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2004 - Accessibilità fisica e sensoriale, intervista a Cristina Da Milano

 1. Dall'osservatorio di vostra competenza, quali sono gli elementi di maggiore criticità relativamente alla relazione tra il musei e i diversamente abili?

E' a partire dagli anni '70 che i musei hanno iniziato a mostrare interesse verso i cosiddetti "pubblici speciali". In particolare, ci si è concentrati sul disagio fisico con sperimentazioni di diverso genere come, ad esempio, la messa a punto di percorsi e/o mostre espressamente realizzate per garantire la fruizione da parte dei disabili, in particolare i non vedenti.

Ultimamente, accanto ad una indubbia maggiore sensibilità nei confronti di questa forma di valorizzazione - senz'altro facilitata anche dai dispositivi legislativi che impongono l'abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici - si assiste ad un proliferare di iniziative che però difficilmente sono inserite organicamente nelle politiche culturali delle istituzioni. Si tratta di programmi e progetti pensati molto spesso su di un arco temporale breve e, anche quando non sono così concepiti, permangono evidenti problemi di mantenimento di strumenti e strutture.

A fronte di questa situazione, si avverte una progressiva presa di coscienza del ruolo che il museo può svolgere in campo sociale: l'attenzione non è quindi solo per i diversamente abili ma per quella categoria vasta ed eterogenea a rischio di esclusione sociale.

2 . Quali le priorità per un'azione realizzabile e incisiva?

La priorità assoluta è che, al pari di tutta l'attività didattico-divulgativa, queste esperienze verso i diversamente abili siano sentite come parte fondante della missione del singolo museo.

Solo sulla base di questo presupposto sarà possibile attivare le indispensabili sinergie con altri attori istituzionali e non (dalle strutture socio-sanitarie, al volontariato, alla scuola) e avviare quelle forme di progettazione condivisa e partecipata che sole può condurre ad esiti positivi e soprattutto di lunga durata. In questo senso un ruolo fondamentale può essere svolto dalle amministrazioni locali per favorire stabili e fattive collaborazioni tra i diversi settori coinvolti (culturale, sociale, sanitario, scolastico).

3. Quali sono le caratteristiche vincenti e i punti di forza che contraddistinguono le buone pratiche che si possono realizzare?

Anche sulla base di quelle che sono le esperienze internazionali, le caratteristiche positive generalmente riscontrabili nei casi di buone pratiche sono: la progettazione condivisa; il monitoraggio, la documentazione e la valutazione delle attività; la realizzazione di percorsi formativi adeguati per gli operatori; la diffusione e la comunicazione dei risultati.

Quest'ultimo punto appare cruciale dal momento in cui solo attraverso una condivisione dei progetti in corso è possibile immaginarne la riproducibilità in altri contesti e soprattutto favorire la discussione intorno ai metodi e agli strumenti utilizzati. Da questo punto di vista, Internet potrebbe rappresentare una risorsa efficace e poco costosa.

4. Quale a vostrogiudizio, l'effetto che iniziative ed eventi realizzati in occasione dell'Anno Europeo del Disabile, hanno prodotto sull'accessibilità dei nostri musei?

Il bilancio non è roseo; a fronte di un indubbio impegno da parte delle istituzioni pubbliche e di una maggiore attenzione dell'opinione pubblica al problema, il mancato coordinamento tra le attività proposte dal MiBAC e quelle del Ministero del Welfare ha impedito la sperimentazione di progetti e percorsi realmente innovativi. C'è però da registrare, come notizia positiva, che le istituzioni pubbliche, a vari livelli, hanno promosso attività pratiche, ricerche e convegni contribuendo così ad arricchire il dibattito e a favorire la conoscenza di programmi e progetti già presenti da anni in molti dei nostri musei.

5. Quali strumenti di aggiornamento, pubblicazioni, siti internet e materiale potete consigliare per approfondire la conoscenza del tema?

La nostra associazione Eccom ha recentemente concluso una ricerca, finanziata dalla Compagnia di San Paolo, sul tema "Il patrimonio culturale come strumento di integrazione sociale". Nell'ambito di questa ricerca è stato preso in considerazione anche il rapporto tra musei e diversamente abili.

La bibliografia della ricerca è disponibile sul sito dell'associazione Eccom (Centro Europeo per l'Organizzazione e il Management Culturale), Roma (www.eccom.it ) e comprende titoli italiani e stranieri.

Cristina Da Milano, ricercatrice ECCOM

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