Giorno del Ricordo: dalla tragedia delle foibe l’esortazione a un futuro di unità nella diversità

Le discendenti del ferroviere goriziano Michele Bensa, arrestato da partigiani jugoslavi nel 1945 e mai ricomparso, ricevono lonorificenza alla memoria concessa dal Presidente della Repubblica

Il Giorno del Ricordo è stato oggi celebrato in Sala Rossa. Le tragiche vicende di persecuzioni ed esecuzioni sommarie che culminarono nell’esodo di 350mila persone dai territori assegnati alla Jugoslavia dopo la Seconda guerra mondiale sono state rievocate nella storica sala consiliare, alla presenza di autorità civili e militari, nonché di numerosi esponenti della folta comunità degli esuli giuliani, fiumani e dalmati a Torino. L’istituzione della Giornata del Ricordo, è stato sottolineato nel corso dell’iniziativa, ebbe il merito di riaccendere i riflettori su vicende troppo a lungo oscurate per ragioni ideologiche o di calcolo politico, molto legate ai rapporti dell’Italia con una Jugoslavia che aveva rotto le relazioni con il blocco sovietico. Un fatto che, nei decenni della Guerra fredda, aveva portato a una politica del quieto vivere che comportava il non riaprire pagine dolorose e potenziali contenziosi.

Palazzo Civico, Sala Rossa: il  vicepresidente del Consiglio comunale Domenico Garcea interviene alla cerimonia istituzionale in occasione del Giorno del Ricordo

Le migliaia di italiani, solo in parte fascisti, uccisi dai partigiani Jugoslavi nella fase terminale del conflitto e nel periodo successivo, sono usciti dall’oblio, così come gli esuli, questi ultimi ormai rimasti in pochi, ma dei quali sono numerosi i discendenti, anche nella nostra città. Il miglioramento dei rapporti con gli Stati sloveno e croato, nell’ambito della comune appartenenza all’Unione Europea, è andato di pari passo con il risveglio della storiografia e del dibattito storico – politico.

Un dibattito che ha ormai dato vita, sostanzialmente, a una comune valutazione della tragica vicenda. Gli assassinii di massa compiuti dal partigianato jugoslavo furono certamente preceduti dall’oppressione delle minoranze slovena e croata annesse all’Italia dopo la Prima guerra mondiale, nonché dalle stragi attuate dalle truppe italiane  durante l’occupazione nazifascista della Jugoslavia. Tuttavia, come è stato evidenziato nel corso dell’orazione ufficiale, tenuta da Pierfranco Quaglieni del Centro Pannunzio, “nessuna violenza può essere giustificata da una violenza precedente, a meno di accettare l’idea di una Storia che è il mattatoio dell’umanità“.

Vari consiglieri comunali hanno preso parte all’iniziativa: qui Crema, Crosetto, Russi, Viale

Aprendo la commemorazione (nel corso della quale sono intervenuti anche il prefetto Donato Cafagna, l’assessore regionale Maurizio Marrone, il vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle e Giulia Cnapich per l’Associazione degli esuli giuliano-dalmati), il vicepresidente vicario del Consiglio comunale Domenico Garcea ha sottolineato il profondo simbolico della condivisione del titolo di Capitale della Cultura 2025  da parte di Gorizia e  della sua città gemella in territorio sloveno, Nova Gorica. La memoria è il presupposto di un’Europa pacificata e multiculturale, basata anche sul tramandare la conoscenza tutte le pagine della Storia, anche le più buie: perché la verità storica sul crudele esodo dei giuliano-dalmati, ha aggiunto Garcea, deve emergere al di sopra di ogni lettura ideologica e soprattutto di ogni negazionismo.

L’intervento del sindaco Stefano Lo Russo

Intervenendo a chiusura della cerimonia, il sindaco Stefano Lo Russo, ha ricordato l’attualità dei contenuti della Giornata del Ricordo, i quali i rimandano anche al tema dell”accoglienza, ,della capacità di saper costruire una società basata sulla pluralità, sul rispetto delle diversità e dei diritti. Tramandare la memoria degli eventi tragici del confine orientale – figli di ideologie totalitarie come il fascismo e il comunismo titino – è un dovere, il 10 febbraio deve essere anche l’occasione di capire l’importanza di un percorso comune verso obiettivi di libertà e democrazia. Ma abbiamo anche il dovere, ha aggiunto il sindaco, di ribadire l’adesione piena ai valori che ci rendono umani, prima ancora che italiani ed europei, quelli racchiusi nella Costituzione repubblicana di libertà e democrazia. A maggior ragione in un  periodo in cui si riaffacciano idee che giustificano comportamenti divisivi. Tutti possiamo contribuire a costruire la pace ricordando quanto avvenuto, il nostro compito è quello di favorire la tolleranza, la capacità di convivere con chi è diverso da noi, ha concluso Lo Russo.

(Claudio Raffaelli)