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Boom di iscrizioni di bambini provenienti da altri paesi
di Maria Teresa Martinengo, La Stampa, 28/1/2004

Sui banchi di scuola un bimbo ogni otto parla straniero
Da un’indagine risulta che il fenomeno è diffuso sul territorio con particolare concentrazione a Porta Palazzo e a San Salvario

I figli degli immigrati stranieri rappresentano ormai, a Torino, il 13,63 per cento del totale degli allievi della scuola dell’obbligo. Sette anni fa erano appena il 2,3 per cento. Il dato colpisce per la sua dimensione e impone al sistema scuola - nelle grandi città il fenomeno è cresciuto allo stesso modo - di farsi carico delle necessità legate a questa presenza. In questo quadro, la divisione Servizi Educativi del Comune ha realizzato un monitoraggio - la riflessione si svilupperà nel seminario del 3 e 6 febbraio al Centro Interculturale di corso Taranto 160 - per analizzare la realtà della presenza straniera nelle scuole (v. grafici), le attività e le iniziative per favorire la piena integrazione, per ascoltare i problemi e le proposte dei docenti. L’indagine ha evidenziato un fenomeno diffuso in quasi tutte le scuole, anche se resta una particolare concentrazione a Porta Palazzo e San Salvario. «Dai dati a livello di circoscrizione - spiega Carla Bonino, dirigente del settore Integrazione Educativa - si può escludere a Torino la scuola-ghetto, anche se il rischio di “polarizzazione” è presente in alcune scuole nel cui ambito si trovano sedi con netta prevalenza di stranieri e sedi con netta prevalenza di italiani». Sono 12 gli istituti (sedi o succursali, nelle circoscrizioni 1, 6, 7, 8 e 10) in cui gli alunni stranieri rappresentano oltre il 30 per cento degli iscritti. La percentuale più alta è al comprensivo «Manzoni» di San Salvario.
La ricerca fotografa un universo di bambini e ragazzi che per il 50 per cento frequenta la scuola da meno di tre anni. Le nazionalità più presenti? Sono 28 quelle indicate ai primi tre posti, ma su tutte svettano Romania (la prima nel 75 per cento dei casi) e Marocco. Il monitoraggio non evidenzia una correlazione significativa tra presenza di insegnanti formati in «Didattica dell’italiano-lingua 2» e concentrazione di alunni stranieri.
Al Comune - che sostiene le attività delle scuole con il 15 per cento dei fondi per il diritto allo studio, con Crescere in Città, il Centro di Educazione all’identità e alle culture, con il Polo educativo a Porta Palazzo e Tappeto Volante, con Provaci ancora Sam - sono stati presentati 55 progetti dal 72 per cento delle scuole (chi non ha presentato nulla ha, tranne pochi casi, meno dell’8 per cento di stranieri). Tra i problemi sottolineati nella ricerca, prioritario è considerato quello della lingua nell’80 per cento delle scuole elementari e nel 60 per cento delle medie e dei comprensivi. Al secondo posto ci sono le relazioni all’interno delle classi: il rifiuto da parte degli italiani, la tendenza a fare gruppo chiuso da parte degli stranieri (per questo le scuole tendono a mescolare le nazionalità), i diversi ritmi di lavoro e apprendimento. «Il rapporto con le famiglie è giudicato prevalentemente positivo, meno conflittuale che in passato - dice Carla Bonino - anche perché le famiglie romene, oggi in maggioranza, attribuiscono alla scuola notevole importanza. Tuttavia, il rapporto con le famiglie resta al terzo posto tra i problemi più urgenti: le difficoltà sono legate soprattutto alla scarsa presenza dei genitori per motivi di lavoro, alle difficoltà comunicative, specie con i cinesi». Altri problemi evidenziati sono poi l’instabilità delle iniziative di sostegno all’integrazione e la scarsità di materiali didattici specifici (per lo più sono realizzati dagli insegnanti stessi). «E’ compito dell’amministrazione creare sinergia tra le realtà interessate alla presenza degli alunni stranieri. Non possiamo pensare - ha osservato ieri, alla presentazione dello studio, l’assessore al Sistema Educativo Paola Pozzi - che questo fenomeno riguardi solo la scuola: è nelle aule che si sta delineando il futuro della città». Ancora: «La norma, nelle nostre scuole, è accogliere tutti. Ma se in due mesi i bambini stranieri aumentano di 15-20 unità e gli organici sono stabili, bisogna pensare a come accoglierli». Nel seminario di febbraio le scuole si confronteranno su problemi, ma anche buone pratiche. Per valorizzare, magari, un aspetto sottolineato ieri dalla direttrice della «Gabelli», Nunzia Del Vento: che nelle zone disagiate l’arrivo di alunni stranieri ha anche alzato il livello delle classi. <


Il mercato di Porta Palazzo Le Porte Palatine, resti dell'epoca romana Il sottopasso di c.so Regina Margherita Piazza della Repubblica © Giovanni Fontana