La villetta della mafia diventa una struttura ASL per le cure palliative

La targa all'ingresso della villetta di via Chambery 91/6

Via Chambery 91 interno 6, quasi al confine con Collegno. Un angolo di città poco conosciuto, un prestigioso immobile confiscato alla criminalità organizzata che è diventato un bene pubblico. E lo è diventato fino in fondo, grazie alla collaborazione fra Città di Torino e ASL Torino.

L’edificio confiscato alla mafia è ora sede del servizio Cure palliative dell’ASL Torino

Concepito come una villetta di lusso, l’edificio, due piani più seminterrato con giardino retrostante, sta per diventare la nuova centrale di coordinamento della struttura medico-infermieristica che gestisce le cure palliative, nell’ambito di quella che viene definita ADI, Assistenza domiciliare integrata. Terapie importanti per la qualità di vita dei  malati oncologici (il 78% dei soggetti presi in carico) ma anche per quella di molte persone affette da malattie neuro-degenerative, cardiopatie gravi ed altre patologie, che in quel tipo di cura trovano almeno sollievo nello loro sofferenze fisiche.

La struttura di via Chambery sarà il nuovo centro operativo per il team medico-infermieristico che gestisce le cure palliative precedentemente collocato nella RSA di via Spalato) ed anche il riferimento per la consegna di farmaci e kit sanitari, con spazi per l’accoglienza, uffici, spogliatoi e sala riunioni. In una seconda fase si procederà all’installazione di un ascensore per migliorarne l’accessibilità ed alla realizzazione di una bussola all’ingresso per meglio accogliere l’utenza.

Mobilia ed attrezzature sono in arrivo, così come la segnaletica per agevolarne la raggiungibilità: per cui si prevede che la struttura possa essere inaugurata e subito operativa in ottobre. A visitarla in anteprima, questa mattina, sono stati i consiglieri e consigliere delle commissioni Legalità, Servizi sociali e Patrimonio, accompagnati dal direttore di Oncologia e Cure Palliative dell’ASL di Torino, Alessandro Comandone, e dall’architetta Antonietta Pastore.

Claudio Raffaelli