Solo l’etica può contrastare la corruzione

L'ex magistrato ora senatore, Pietro Grasso con la presidente della commissione Legalità e contrasto ai fenomeni mafiosi, Carlotta Tevere

L’Italia è al 29° posto in Italia in una classifica relativa ai reati di corruzione. Nello stesso tempo è il Paese con una legislazione all’avanguardia che consente di fare emergere i reati, a differenza di quanto avviene nel resto d’Europa. Anche il Comune di Torino si è adeguato alle più recenti normative in materia di anticorruzione. La stessa commissione Legalità e contrasto dei fenomeni mafiosi ha più volte approfondito queste tematiche. Argomenti affrontati questa mattina nel corso di una conferenza che si è svolta presso la Scuola Allievi Carabinieri e che ha visto come relatore il senatore Pietro Grasso, giudice a latere nel maxi processo a Cosa Nostra, celebrato a Palermo tra il 1986 e il 1987. All’incontro ha preso parte la stessa presidente della Commissione Legalità del Comune, Carlotta Tevere.
Incalzato dalle domande dell’avvocato penalista Alessandro Parrotta, Grasso partendo proprio dal rievocare il maxi processo con 475 imputati ha sottolineato come il collegamento tra mafia e corruzione non veniva immediatamente percepito. L’attenzione della magistratura, ha ricordato, era rivolta in modo particolare a reati relativi a violenze e a omicidi per i quali il maxi processo formulò 19 condanne all’ergastolo e complessivi 2665 anni di pena. Fu successivo, ha ricordato Grasso, il ricorso della mafia alla corruzione, citando ad esempio il cosiddetto sistema del “tavolino” in uso in Sicilia, grazie al quale soldi pubblici venivano spartiti tra tangenti per la politica e tra compensi per le famiglie mafiose.
Con la corruzione, ha evidenziato, la mafia non ha più avuto bisogno di ricorrere ad episodi di violenza, utilizzando le intimidazioni solo in casi estremi. Questo tipo di reato, infatti, non prevede parti lese, se non l’intera collettività.
Nasce come un accordo tra due persone ma si evolve come sistema circolare, con una filiera difficilmente ricostruibile, con “vantaggi” ricevuti da soggetti spesso non individuabili.
Le normative vigenti sono valide, ha concluso Grasso, ma ha sottolineato come solo l’agire umano in modo etico può consentire il contrasto al fenomeno che rappresenta un danno all’economia e al sistema produttivo dell’intero Paese.

Federico D’Agostino