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2007 - La Fondazione Querini Stampalia di Venezia: una casa aperta a tutti ovvero una Istituzione culturale al servizio della città, a cura di Dora De Diana

Il seguente intervento vuole dare conto, in maniera molto sintetica, delle attività che la sezione didattica della Fondazione Querini Stampalia di Venezia sta proponendo ad un pubblico particolare che vive il quotidiano in situazioni di disagio.

La Fondazione Querini Stampalia, una delle più antiche istituzioni veneziane, voluta nel 1868 dal conte Giovanni, ultimo discendente dei Querini Stampalia, ha sede presso l'omonimo palazzo in campo Santa Maria Formosa, dove si conserva l'intero patrimonio dell'antica famiglia veneziana.

La casa - museo ospita arredi d'epoca, porcellane, sculture, oggetti d'arte decorativa e oltre 400 dipinti dal 14° al 19° secolo.

La biblioteca, il cui nucleo originario comprende l'archivio della famiglia, manoscritti, carte geografiche ed edizioni antiche, raccoglie attualmente più di 300.000 volumi ed è aperta al pubblico fino a mezzanotte e la domenica. Il rapportarsi con tutta l'utenza possibile, anche quella che ha maggiori difficoltà a visitare il museo o a frequentare la biblioteca, è uno degli obiettivi statutari dell'istituzione ed è una naturale evoluzione dell'impegno che la Fondazione veneziana ha sempre espresso nei confronti del territorio.

Il testamento del Conte Giovanni Querini infatti recita che: "la Biblioteca, Galleria, Medagliere, Oggetti d'Arte posti nel mio palazzo a S. Zaccaria diverranno d'uso pubblico. Il Gabinetto di lettura e la Biblioteca rimarranno aperti nei giorni, ed ore che gli anzidetti Curatori determineranno, ma costantemente in tutti quei giorni, ed ore in cui le biblioteche pubbliche sono chiuse, e la sera specialmente per comodo degli studiosi, che saranno collocati non nella Biblioteca, ma in una Sala vicina, bella, comoda, con stufe, e tappeti per l'inverno - vi saranno camere per adunanze serali di dotti e scienziati, si nazionali che forestieri" .

Perseguendo quindi l'obiettivo del testamento del Conte, la Fondazione da sempre si impegna ad essere un luogo aperto per tutta la città, a fornire servizi e proposte culturali a tutta l'utenza del territorio veneziano e a proporre, nel caso della sezione didattica, delle chiavi di lettura, dei pre-testi per avvicinare diverse tipologie di pubblico alle attività della Fondazione.

Accanto ai tradizionali servizi rivolti alle scuole, alle famiglie, ai gruppi e ai singoli visitatori del museo, la sezione didattica, qualche anno fa, ha cominciato a dedicarsi a quei soggetti che, per vari motivi, sono impossibilitati a partecipare alla programmazione queriniana. Ha infatti sviluppato, all'interno delle sue attività, alcuni percorsi divulgativi dedicati al pubblico degli anziani nelle case di riposo, al pubblico degli ospiti del Centro diurno di Salute mentale di Venezia e, dal 2004, anche alle ospiti della casa circondariale femminile dell'isola della Giudecca.

Il primo progetto è stato intitolato "Alla scoperta dei tesori della Fondazione Querini Stampalia. Un viaggio nella memoria" e rivolto alle Case di Riposo. Il progetto è stato strutturato in una serie di incontri a tema che hanno trattato, di volta in volta, la vita nei campi e campielli di Venezia attraverso le collezioni dei Gabriel Bella e di Pietro Longhi, la tavola dei nobili veneziani attraverso la collezione di porcellane di Sèvres conservata in Fondazione, e altre tematiche. Gli incontri sono preparati e presentati dagli operatori didattici della Fondazione e sono realizzati nelle varie sedi delle case di riposo con l'ausilio di diapositive. L'obiettivo è quello di utilizzare il museo come uno degli strumenti per far sentire gli anziani ancora parte attiva della loro città. Al primo ciclo di incontri ne sono seguiti poi degli altri ( per esempio in occasione della riapertura del Gran teatro La Fenice), e oltre alle case di riposo dell'IRE, sono nate collaborazioni importanti con altri Istituti anche della terraferma.

Il progetto è stato accolto con grande entusiasmo dagli anziani, anche perché la visione di immagini della città in cui hanno sempre vissuto o dove hanno lavorato (un'altissima percentuale degli ospiti delle case di riposo di Mestre è nato o ha lavorato a Venezia) e il racconto di temi quali la vita di Venezia, la cucina veneta,... ha permesso loro di ricordare le esperienze passate, sentendosi parte attiva dell'iniziativa culturale.

Gli operatori didattici, grazie anche all'aiuto degli animatori interni all'istituto, durante la visione delle diapositive, hanno fatto interagire gli anziani, ponendo loro domande, ascoltando episodi della loro vita e sollecitando la loro memoria.

A seguito di questa prima esperienza, alla Fondazione è stato proposto di attivare lo stesso progetto anche per gli ospiti del Centro di salute Mentale di Palazzo Boldù in Venezia. In questo caso l'impegno è stato maggiore: prima di tutto abbiamo concertato una serie di incontri preliminari sia con lo staff medico del centro diurno, sia con gli stessi ospiti, per capire quale offerta potevamo proporre a questo tipo di pubblico, quali erano le loro esigenze e soprattutto come potevamo essere utili anche ai fini dell' integrazione con le attività che già gli ospiti del centro svolgono all'interno della struttura. Il progetto realizzato con il Centro di salute mentale si è quindi sviluppato in maniera diversa.

Molte delle persone che frequentano il centro, partecipano già a diverse attività socializzanti: alcuni di loro realizzano un piccolo giornale, altri partecipano a corsi di rilegatura di libri, altri sono molto interessati alle arti figurative e seguono corsi di pittura, di poesia oppure sono appassionati all'utilizzo di nuove tecnologie informatiche. Con loro abbiamo realizzato delle iniziative che fossero utili allo sviluppo di questi percorsi e quindi molto spesso siamo stati affiancati dal personale di biblioteca che ha messo a disposizione le proprie professionalità per quanto riguarda le ricerche in biblioteca o in emeroteca.

Lo studio delle rilegature dei nostri libri antichi, o l'assistere coloro che partecipano ai corsi della biblioteca multimediale si è dimostrato di grande coinvolgimento. Il rapporto con questo tipo di utenza è ora in continuo sviluppo. Per quanto riguarda le proposte collegate alle collezioni museali oppure alle attività espositive, si è preferito fare delle visite guidate in loco, far toccare, sempre con grande attenzione, le incisioni antiche piuttosto che far vedere delle diapositive nella loro sede.

L'ultima esperienza realizzata dalla Fondazione è stata la collaborazione con il Carcere femminile della Giudecca, al quale abbiamo proposto i temi trattati nelle case di riposo. Gli incontri sono stati preparati in stretta collaborazione con la Direzione degli Istituti di pena di Venezia e con l'Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Venezia, che opera quotidianamente all'interno del carcere. Si deve altresì sottolineare che il Carcere femminile della Giudecca è un'istituzione esemplare per le attività che vi si svolgono: esiste una scuola, un laboratorio di sartoria, un orto che produce prodotti biologici e un laboratorio cosmetico, e che ci sono molti soggetti coinvolti nell'iniziativa, soggetti che abbiamo incontrato per approfondire il livello di preparazione. Il ciclo di incontri è stato reso accessibile a tutte le detenute senza richieste ufficiali e senza particolari benefici per le partecipanti. Nonostante ciò la presenza del pubblico è stata, di incontro in incontro, sempre maggiore ed è stata molto attiva, con lunghi dibattiti finali. Alla fine del ciclo si è deciso di ripetere l'esperienza trattando i temi che avevano maggiormente interessato la platea: i costumi e la moda veneziana, i cibi e la storia della città. Si sta inoltre procedendo, su richiesta della Direzione del carcere, a progettare un'attività dedicata ai bambini che vivono con le madri all'interno dell'Istituto.

L'esperienza finora maturata mi spinge a continuare su questo percorso e a ritenerlo uno dei servizi essenziali che un'istituzione culturale deve svolgere; quando abbiamo cominciato questi servizi tante erano le incognite, ma i risultati sono stati confortanti, e credo che ciò sia avvenuto perché ci siamo rivolti come operatori della cultura, presentando le nostre conoscenze e professionalità e non cercando di inventarci un ruolo di assistente sociale o simile. I professionisti della Fondazione Querini Stampalia hanno "fatto" il loro lavoro che è quello di storico dell'arte, dell'operatore didattico o del bibliotecario, hanno reso un servizio professionale e questo è stato riconosciuto. Ritengo inoltre che un altro punto di forza di tale attività sia stato il fatto di aver preso contatti con le realtà che, a vario titolo, operano all'interno delle case di riposo, del Centro di salute Mentale e del carcere, in questo modo abbiamo potuto capire quale era il tipo di linguaggio da usare, siamo stati preparati sulle eventuali reazioni di questi pubblici, abbiamo imparato alcune chiavi di lettura molto semplici per entrare in contatto con queste persone: dal parlare a voce molto alta con gli anziani, ad usare dei termini molto semplici con le detenute, molte delle quali non sono di nazionalità italiana. Nel caso degli ospiti di Palazzo Boldù è stato importante portarli dentro alla biblioteca e al museo, creare con loro dei pre-testi perché siano spinti a partecipare alla conversazione. Anche nel caso delle visite alle mostre di arte contemporanea, siamo riusciti a far sì che dessero un'interpretazione personale di ciò che vedevano.

Per concludere ritengo tuttavia che queste attività devono diventare una costante per le istituzioni coinvolte. Uno dei punti forza di un'attività in una casa di riposo, con gli ospiti del centro diurno oppure con le detenute è il fatto che questi incontri non siano episodici, che raccolgano e promuovano nuove istanze e richieste.

Bisogna quindi trovare, professionalità adeguate e formazione specifica. Si deve perciò investire nella formazione e nella ricerca, si deve cercare di allargare il più possibile il parco degli operatori culturali, si devono avere risorse economiche per trovare, a seconda delle richieste del pubblico, delle professionalità adeguate e tali investimenti sono difficili da sostenere da soli. Concludo sottolineando come diventi importante, anche in questo caso, "fare rete" sia con le istituzioni culturali sia con le amministrazioni, in modo da creare le basi per un'offerta continuativa nei confronti di quei soggetti che, se non sollecitati, sentono il bene culturale lontano dalla loro realtà quotidiana.

Dora De Diana - Responsabile delle Attività Educative

e-mail: ddediana@querinistampalia.org

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