Centro antiviolenza, porto sicuro per donne in fuga da uomini violenti

Cominciamo dalla definizione, esplicitata dalla convenzione di Istanbul del 2011: la violenza di #genere è una violazione dei diritti umani, una forma di discriminazione contro le #donne che comprende tutti gli atti di violenza fondati sul genere e che possono provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica. Da anni, nella nostra città è operativo il centro antiviolenza del Comune di Torino, una decina di operatrici specializzate, preparate ad accogliere e sostenere le donne in fuga da uomini violenti, nel tentativo di restituire normalità al proprio percorso di vita. Un lavoro complesso e articolato, che lo operatrici hanno presentato, questa mattina, ai consiglieri della commissione Diritti e pari opportunità, in visita nei locali del centro.

Le operatrici hanno avuto modo di spiegare, in poco meno di un’ora, i dettagli degli interventi che svolgono quotidianamente, e di presentare i numeri di quella che rimane un’emergenza sociale, resa ancora più acuta dai periodi di convivenza forzata nel periodo della pandemia. I dati riferiti al 2023, raccontano di 267 casi presi in carico a fronte di un passaggio di 813 donne che hanno contattato in vario modo la struttura. Donne fra i 35 e i 45 anni, la più giovane 19, la più anziana 79 anni. 55% italiane, le straniere sono originarie di Perù, Marocco, Bangladesh, Cina, Nigeria. Fuggono da violenze fisiche (il 58%), violenze psicologiche (80,4%), violenza economica (32,2%), stalking (16,1%) e violenza sessuale (17,2%) perché si, bisogna considerare che la violenza, verbale, fisica e sessuale, possa capitare anche all’interno di un rapporto di coppia. Un aspetto confermato da altri dati forniti dalle operatrici del centro: l’uomo che esercita atti di violenza nei confronti della donna, il 56% delle volte è il partner, il 24,5% l’ex, il 10,1% un familiare, il 6,9% un amico, il 2,5% un estraneo. Anche alcuni stereotipi vanno superati. Grazie ai dati in loro possesso e all’esperienza accumulata negli anni, le operatrici chiariscono che le donne che si presentano al centro non hanno bassi livelli di scolarità e non sono in precarie condizioni economiche. Così gli uomini: non è vero che gli autori di violenza sono malati psichici, dipendenti da alcool o sostanze psicotrope, e nemmeno preda di raptus improvvisi. Infine, l’ultimo problema da affrontare: solo il 27% delle donne vittima di violenza decide e trova il coraggio di sporgere denuncia contro il violento di turno.