Gli ambulanti in crisi: “Non toglieteci le licenze!”

Servono mediamente trentamila euro all’anno per mandare avanti una bancarella di alimentari, diecimila in meno per gli altri generi di merci. Solo per rifiuti e occupazione di suolo pubblico, la spesa media è di quasi 8.000 euro, il 75% dei commercianti ha pagamenti arretrati di tasse, canoni, tributi e c’è chi si è suicidato.
Così rappresentano le difficoltà e anche i drammi del loro lavoro i tre rappresentanti dei mercatali torinesi che hanno portato in mattinata in Comune una petizione sottoscritta da 315 titolari di licenza.

Ricevuti dal vicepresidente del Consiglio comunale, Enzo Lavolta, i signori Benucci, Esposito e Modaffari, ambulanti di lungo corso sulla piazza torinese, primi firmatari della petizione, hanno lanciato verso l’Amministrazione cittadina un ennesimo grido d’allarme che vorrebbe scongiurare l’estinzione dei mercati torinesi minacciati dal proliferare dei supermercati e da novità devastanti, dal loro punto di vista, come Amazon.

Ma è, il loro, un punto di vista che non appartiene a nessun altro? I commercianti sono sicuri che non sia così e  sottolineano l’importanza del commercio di piazza come presidio e servizio sociale, a beneficio di tutti e soprattutto di molta popolazione anziana.

Durante il diritto di tribuna di questa mattina, tappa verso l’audizione nel prossimo gennaio davanti alle commissioni commercio, bilancio e sicurezza, i tre delegati hanno illustrato ai giornalisti presenti, fra tante,  tre questioni che considerano prioritarie: la necessità di una presenza costante della Polizia Municipale nei mercati, il ricalcolo della tariffa rifiuti, che considerano mal calibrata rispetto alla platea odierna dei paganti e alle superfici di esercizio, e un confronto con Soris per modificare le regole del rientro dai debiti, delle sospensioni e delle revoche delle licenze che vengono comminate a chi non riesce a pagare.

Ogni settimana, hanno spiegato, tra gli 8 e i 12 commercianti subiscono il provvedimento di sospensione della licenza che impedisce loro di operare per 60 giorni, ed impone, entro tale lasso di tempo, di ripresentarsi in Soris con almeno il 30% del dovuto, pena la revoca della licenza.

 

Silvio Lavalle