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2011 - Ricordare...di Selene Carboni

Ricordare…con il verbo ricordare si intende “aver presente nella memoria” e “richiamare alla memoria altrui”. Questo è il processo da attuare per far si che il passato non venga dimenticato e serva da monito al presente e alle generazioni future.[1]
Un passo in questa direzione è stato compiuto nel 2000, con l’emanazione della legge 211/00 che prevede «l’istituzione del Giorno della Memoria [il 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz] in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti».
Quando si pensa al genocidio del popolo ebraico, non si deve dimenticare che le prime vittime furono i disabili, “vite indegne di essere vissute”. Essi, contaminatori della pura razza tedesca, venivano considerati in base al loro livello di produttività e al risparmio economico che la loro eliminazione poteva apportare alle casse dello Stato. Bambini, uomini e donne affetti da malformazioni fisiche, malattie mentali, ciechi, sordi, muti, epilettici furono delle vere e proprie cavie umane in quel progetto pilota che servirà da base per sviluppare la “soluzione finale” che porterà allo sterminio degli ebrei e dei cosiddetti altri “impuri”.
Il 14 luglio del 1933 venne emanata la “Legge per la prevenzione di nuove generazioni affette da malattie ereditarie” che causò la sterilizzazione forzata di circa 400.000 tedeschi durante i 12 anni di regime. Questa situazione peggiorò ulteriormente nel 1935 con la legge per “La salvaguardia della salute ereditaria del popolo tedesco” in cui veniva autorizzato l’aborto nel caso in cui uno dei genitori fosse affetto da gravi malattie ereditarie. L’emanazione di queste leggi fu accompagnata da un’intensa azione di propaganda: film come “Opfer der Vergangenheit” (Vittime del passato) oppure “Das Erbe” (L’eredità), insieme a mostre ed articoli giornalistici, avevano lo scopo di convincere il popolo tedesco della correttezza delle sterilizzazioni e dell’eutanasia.
Dalla sterilizzazione all’eliminazione fisica dei disabili, il passo fu breve. I primi ad essere eliminati, attraverso un iniezione letale o la mancata nutrizione, furono i bambini nati deformi o affetti da gravi malattie.
Nel 1939, un ordine segreto emanato da Hitler in persona, diede inizio al programma di eutanasia denominato Aktion T4 (dal nome della villa, utilizzata come “quartier generale”, sottratta ad un ebreo al numero 4 della Tiergartenstrasse) che prevedeva l’eliminazione fisica degli adulti disabili. Una volta scelti i soggetti da eliminare, attraverso la valutazione delle risposte date su questionari generici dai direttori degli Istituti, i malati venivano trasferiti dalla “Società di Pubblica Utilità per il trasporto degli ammalati” su pullman con i finestrini oscurati e trasportati in uno dei sette centri di eliminazione. Per lo sterminio in massa dei disabili furono inventate le camere a gas camuffate da sale docce; questo metodo fu sperimentato per la prima volta tra la fine del 1939 e l’inizio del 1940 in una clinica di Brandenburg. I cadaveri erano bruciati in forni crematori ed ai parenti delle vittime venivano inviati dei certificati di morte falsi e commosse lettere di condoglianze.
L’operazione T4 fu “sospesa” solo nell’estate del 1941 a causa delle contestazioni da parte dell’opinione pubblica alle operazioni di sterminio. Il personale e gli ausili tecnici furono trasferiti ad est ed utilizzati per quella che verrà chiamata l’Aktion 14F13 e per la “soluzione finale”. La sigla Aktion 14F13 faceva riferimento al formulario utilizzato nei campi di concentramento per registrare i decessi dei detenuti malati di mente, handicappati fisici oltre che degli ebrei, ritenuti incapaci di lavorare, i quali venivano inviati nei centri di eutanasia. Persone indifese uccise ingiustamente, a cui è giusto render memoria per far si che atrocità simili non accadano mai più.
Vorrei ricordare e trasmettere ai posteri le parole di Primo Levi tratte da “I sommersi e i salvati”: «Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre»., con il verbo ricordare si intende “aver presente nella memoria” e “richiamare alla memoria altrui”. Questo è il processo da attuare per far si che il passato non venga dimenticato e serva da monito al presente e alle generazioni future.

La foto riproduce uno dei disegni della Mostra: Qui non ci sono Bambini

Bibliografia:
Friedlander, Le origini del genocidio nazista. Dall’eutanasia alla soluzione finale. Editori Riuniti, 1997.
Levi P., I sommersi e i salvati, Einaudi, Torino 2005
ereny Gitta, In quelle tenebre, Adelphi, Milano 1994

Sitografia:

www.lager.it

www.olokaustos.org

www.superando.it  con la lettura dei seguenti testi:
- Crimini dimenticati (a cura di Stefano Borgato)
- Il passato che non deve tornare (di Stefano Borgato)
- L’olocausto rimosso delle persone con disabilità (S.B.)
- Lo sterminio delle persone con disabilità come preludio all’Olocausto (di Giovanni De Martis)
- Non c’è storia senza etica (di Luisella Bosisio Fazzi)
- Non dimentichiamo quello sterminio di «connazionali improduttivi» (I.C.)
- Testimonianze silenziose (S.B.)
- Tragedie di ieri e di oggi: la lunga storia dei pregiudizi (S.B.)

Video/Documentari:
- Aktion T4 – Vite indegne di essere vissute, tratto da La Grande Storia, trasmessa su Rai Tre.
- Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute, trasmesso su La 7, mercoledì 26 gennaio 2011.
- Joseph Goebbels. La voce della propaganda, consultabile su Rai Educational, La storia siamo noi, all’indirizzo web. www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=102 .
- L’ultimo nazista – Il dottor morte, documentario trasmesso da History Channel, aprile 2011.

[1] Il grande dizionario Garzanti della lingua italiana, Garzanti editore S.p.a., 1993.

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