite psichiatriche, dalle 25 alle 30 al giorno.

L’assessora Pentenero, con delega ai rapporti con l’Amministrazione carceraria, ha evidenziato la necessità di valutare l’applicazione del protocollo sanitario per i disturbi mentali, alla luce dell’aumento dei suicidi.

Tra i consiglieri, invece, oltre ad approfondiment sui dati e unità di personale, in particolare sulla popolazione straniera, è stata evidenziata la necessità di percorsi in uscita dal carcere ma anche di progetti prima dell’ingresso nella struttura di pena. L’accento è stato posto sulla necessità di nuovi medici e sulle risorse.

La Garante per i diritti delle persone private della libertà personale ha infine evidenziato come occorra prevedere sostegni per quelle persone che non sono in grado di badare alla propria cura e igiene personali, sostegni previsti dal protocollo solo per malati oncologici.

Federico D’Agostino