Preoccupazione per le condizioni di lavoro in Comdata

Le rappresentanze sindacali in audizione e il presidente Russi ( in basso a destra)

Lunedì 27 novembre le rappresentanze sindacali di Comdata sono tornate a incontrare per la seconda volta in un mese la Commissione lavoro, presieduta da Andrea Russi.
Le preoccupazioni dei lavoratori, tradotte già in uno sciopero, lo scorso 28 giugno, riguardano in particolare le condizioni di lavoro nelle sedi di Torino e Ivrea.
Comdata Group è un gruppo industriale multinazionale nato a Torino nel 1982 che opera nel settore dei servizi alle imprese, nelle aree dell’assistenza clienti, della gestione dei processi di back office e di gestione del credito. Nel suo settore si tratta di un colosso tra i maggiori a livello mondiale.

Sul territorio piemontese sono attive le sedi di Ivrea, Torino ed Asti, ma il Gruppo è presente in 16 Paesi, con un portafoglio di oltre 550 clienti e circa 42.000 dipendenti in 78 centri operativi.

Comdata impiega in Italia 10.369 lavoratori, di cui il 70% a tempo indeterminato, il 15% con contratto di somministrazione, ed il 15% con contratti a progetto. L’Azienda applica prevalentemente il CCNL delle Telecomunicazioni.

Nella sede di Torino lavorano tra i 400 e i 500 dipendenti, inquadrati come outsourcer, e nella sede di Ivrea sono impiegati circa 1.500 dipendenti, di cui 480 con contratto di somministrazione.

I sindacalisti presenti all’audizione in Comune (rappresentano Cgil, Cisl, Uil, Cobas, Cub) segnalano comportamenti non etici nei confronti dei lavoratori, sebbene non illegali.
L’azienda è caratterizzata dal 2015 da una forte finanziarizzazione degli assetti, con l’acquisto dell’85% delle quote proprietarie da parte di una società di investimento internazionale: Carlyle, gruppo di private equity multinazionale.

Secondo i sindacati autonomi, anche nella sede di Torino si è rilevato un aumento numerico di lavoratori somministrati, che ha portato ad un peggioramento delle condizioni lavorative con la compressione degli orari degli altri lavoratori, cui sono stati assegnati i turni più disagevoli.
Ci sarebbe la volontà della Società di ridurre drasticamente il personale cercando di indurre i lavoratori al licenziamento ed esasperando le condizioni di lavoro.

Un servizio giornalistico della trasmissione Report metteva in luce, il 23 ottobre scorso, le difficili condizioni di lavoro in somministrazione presso Comdata di Ivrea.
Tra le condotte aziendali contestate, l’introduzione in via sperimentale del countdown pause, applicativo che consiste nell’installazione di un timer nel pc in uso ai dipendenti, per bloccare il singolo computer se il lavoro non riprende entro 30 secondi dalla conclusione della pausa di 15 minuti prevista per legge. In caso di ritardo il computer si blocca, costringendo il dipendente ad una sorta di “autodenuncia” al responsabile per poter riavviare il sistema.
Ma le preoccupazioni maggiori espresse dai sindacati riguardano la presunta volontà dell’azienda di trasferire un numero imprecisato di lavoratori presso la sede di Ivrea, a fronte del rifiuto di condizioni di maggiore flessibilità lavorativa e la presunta volontà di delocalizzare alcune attività di back office presso le sedi del gruppo in Romania.
Ulteriori elementi di preoccupazione riferiti dai lavoratori riguardano la formazione a gettone, non in orario di lavoro, che a detta dei sindacati prevede una modalità di compenso economico non conforme ai contratti nazionali.

 

Silvio Lavalle