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Borgo Dora: a che punto è la notte
di Silvia Francia (La Stampa 15/09/02)

Angiolina «del Balon» e Anna stanno lì sedute, a notte tarda, in un dehors di via Borgodora, e discutono animatamente. In piemontese stretto. Tema del contendere: il nome di un locale poco distante, che non ricordano. Strano, perché Anna e Angiolina, di queste vie strette e zeppe di rigattieri e locali, conoscono storie e storiacce, sin nel dettaglio. Angiolina, che per una vita ha avuto negozio qui nella zona, non riesce a rinunciare al Gran Balon e, malgrado l´opinione contraria dei familiari, allestisce la sua brava bancarella e vende accessori vintage alla gente di passaggio.
«Non riesco proprio a farne a meno, perché questo quartiere finisce per prenderti l´anima». «E´ come vivere in un paese, ci si conosce tutti e a volte si litiga, ma quando qualcuno solleva critiche, siamo tutti solidali nel difendere questo spicchio di vecchia Torino autentica»: l´opinione, espressa da Marilena Fogliatti, regista Rai e produttore creativo della soap «Cuori rubati» che in via Borgodora ha di recente aperto il grazioso «Sapordivino», è condivisa da molti altri commercianti ed esercenti del posto.
Per il resto le opinioni divergono molto, su qualità e problemi di un borgo che mostra i primi segnali forti di riqualificazione, ma dove le contraddizioni abbondano. Basta guardarsi attorno per farsi un´idea: a vecchie case di ringhiera rimesse a nuovo si alternano facciate Anni 60/70 piastrellate blue marin, con tanto di tendine in terital verde pistacchio. Vetusti edifici sgretolati dal tempo e mai ripristinati, stanno lì, come fantasmi, vicini alla fila di belle vetrine che si affacciano sul canale Molassi, ora via Carpanini. Fu proprio il compianto vicesindaco a prendersi a cuore le sorti della zona e offrire contributi consistenti perché i locali si dotassero di quegli affacci verandati, costruiti in vetro, rame e ferro, che ospitano tavolini di caffè e ristoranti e scaffali di antiquari.
Altro segnale di rinascita è la ristrutturazione di piazza del Maglio, maestoso «cortile» coperto inserito nell´ex Arsenale Militare, ora restituito ai torinesi e in futuro sede di botteghe artigiane. Già adesso, l´area (che è collegata alla bella piazzetta dei Ciliegi, anch´essa neo-ripristinata) ospita festival e rassegne: dalle letture-spettacolo oganizzate dal Teatro Stabile, al Festival Jazz Manouche «L´esprit de Django». E anche fuori dal Maglio, le manifestazioni si accavallano, in questi giorni. Se a San Pietro in Vincoli, stasera sono di scena «criminali, briganti, banditi tra necessità, follia e mito» (questo il tema del primo «Malafestival»), in piazza della Repubblica, comincia una serie di 6 mercatini domenicali a tema. «Ottime iniziative, che però non cancellano la cattiva fama di Porta Pila, di cui si dovrebbe parlare più spesso e non solo per fatti criminosi» commenta l´«esperta di quartiere», Angiolina. Sul tema, le opinioni non sempre concordano. «Spettacoli e manifestazioni sono sì positivi, perché richiamano pubblico e creano movimento, però i problemi restano: spesso gli extracomunitari spacciano, rubano e ci fanno sentire in una casbah» sostiene un antiquario che non vuole essere citato, «per paura di rivendicazioni». Qualcuno estremizza il concetto: «Non si tratta di razzismo, per carità, però bisognerebbe fare una radicale pulizia e buttarne fuori un bel po´». «Non per niente ci sentiamo un po´ discriminati» ribatte il marocchino Hassan, che qui vive e lavora da anni. Contraddizioni, si diceva e anche contrasti: ombre e luci di un quartiere che dal 1735 ospita un mercato delle pulci. Se qualcuno lo vive come una casbah, altri lo paragonano a un nascente «quartiere latino» modello Parigi. «A Porta Palazzo, i cambiamenti sono visti con diffidenza. E dire che potrebbe diventare persino più vivace del quadrilatero romano, perché è più commerciale» sostiene Giorgio Sciretti dell´«Ambharabar», locale di tendenza che ha aperto i battenti nel dicembre 2000 e offre cucina europea e indiana in suggestiva cornice (tra i frequentatori, Renato Pozzetto, Paolo Conte e un tot di calciatori). «La delinquenza non è superiore a quella di altre zone. Innegabile, però, che l´attraversamento di piazza della Repubblica con tanto di mercato abusivo notturno, dopo una certa ora mette ansia: fortunatamente, qui si arriva in auto e si può parcheggiare a un passo dai locali e raggiungerli senza timore». Una situazione che non soddisfa i patiti della pedonalizzazione. Le ragioni dell´estetica non sono comunque trascurate e la panoramica, specie su via Borgodora, è gradevole, con illuminazione a festa, sfilza di dehors, botteghe aperte spesso sino a tarda notte e vetrine allestite. Come quella dell´«Antichità Serre», dove si può acquistare anche di sera. Transito continuo nell´attiguo «Sapordivino», dove dall´ora dell´aperitivo sin verso l´1 di notte, i clienti si avvicendano in cerca di uno spuntino o una cena sfiziosa a base di assaggi piemontesi. Nel ristorante arredato «strano» (con lance dei pompieri trasformate in lampade e sedie appese ai muri come portafiori), si vedono spesso intellettuali e artisti, dalla Littizzetto al regista Vacis. Se «Ambharabar» e «Sapordivino» sono realtà emergenti, la riqualificazione del quartiere si misura pure - su questo tutti concordano - nel moltiplicarsi di attività commerciali. «Il Comune ha concesso le licenze e lo spazio per nuovi esercizi ci sarebbe» dicono in Borgodora. Già oggi, comunque l´offerta è diversificata. Si va dall´ex «Caffè dei Rigattieri», ora «Caffè Molassi», dove si cena alla casalinga, a partire da 8 euro, ai simpatici «Osteria del Balon», con specialità di pesce e «I peccati di gola», all´accogliente «Pontedora». Sino agli storici, tipo «San Giors», «Valenza Trattoria antica» e circolo «La Rusnenta».
E non manca neppure un cinese.

Il mercato di Porta Palazzo Le Porte Palatine, resti dell'epoca romana Il sottopasso di c.so Regina Margherita Piazza della Repubblica © Giovanni Fontana