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2009 - Lo stato dell'arte sulla mediazione nei musei dell'arte contemporanea, a cura di Martina De Luca

L’interesse per le attività di educazione e mediazione sono da sempre un tratto distintivo dei musei di arte contemporanea, anche in quei paesi come l’Italia dove il valore educativo del museo ha stentato a trovare la sua giusta collocazione nelle politiche e nelle pratica della gestione. Una prima motivazione è la presunta “incomprensibilità” dell’arte contemporanea, da sempre ritenuta più difficile e ostica per il pubblico non esperto; inoltre il carattere polisemico della creazione contemporanea, l’interesse e l’attenzione rivolta più al processo che al prodotto finale implicano una diversa modalità d’approccio alle opere d’arte. Di fronte al lavoro di un artista del nostro tempo non ha più molto senso domandarsi “cosa rappresenta”, quanto “come lo rappresenta” e, inoltre, una delle caratteristiche dell’arte odierna è l’interesse a stabilire una relazione sempre più coinvolgente tra opera e fruitore. In molti casi, i temi proposti, le tecniche e i materiali utilizzati materiali riecheggiano e riprendono suggestioni dal nostro vivere quotidiano e per questo si prestano a una molteplicità di interpretazioni e letture proprio a partire dalle singole e personali esperienze di ogni visitatore.
Molti musei di arte contemporanea utilizzano le loro collezioni e le esposizioni temporanee, non tanto per proporre percorsi di approfondimento di temi strettamente storico-artistici, quanto per esplorare secondo una diversa angolazione problemi della contemporaneità. A partire da questi presupposti si sono sviluppate negli ultimi anno riflessioni e attività pratiche che, in differenti contesti geografiche e culturali, hanno proposto nuove forme di mediazione con i pubblici del contemporaneo. Anche da un’ analisi approssimativa dei programmi e dei progetti proposti emerge la grande varietà di metodi e strumenti che nella maggior parte dei casi si pongono come obiettivo il superamento della tradizionale visita guidata. Le esperienze di diversi musei d’arte contemporanea italiani (Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Torino, Madre a Napoli) dove i custodi di sala sono stati sostituiti da gruppi di giovani laureati in materie umanistiche a cui è demandata non solo la cura delle opere esposte in sala, ma soprattutto l’accoglienza e il supporto alla visita. Senza proporre accademiche visite guidate, e tramite una presenza discreta ma disponibile, i mediatori tendono ad accompagnare il percorso di indagine e di scoperta della mostra. Inoltre laboratori condotti da artisti che includono attività pratiche, progetti outreach presso scuole, comunità, nella città sono tra le iniziative che più di frequente vengono proposte dai musei e dalle istituzioni dedicate all’arte contemporanea.
Come è stato più volte sottolineato queste iniziative riflettono e riutilizzano le principali metodologie che hanno caratterizzato le pratiche della comunity art, in particolare laddove fondano la loro ragione d’essere su convinzioni quali:

  • la fiducia nella crescita di capacitazione individuale e collettiva attraverso la partecipazione al processo creativo;
  • la critica alle gerarchie culturali tradizionali;
  • la fiducia nel potenziale creativo di ognuno;
  • la concezione della pratica creativa come strumento per entrare in contatto con coloro tradizionalmente estranei e/o esclusi dalle dimensione culturale e creativa;
  • il ruolo dell’artista come facilitatore /mediatore.

I principali temi intorno cui ruota oggi la riflessione e la pratica della pedagogia dell’arte contemporanea possono essere ricondotti con buona approssimazione ad alcune principali caratteristiche:

  • interesse ed attenzione ai processi analitici, riflessivi e sperimentali che sono i presupposti dei processo di apprendimento;
  • centralità del dialogo nel processo di apprendimento;
  • attenzione allo sviluppo delle capacità di porre domande, piuttosto che ricerca di risposte assolute;
  • sviluppo di una comunità si apprendimento al cui interno le conoscenze siano discusse e  condivise.

La prima e immediata conseguenza è che la comprensione di un’opera d’arte non è un dato immodificabile, definita una volta per tutte dall’artista, ma è qualcosa che scaturisce dallo scambio tra opera d’arte e fruitore e, di conseguenza, sono possibili e ugualmente valide una pluralità di interpretazioni. Non a caso le modalità che più frequentemente ricorrono nelle pratiche di mediazione del contemporaneo presuppongono il lavoro in piccoli gruppi dove l’operatore deve essere in grado di coinvolgere il pubblico nella discussione e nello scambio di idee ed esperienze secondo modalità di insegnamento e apprendimento di tipo costruttivista.
Inoltre gli stessi processi di mediazione si ispirano a modelli della pratica creativa, tanto che soprattutto nei paesi anglosassoni si è sviluppata la figura dell’artista – educatore, proprio perché il processo del fare artistico caratterizzato dal procedere di azioni, riflessioni e sperimentazioni in sintonia con quanto si propone nella pratiche di educazione all’arte contemporanea.

Martina De Luca
e-mail:  martinadeluca@eccom.it

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