La popolazione della Città di Torino è caratterizzata dall’invecchiamento e dal forte assottigliamento delle coorti giovanili. Sono in età di lavoro (2005) il 64,2% degli abitanti della città (578mila persone), mentre il 11,7% sono sotto i 14 anni (105mila) e il 24% sono sopra i 64 anni (216mila). E’ in forte crescita il numero di persone ultrasettantacinquenni, che sono fuori dal mercato del lavoro, ma che accrescono il carico sociale e il lavoro di cura, il che complica la partecipazione al lavoro delle donne della generazione precedente.
La popolazione diminuisce: Il saldo naturale della popolazione della città, come avviene in tutto il contesto provinciale e regionale, è negativo, ma non viene sufficientemente compensato dal saldo migratorio. Il risultato è una riduzione della popolazione, che passa da 902mila a 900mila
Gli stranieri crescono e costituiscono il 10,8% della popolazione residente (quasi 80mila stranieri). La loro composizione per età è diversa da quella della popolazione autoctona: sono soprattutto giovani e adulti, piuttosto che anziani.
Migliorano gli indicatori nel bacino provinciale (2005), e tendono ad allineare Torino alle regioni del Nord Italia. Cresce il tasso di attività (66,1%), e il tasso di occupazione (62,9). Si riduce il peso dell’occupazione temporanea (8,5%), che è concentrata in modo più marcato tra i giovani e le donne. Cresce anche il part-time, la cui diffusione è estremamente differenziata per genere: sono a part-time il 24,5% delle donne e il 3,9% degli uomini. Il tasso di disoccupazione diminuisce ancora e raggiunge un minimo storico per il bacino torinese (4,8%), che migliora anche la sua posizione rispetto alle altre province piemontesi. Il tasso di disoccupazione femminile rimane doppio rispetto a quello maschile (6,7 contro 3,4). La valutazione positiva sulla crescita dell’occupazione è moderata dall’uso ancora molto elevato degli ammortizzatori sociali e dalla mancata crescita delle ore lavorate.
La popolazione residente a Torino è caratterizzata dalle seguenti specificità:
La popolazione torinese, quindi, rispetto al bacino provinciale, risulta essere più polarizzata, con una presenza maggiore di profili forti dal punto di vista dell’istruzione, e una presenza maggiore di profili deboli, con difficoltà di collocazione sul mercato del lavoro.
L’analisi degli avviamenti al lavoro registrati presso i Centri per l’impiego conferma il ruolo di polo di attrazione della Città di Torino (2004): le aziende localizzate sul territorio della città assumono per il 34,4% persone che non risiedono in città, ma in comuni della provincia. Per contro, le aziende localizzate fuori Torino, assumono solo per il 22,3% persone provenienti dal territorio della città di Torino. I flussi con il resto della regione sono molto modesti.
I disoccupati immediatamente disponibili al lavoro residenti nella città di Torino (2004) sono circa 12mila. Tra questi prevalgono, come in provincia, le donne (55,1%). Riguardo all’età, i giovani sotto i 24 anni sono oltre 1800 e rappresentano il 15,8%, quelli tra i 25 e i 29 sono 2000, pari al 17%, la fascia più consistente ha un’età compresa tra i 30 e i 49 anni (6100, pari al 52%), i rimanenti hanno 50 anni e oltre (1700 pari al 15%).
Rispetto alla provincia, è più presente la disoccupazione adulta e anziana, a maggior criticità sociale, e quella straniera, che rappresenta i 22% dei disponibili al lavoro (pari a 2600 persone), contro il 12% rilevabile in provincia. La combinazione delle due caratteristiche citate, rende la disoccupazione torinese più fragile sotto il profilo della scolarità, che per gli adulti è più bassa e per gli stranieri non è riconosciuta e valorizzata. Ma anche i laureati sono leggermente più presenti tra i disponibili residenti a Torino: sono il 7,4% contro il 5,5%.
La presenza di laureati ha raggiunto il 15% della forza lavoro occupata (provincia-2005), con una crescita di un punto percentuale l’anno, e quella dei diplomati il 36%. Il tasso di crescita annuo (2004-2005) misurato sugli occupati è del 9,7% per i laureati e del 5,4% per i diplomati.
Gli iscritti alle università piemontesi crescono, in linea con i trend nazionali. Il numero di laureati è nettamente aumentato ed ha quasi raggiunto i 20mila in Piemonte e i 10mila in Provincia di Torino (2005), con una crescita del 20% sull’anno precedente e un valore triplicato rispetto a dieci anni prima.
Si verifica una forte crescita dei percorsi post-laurea, in linea con le altre sedi universitarie nazionali. Nei tre anni dopo la laurea quinquennale uno su 5 frequenta un master, il 13,2% un corso di formazione professionale, il 12,2 una scuola di specializzazione, il 8,6% un dottorato di ricerca.
A un anno dalla laurea lavora il 65% dei laureati all’università e il 77% dei laureati al politecnico, percentuali che diventano rispettivamente il 88% e il 95% a tre anni dalla laurea, con una significativa differenza di genere a svantaggio delle donne.
Le indagini sui fabbisogni formativi delle imprese mostrano una domanda di personale laureato circoscritta al 15% delle previsioni di assunzione, e una stima quantitativa di assorbimento previsto in provincia di Torino che viene quantificata in meno di 4mila laureati all’anno, volume inferiore al flusso effettivo di laureati. Non si manifesta, quindi, sul mercato una scarsità di offerta di lavoro laureata; vi sono differenze importanti tra le facoltà, i corsi di studio e le specializzazioni, ma si traducono solo in parte in differenze nei tassi di occupazione.