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La progettazione partecipata sui temi del patrimonio culturale

simone

Abstract intervento di VINCENZO SIMONE
Convegno "Scuola al Museo / Museo a Scuola. Orizzonti per nuove alleanze nel paesaggio culturale di Torino"
29-30 novembre 2019
Torino - Museo Ettore Fico

Le quattro tematiche che verranno approfondite rispondono a sfondi concettuali differenti.
Il primo tema è costituito dalla riflessione intorno dalla cornice pedagogica in cui si inseriscono le proposte educative dei musei (in co-progettazione, ma non solo). Si ritiene infatti utile, in questi anni di significativa crescita dei progetti di educazione al patrimonio, ragionare in gruppo sugli elementi che possono contribuire a garantire proposte di qualità dal punto di vista dei processi educativi e di apprendimento messi in atto.

Il secondo tema rimanda invece più ad una cornice socio-culturale e antropologica, a partire dalla definizione odierna, molto inclusiva, di patrimonio culturale, alla sua natura pubblica e al diritto alla narrazione di esso da parte di tutti, con un particolare riferimento alla pluralità di voci messe in campo.

Alla necessità di rinsaldare e mantenere la rete dei servizi museali torinesi è dedicato il terzo approfondimento; la funzione dell'istituzione di appartenenza, ma anche il ruolo che può essere giocato in questi processi dall'Amministrazione Comunale.

Nel quarto tema, si proverà ad ipotizzare, con il concorso di tutti i partecipanti, una o più proposte educative che abbiano il principale obiettivo di far conoscere il museo come organizzazione culturale e professionale, indipendentemente dalle collezioni su cui si fonda l'affascinante mondo del museo.

WE CARE
Sono trascorsi quasi trenta anni dai primi tentativi di definizione in Italia della disciplina “Educazione al patrimonio” (Ivo Mattozzi, 1992). In questo periodo il mondo dei musei, della scuola, del consumo e della partecipazione culturale è profondamente mutato. Come peraltro, le nostre società.

Il passaggio, non solo terminologico, dalla "sezioni didattiche ai "servizi/dipartimenti educativi" delle istituzioni museali, nonchè la discreta mole di studi e ricerche sui visitatori hanno contributo a creare e a diffondere sensibilità nuove e a differenziare le proposte dei musei in relazione alle diverse tipologie di pubblico. L'offerta dei musei al mondo della scuola è cresciuta molto in termini quantitativi e, anche in questo caso, risulta oggi diffusa in modo capillare in tutta Italia dove fa riferimento a diversi principi e metodologie di lavoro.

Alla luce di tutto ciò, è forse giunto il momento di fermarsi e ragionare insieme sulla grammatica della qualità dell'offerta educativa dei musei italiani, riaffermando alcuni principi di fondo e/o proponendo nuove riflessioni intorno allo statuto epistemologico e dell'educazione al patrimonio culturale, che resta comunque una disciplina di frontiera.

SENTIRSI PARTE
Il concetto di patrimonio culturale è oggi un concetto molto esteso. Il patrimonio ereditato dalle nostre società non consiste più solo nelle opere e nei capolavori delle collezioni museali, ma comprende, oltre i beni immateriali, sostanzialmente tutto ciò che testimonia la specificità di un gruppo culturale. Non solo conservato e in parte esposto nelle sale delle istituzioni museali e nelle chiese, non soltanto visibile in situ dove è stato ritrovato e/o scoperto, ma in modo diffuso, in ogni porzione di territorio delle nostre città (e non solo). Questa trasformazione (rivoluzione?) concettuale ha favorito il dibattito sulla proprietà del patrimonio, sulla sua natura pubblica, sulle responsabilità, collettive e personali al tempo stesso, in ordine alla tutela, allo studio e alla diffusione delle conoscenze intorno ad esso.

Se dunque il patrimonio è di tutti, tutti ne siamo responsabili e tutti abbiamo diritto di parole intorno ad esso. Ecco allora che il patrimonio culturale può diventare (nuovamente) uno dei fattori unificanti delle comunità, un elemento a favore della costruzione della coesione sociale e di nuove appartenenze nelle nostre città frammentate e plurali. Sempre in bilico tra l'accezione universale (il "patrimonio dell'umanità") e l'identità locale, fortemente (a volte pericolosamente) legata al territorio.

MANTARRO SALVATORE detto TOTO’
Salvatore Mantarro è stato mio compagno di classe nelle scuole medie. Abitava in una contrada detta "Faro", un luogo bellissimo, dove il mito colloca Cariddi, di fronte a Scilla, sulla punta nordorientale della Sicilia. Il papà di Totò faceva il pescatore.

Le nostre strade si sono presto divise, non solo per il mio trasferimento a Torino. Ma oggi è una delle persone che hanno popolato la mia preadolescenza che ricordo di più. Al sabato pomeriggio, quando organizzavamo di "andare a giocare a pallone" o le prime uscite in autonomia in centro per un gelato, Totò non veniva quasi mai: "devo rammendare le reti con mio padre", diceva. Infatti, è così: le reti vanno rammendate, riparate, occorre manutenzione, non resistono per sempre.

IL DILEMMA DELLA NIPOTE DI PAOLUCCI
Sinceramente non so se Antonio Paolucci abbia una nipote. Ma se così fosse non deve essere stato facile per la piccola spiegare ai compagni e agli amici il mestiere che faceva il suo adorato nonno.

I musei pagano lo scotto di essere stati storicamente un'istituzione chiusa, lontana e sconosciuta per la quasi totalità delle persone. Ad eccezione degli addetti ai lavori, anche per gran parte dei visitatori abituali, le professionalità museali rimangono assolutamente misconosciute, ad eccezione forse dei custodi, per motivi facilmente comprensibili, e del direttore di cui si può intuire quantomeno il fatto che riveste un ruolo di responsabilità.

Al contrario, il mondo dei musei "dietro le quinte" è veramente affascinante, i processi di produzione che avvengono, il percorso delle opere, la relazione tra le diverse professionalità coinvolte…

Conoscere da dentro il museo in quanto oggetto culturale, in quanto organizzazione, indipendentemente dalle collezioni, può suscitare l'interesse delle persone, può costituire un interessante approccio all'interno delle proposte di educazione al patrimonio culturale, un'opportunità da proporre alle scuole (ma non solo) di Torino: un percorso conoscitivo ed educativo fatto proprio dal sistema, o da parte di esso.

La maggioranza delle persone, durante la crescita, vive una fase in cui tenta di mettere in ordine il mondo circostante e la relazione con esso attraverso un vero e proprio istinto collezionistico: dal riempirsi le tasche di rametti e pigne di diverse dimensioni e sfumature cromatiche, come fanno i bambini, alla raccolta delle figurine dei calciatori o delle calamite di promozione turistica da attaccare sul frigorifero. La spinta al collezionare è un elemento che accomuna le persone con alcuni dei protagonisti della storia di molte delle istituzioni museali, se - come sembra - l'apprendimento è favorito dalla possibilità di creare agganci e relazioni con le esperienze e le conoscenze pregresse (risonanza e meraviglia) forse siamo sulla buona strada. In ogni caso, nella mia esperienza, è davvero molto divertente.

 
Pedagogista e storico della contemporaneità, dagli anni Novanta ha lavorato per la Città di Torino a favore della promozione del sistema museale metropolitano, partecipando al gruppo di lavoro che ha ideato e realizzato “Abbonamento Musei" e curando in prima persona la collana "I Quaderni dei Musei Civici". È stato ideatore e responsabile per molti anni di "Museiscuol@", primo portale italiano dedicato all'educazione al patrimonio. 

Dal 2004 al 2009 è stato coordinatore dell'Ecomuseo Urbano di Torino. Ha curato numerosi progetti sull'accessibilità culturale e sul ruolo inclusivo dei musei e del patrimonio culturale diffuso. Ha promosso e coordinato la presenza delle istituzioni museali di Torino in progetti europei sui temi della mediazione interculturale e dell'inclusione. ("Museums Tell Many Stories", "MAP for ID"). Attualmente è Direttore della Circoscrizione VI della Città di Torino e Dirigente del Servizio Orientamento Scolastico, Inclusione e Lotta alla dispersione, Divisione Servizi Educativi.

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