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2006 - Gli scenari dell'esclusione e le politiche e le pratiche per l'accessibilità, a cura di Vincenzo Simone

Gli scenari dell'esclusione
Il consumo di cultura in Italia, così come in Europa, è significativamente cresciuto dal punto di vista quantitativo. Le indagini sul pubblico dei musei e delle mostre concordano però nel tratteggiare un visitatore-tipo ben delineato: laureato, benestante, residente in città, professionista o docente. Lo sviluppo complessivo che si registra sul fronte della domanda (1) corre il rischio di nascondere i numeri dell'esclusione: se per un verso si diversificano le aspettative e le modalità di visita e si afferma la presenza di nuove tipologie di visitatori, è pur vero che il dato in aumento riguarda più il numero delle visite che il numero delle persone. Sono le stesse che consumano più cultura! L'esperienza viene riservata ad una privilegiata minoranza. Il settore della cultura gioca un ruolo determinante nel creare esclusione e "i musei sono stati spesso impiegati come strumenti per creare, riprodurre e rafforzare diverse forme di disuguaglianza sociale... La sfida per le politiche del patrimonio consiste nel riprogrammare le istituzioni culturali per svolgere un ruolo attivo nella nuova articolazione dei rapporti di differenza" (2).Rischiamo, inconsapevoli, di creare un numero crescente di esclusi, dando vita a nuove forme di analfabetismo. Anche il sistema educativo si rivela in questo senso un potentissimo agente. "La scuola non riproduce più semplicemente la disuguaglianza ma, ancora prima, produce attivamente l'esclusione sociale latente" (3). Ulteriore richiamo proviene dagli organismi internazionali. La Dichiarazione Universale sulla Diversità Culturale, adottata dall'Unesco nel 2001, raccomanda un equal access all'arte, alla conoscenza scientifica e tecnologica, ai saperi" già l'art.27 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani recitava "ogni individuo ha diritto di partecipare liberamente alla vita della comunità, a godere delle arti ed a partecipare al progresso scientifico e ai suoi benefici".

Trasmettere conoscenze
Il tema dell'accesso pone in primo piano il ruolo dell'istituito museo nella società contemporanea, evidenziandone le contraddizioni e le peculiarità. Per secoli i musei sono stati parte attiva nella costruzione del sapere. Questo processo, tradizionalmente, ha avuto un solo soggetto decisore (su ciò che doveva essere visto
e sul momento in cui era possibile vederlo). Al pubblico è stato permesso di interagire con le collezioni soltanto in qualità di spettatore di allestimenti perfettamente compiuti e intoccabili. (4)
L'esperienza di visita è sempre stata un percorso lento, sorvegliato e misurato davanti ad un'interpretazione chiusa. Oggi la conoscenza non si struttura secondo un episteme classica, chiusa e circolare, quanto attraverso un'esperienza articolata, socialmente e culturalmente contestualizzata; il museo si affianca ad altri istituti, agenzie e luoghi di cultura che contribuiscono alla formazione della persona, alla sua crescita, creando nuove esperienze, accrescendo le conoscenze, offrendo stimoli, trasmettendo valori.

Politiche e pratiche per l'accessibilità
Il dibattito intorno all'accessibilità è stato sostenuto a livello internazionale dalla crescente consapevolezza del museo come pubblico servizio, destinato ad avere una funzione e una responsabilità sociale sempre maggiore. Accanto alle questioni relative all'accessibilità fisica ed economica, a partire dalla fine del decennio scorso, sulla scorta delle legislazioni nazionali relative agli standard per i servizi educativi, è stato posto il tema dell'accessibilità culturale. (5)
In Italia, il DM del maggio 2001 (6) ha avuto il merito di sollecitare la riflessione e, soprattutto nelle regioni dove è stato sostenuto il coinvolgimento attivo comunità professionale, le indicazioni e i temi considerati dall'Ambito VII del documento ministeriale sono stati al centro di un vivace confronto.
Occorre notare che, spesso, le problematiche relative all'esclusione e dell'accesso alla cultura sono confinate entro i servizi educativi e non investono con tutta la loro forza gli organi direttivi delle istituzioni. Nonostante questo, stimolati dal contatto con le classi multietniche che da anni frequentano le nostre scuole e, spesso in maniera forzata, le nostre sale espositive, sono maturate in molti musei italiani interessanti esperienze a favore di un ampliamento dell'azione culturale delle istituzioni museali (7) e sono nel contempo cresciute le occasioni di incontro e confronto su svariati temi complessivamente ascrivibili alla funzione educativa del museo contemporaneo e al suo "essere a servizio della collettività". (8)

I musei e gli altri
Molti dei torinesi di oggi hanno radici altrove. Come le altre città europee, la nostra si trova al centro di processi di stabilizzazione migratoria, silenziosa, poco visibile. (9) Misurarsi con l'altro aiuta a mettersi in gioco, a rivedere le interpretazioni e i modi di mediare i significati. Come le precedenti indagini su singole categorie di non visitatori dei musei hanno evidenziato elementi generali comuni, così questo tentativo di capire il rapporto tra i nuovi torinesi e il patrimonio culturale locale fa risaltare la persistenza e l'articolazione delle barriere che tengono lontano chiunque non rientri nella tipologia standard di visitatore che all'inizio è stata tratteggiata. Già nel 1971, Stanislas Adotevi, museologo africano "criticò sin dalle sue fondamenta il museo, non soltanto in nome dei popoli del terzo e del quarto mondo per i quali il museo non significa nulla, ma anche in nome di tutti coloro che nei paesi industrializzati non ne varcano mai le porte." (10) è questo il dato più significativo che sembra emergere: la cultura continua ad essere un fattore di esclusione sociale, è così se l'oggetto della nostra indagine sono indifferentemente gli anziani torinesi, gli adolescenti italiani o i cittadini stranieri che vivono nelle nostre città.
Le caratteristiche prevalenti dell'esclusione tendono ad essere simili evidenziando, in questo modo, un fattore di crisi del sistema più che della specifica forma comunicativa.
Il museo per secoli ha trasmesso conoscenze secondo una prospettiva unidirezionale, la sua organizzazione sta scontando le difficoltà di trovarsi di fronte a sistemi plurimi di trasmissione delle conoscenze o, più banalmente, di modalità diverse di trascorrere il tempo libero.
è da queste considerazioni che nasce "Un patrimonio di tutti", un progetto articolato in una serie di azioni indirizzate a costruire percorsi di cittadinanza attiva attraverso la conoscenza e l'uso consapevole del patrimonio culturale e della memoria civica.
eguendo una metodologia già sperimentata nella conoscenza dei pubblici (reali e potenziali) dei musei torinesi, nel dicembre del 2004 si è costituito un gruppo di lavoro formato da insegnanti dei CTP (11) cittadini, esperti in educazione interculturale, professionisti della narrazione e mediazione dei beni culturali, l'Università degli Studi di Torino. Ancora oggi questo gruppo continua a seguire il progetto costituendone la sua cabina di regia tecnica. (12)

"Un patrimonio di tutti" si articola intorno a tre settori di attività:

1. Indagine volta ad acquisire elementi riguardo la conoscenza del patrimonio culturale locale da parte dei cittadini stranieri residenti a Torino e raccolta di informazioni sui loro consumi culturali
L'indagine realizzata (vedi box) ha consentito di evidenziare alcune barriere specifiche e di sollevare interessanti questioni. Se, ad esempio, i costi del biglietto di ingresso non erano risultati fattori di eslusione nell'indagine sugli anziani e i musei da noi realizzata nel 2001, qui l'accessibilità economica risulta una significativa barriera all'accesso. Sul piano comunicativo, non sembra che le principali difficoltà siano di tipo linguistico quanto dovute a senso di estraneità al luogo, paura di non capire.
i può trarre anche qualche indicazione di ordine generale. Chi non va al museo di Bucarest non visita il Museo Egizio. Le persone mantengono in emigrazione il livello di consumo culturale abituale. Gli esclusi sono esclusi dovunque. Sotto questo profilo, il progetto prevede nei prossimi mesi incontri con le associazioni, focus group e interviste a testimoni privilegiati;

2. Eventi e iniziative di sensibilizzazione
è stato presentato il volume "Cultura e inclusione sociale" e, in occasione della Giornata dei musei promossa dall'ICOM e dedicata ai musei come luoghi di incontro tra le culture, sono stati organizzati percorsi specifici di conoscenza del patrimonio culturale della città e un aggiornamento speciale del sito museiscuol@.
ul fronte della formazione specifica, il progetto "Museums Tell many stories", in cui la Città di Torino è partner dell'Istituto per i Beni Culturali dell'Emilia-Romagna, la Chester Beatty Library (Irlanda), Engage (Regno Unito) e Imagine IC (Olanda), consente la partecipazione di sei educatori museali torinesi a percorsi formativi di livello europeo (Programma Grundtvig3).

3. Progettazione partecipata e sperimentazione di esperienze di mediazione del patrimonio per utenze non abituali
Il coinvolgimento dei destinatari nella progettazione dell'esperienza di visita è stato già sperimentato in relazione ad altre tipologie di pubblici (scuole, anziani, adolescenti). Con il sostegno di HoldenArt, alcuni gruppi hanno realizzato progetti di partenariato e di costruzione di percorsi di visita condivisi. Entrambi le esperienze già realizzate hanno avuto luogo al Museo Diffuso della Resistenza di Torino:in occasione della mostra temporanea "Warsazwa 44. I 147 giorni dell'insurrezione" un racconto di visita è stato costruito insieme ad alcuni cittadini di origini polacca.
Il Quaderno dei Musei Civici n.11 "Un patrimonio di tutti. Musei e inclusione sociale" è dedicato, in particolare, a documentare una esperienza realizzata in collaborazione con HoldenArt e il CTP Giulio intorno alla mostra "La lunga liberazione", allestita in museo per il sessantesimo anniversario della Liberazione.
L'ipotesi sta nella ricerca di forme di mediazione (in questo caso della storia contemporanea) che riescano a comunicare e abbiano valore anche per chi è del tutto estraneo e culturalmente lontano.
Il laboratorio ha fatto emergere una mediazione basata sui valori profondi e transculturali: non si trattava più della liberazione dell'Italia, come documentato dal percorso espositivo, ma le immagini sono diventate per ciascuno rappresentazione della guerra, della fame, della lotta, della vittoria a caro prezzo. Il racconto della Liberazione di Torino è diventato una narrazione a più voci, sulla guerra, le sofferenze, le liberazioni dai regimi totalitari, in tutto il mondo.

a cura di Vincenzo Simone

(1) cfr. TRIMARCHI M., LONGO F. I musei italiani nel decennio: innovazioni e questioni irrisolte in Rapporto sull'economia della cultura in Italia 1990-2000 a cura di BODO C. e SPADA C., Bologna, Il Mulino, 2004
(2) BENNET T. Cultura e differenza:teoria e pratiche politiche. Intervento al Convegno Internazionale "Quando la Cultura fa la Differenza", Genova, 2004
(3) STOER S. Il ruolo strategico dell'educazione pubblica nella costruzione dell'uguaglianza e della giustizia sociale sta in Un'altra educazione è possibile. Atti del Forum Mondiale dell'Educazione di Porto Alegre, Editori Riuniti, 2002
(4) cfr. HOOPER GREENHILL E. I Musei e la formazione del sapere, Il saggiatore, 2005
(5) Nel Regno Unito, le Policy Guidelines on Social Inclusion hanno identificato, nel 1999, alcune delle principali barriere per un uso socialmente inclusivo di musei, archivi e biblioteche raggruppandole in: istituzionali (apertura ridotta, scarsa segnaletica,...), personali e sociali (scarsa alfabetizzazione, mancanza di fiducia in sé, scarsa socializzazione), attitudinali (difficile accesso alle informazioni, modesto interesse, isolamento), ambientali (accesso fisico, scarsi collegamenti). Il recente Accreditation System nella sezione dedicata ai Servizi agli Utenti, riprende e chiarisce: "l'accessibilità non si esaurisce con la possibilità di visitare fisicamente il museo; significa anche che un pubblico di tutte le età e proveniente da tutti i contesti sociali possa fruire delle collezioni in diversi modi."
cfr. From Australia to Zanzibar. Museum standards Schemes Overseas, Resource, London, 2002
NEGRI M., SANI M. (a cura di), Museo e cultura della Qualità, Clueb, 2001
MBAC, Strumenti di valutazione per i musei italiani. Esperienze a confronto, Gangemi, 2005
(6) Decreto Ministeriale 10 maggio 2001. Atto di indirizzo sui criteri tecnico- scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei.
(7) molte queste pratiche sono contenute nella ricerca "Il patrimonio culturale come strumento di integrazione sociale, ECCOM, 2003
(8) cfr. www.comune.torino.it/museiscuola
(9) www.caritasitaliana.it; www.comune.torino.it/stranieri-nomadi
(10) DESVALLEES A., 1992 citato in CAFURI R. In scena la memoria. Antropologia dei musei e dei siti storici del Benin,Torino, Harmattan Italia, 2003
(11) I Centri Territoriali Permanenti (CTP) si qualificano come strutture di servizio che promuovono, organizzano e realizzano attività d'istruzione e di formazione rivolte agli adulti.
(12) Il grupo di lavoro è formato da: Mariella Allemano, Sandra Aloia, Laura Carle, Maria Frieri, Marina Gellona, Roberta Levi, Marianna Tomasetta, Patrizia Trebini, Franca Treccarichi, Vincenzo Simone, Elisa Sorba.

 
 
 
 
 

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