Comune di Torino, una grande azienda… con i capelli grigi

L'orologio di Palazzo Civico

Del Comune si dice spesso che ormai è la più grande azienda di Torino, dopo il drastico ridimensionamento dell’industria automobilistica. I dipendenti sono poco più di 9.500, drasticamente diminuiti negli ultimi anni, ma un dato particolarmente significativo è il fatto che sono piuttosto anziani. L’età media supera i 53 anni, ma la fascia fra i 55 e i 64 rappresenta quasi la metà degli effettivi. Centinaia di persone sono vicine al pensionamento, e la riforma pensionistica in discussione in queste settimane, quella definita “quota cento”, potrebbe aumentarne il numero. Ad avere meno di 35 anni, oltre tutto,  sono soltanto il 3% circa dei dipendenti.

Quello di Torino è un Comune al femminile, poiché le donne rappresentano più di due terzi della forza lavoro

Sono donne il 67% dei dipendenti della Città di Torino

, per l’esattezza il 67%. Tornando all’età, la media così elevata fa sì che sin d’ora una parte significativa dei e delle dipendenti abbia genitori anziani dei quali prendersi cura: il 23.8% utilizza i permessi, peraltro sacrosanti, previsti dalla legge 104/92. Ma come hanno segnalato le ricercatrici dell’Università di Torino che hanno presentato i risultati dei loro studi ai consiglieri comunali, l’età elevata di impiegati, assistenti sociali, vigili urbani, insegnanti e vigilatrici d’infanzia e altre figure professionali apre in prospettiva un ulteriore grande problema: entro un decennio, ci si potrebbe ritrovare con un 30% di malati cronici tra i dipendenti. Il problema del turn over, a lungo ridotto ai minimi termini dalla scarsità di risorse, sui ripropone prepotentemente. L’assessore Sergio Rolando, responsabile del personale, ha ricordato che a partire dal prossimo anno sono previste 190 assunzioni. Il problema dell’ageing, ovvero dell’avanzare dell’età degli addetti e addette negli uffici e servizi comunali, apre questioni complesse legate alla motivazione, alle energie lavorative, alla disponibilità all’innovazione e alla resilienza professionali. Tutti terreni di lavoro per i prossimi anni, a partire dalla necessità di riuscire a mantenere gli standard di servizio necessari.

Claudio Raffaelli