La gratuità dei contraccettivi ridurrà davvero le gravidanze non desiderate?

Le recenti controversie sulle decisioni dell’AIFA hanno riacceso l’attenzione sulla decisione con cui la regione Piemonte nel 2018 aveva approvato la gratuità dei contraccettivi per le donne di età inferiore a 26 anni e per le donne di età compresa tra 26 e 45 anni con esenzione E02 (disoccupazione) o E99 (lavoratrici colpite dalla crisi) nel post IVG (entro 24 mesi dall’intervento) e nel post partum (entro 12 mesi dal parto). La decisione è però rimasta lettera morta, rilanciando le polemiche sulle gravidanze indesiderate e la legge 194, che continuano a rimanere su un piano ideologico di propaganda. Vale per le pretese dell’assessore Marrone di convincere le donne a non abortire e vale per il facile sillogismo per il quale la “contraccezione gratuita ridurrebbe gli aborti”.

Ma cosa sarebbe accaduto se in Piemonte dal 2018 ci fossero stati i contraccettivi gratis? Cosa è cambiato dal 2016, quando le pillole che erano in “fascia A” (le più economiche, ma non meno efficaci) sono passati in “fascia C”?  Non possiamo saperlo, ma possiamo vedere l’andamento delle  IVG prima e dopo.

 

Dal 2000 al 2022 Il tasso di abortività, IVG per 1.000 donne 15-49 anni, è sceso del 51,3%.

Dal 2016 al 2022 il tasso di abortività è sceso del 28% in 7 anni e nei 7 anni precedenti dal 2010 al 2016 era sceso del 24,2%. Dal 2018 al 2022 il tasso di abortività è sceso del 27,0% in 5 anni e nei 5 anni precedenti dal 2014 al 2018 era sceso dell’11,9%*.

Si osserva quindi che anche in assenza delle pillole di “fascia A” gli aborti hanno continuato a calare con lo stesso ritmo, persino un po’ di più, e che, probabilmente, dal 2018 ad oggi la gratuità dei contraccettivi non avrebbe modificato di molto la tendenza.

Che non vi sia un rapporto automatico tra contraccezione e aborti lo si vede anche dai dati di Francia e Svezia che hanno il triplo di aborti dell’Italia, nonostante unna maggiore diffusione della contraccezione. La Francia con un indice di contraccezione del 90,1% ha 15,7 aborti per mille donne, la Svezia con indice di 81,5% ha 16,8 aborti per mille donne, mentre l’Italia con un indice di 59,3% ha solo 5,4 aborti per mille donne.

Questo significa che gli effetti della gratuità dei contraccettivi sulla riduzione delle gravidanze indesiderate potrebbe essere inferiore alle attese. In altre parole, complici pregiudizi vari sugli “ormoni”, avranno i contraccettivi gratis poco più di chi li usa già. L’aspetto dei costi è molto considerato, ma ci si dimentica che in Italia il contraccettivo più utilizzato è il condom, che non costa meno dei contraccettivi ormonali. La questione dei costi è certamente importante per alcune categorie sociali, ma l’obiettivo principale dovrebbe essere l’abolizione della ricetta, come è accaduto per la contraccezione di emergenza. Si potrebbe cominciare a fornire gratuitamente le spirali al rame a consultori e ospedali per una contraccezione economica, che dura oltre 5 anni. Non bisogna dimenticare gli interventi di sterilizzazione maschile (vasectomia) e femminile (legatura delle tube), ma qua siamo nel campo dei tabù. Il profilattico dovrebbe essere sempre utilizzato per la protezione dalle malattie sessualmente trasmesse, anche se si usa la pillola o si vaccinati per l’HPV.

Sebbene le informazioni sessuali continuino da essere affidate al “fai da te”, c’è una maggiore consapevolezza delle donne sulle scelte riproduttive, che è responsabile della riduzione di tutte le gravidanze, desiderate o non desiderate. La gratuità, se non inquadrata in questo contesto rischia di essere un feticcio.

 

* I dati del 2021 e del 2022 sono calcolati sulla base delle IVG dell’Ospedale Sant’Anna, che esegue quasi la metà degli aborti del Piemonte. Purtroppo, la regione Piemonte non diffonde i dati sulle IVG in Piemonte del 2021 e 2022.