Azzurro oltre le sbarre: l’estate in carcere

I detenuti e le detenute rientreranno nella società "fuori": ma il lavoro sarà un fattore fondamentale

L’estate, in carcere, è il momento più difficile: temperature alte, difficoltà nel mantenere l’igiene delle celle, inattività per sospensione di attività formative o laboratoriali, generano isolamento e tensioni. Il sovraffollamento, piaga che si sta riaprendo anche al Lorusso e Cutugno, peggiora le cose.
Soprattutto i detenuti stranieri vivono con fatica la solitudine e l’inedia di questo periodo, spiega Monica Cristina Gallo, garante per i detenuti  del Comune di Torino.
A pochi giorni dalla sua relazione annuale, Gallo torna a parlare del carcere e in particolare delle donne detenute, davanti alle Commissioni Diritti e Pari Opportunità, e Legalità e contrasto dei fenomeni mafiosi, presiedute da Viviana Ferrero.

Nel settore femminile, con 117 detenute, il sovraffollamento raggiunge i livelli del 2015. Va meglio per le donne della sezione di custodia attenuata (ICAM) dove vivono 8 mamme e dieci bambini.

da sin.: Gallo, Giusta, Ferrero

Tanti i problemi, ancora una volta soprattutto per straniere e stranieri: mancanza di un mediatore culturale Rom, difficoltà di accesso a cure e presidi sanitari (per stranieri non residenti), carenze in fatto di cultura della prevenzione: attività fisica, alimentazione, igiene personale.
Servirebbero nuovi progetti e nuove collaborazioni, individuali o di realtà associative: volontari in grado di insegnare e dare senso a giornate troppo vuote, possibilità per vegetariani e vegani di accedere ai prodotti alimentari loro necessari. E poi mancano i prodotti per la pulizia, mancano gli assorbenti igienici, i detergenti intimi, lo shampoo, i prodotti per la pelle.
Servono nuovi progetti lavorativi all’esterno. Positivo ma non sufficiente, spiega la Garante, l’allargamento alle donne della collaborazione con Amiat, che impegna già un certo numero di persone detenute in attività esterne di igiene ambientale.

Marco Giusta, assessore alle Pari opportunità, ricorda il recente protocollo per l’assistenza spirituale ai detenuti di varie fedi. Oltre al Ferrante Aporti e al Lorusso e Cutugno, si lavora per includere anche le persone ristrette nel CPR (centro permanenza rimpatri) di corso Brunelleschi.

Altri progetti servirebbero per formare le donne ad una serie di mestieri che loro stesse avevano indicato nel corso di una ricerca svolta qualche anno fa dalla stessa Garante: badante, manicure, estetista, cuoca, giardiniera.
Un aiuto di tipo psicoaffettivo arriverà dagli animali e dalla collaborazione con l’assessore all’ambiente, Alberto Unia. Si creerà una recinzione che possa accogliere alcuni cani.
I gatti invece sono già presenti in forze con una colonia felina numerosissima. Per curarli e sterilizzarli sarà creato un ambulatorio gestito gratuitamente dalla Facoltà di veterinaria. Alcune detenute potranno ricevere una formazione specifica e coadiuvare il personale sanitario.

Silvio Lavalle