Torino rivede la Cappella del Guarini

La colomba raffigurata nella somità interna della cupola
L’altare sarà restaurato nel 2019
Le istituzioni intervenute alla cerimonia

Ventuno lunghi anni. Tanto è passato dalla notte tra l’11 e il 12 aprile 1997, quando l’incendio della cupola del Guarini, all’interno della quale era custodita la Sindone, segnò una delle più tristi pagine della storia recente di Torino.
Non si è perso tempo, è stato ricordato questa mattina dalla direttrice dei Musei Reali di Torino, Enrica Pagella, in occasione della cerimonia di “restituzione” alla città e al mondo del capolavoro di architettura che sovrasta il duomo e Palazzo Reale.
Il restauro, ha sottolineato, è stato complesso. In una prima fase si è dovuta mettere in sicurezza la struttura che rischiava di implodere, quindi si è passati al cantiere della conoscenza e della sperimentazione, con la schedatura di circa 6000 frammenti in pietra, le ricerche chimiche, storiche, fisiche sull’edificio e la riapertura, nel 2008, dell’antica cava originale di Frabosa Soprana per acquisire la pietra per la sostituzione dei materiali non più recuperabili. Solo successivamente si è proceduto al restauro vero e proprio, restauro che, per ora, non ha ancora coinvolto l’altare, essendo stato “intrappolato” tra i ponteggi. I lavori per il recupero dell’altare dalla quale venne sottratta all’incendio la Sindone avranno inizio nella primavera del prossimo anno.
“Il pensiero va a quelle generazioni che non hanno ancora potuto godere di questo patrimonio culturale”, ha sottolineato la sindaca Chiara Appendino. “Una bella giornata quella di oggi per Torino e per i torinesi”, ha invece sottolineato Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, ricordando come, allo sgomento iniziale, seguì la volontà di ”rimboccarsi le maniche” e dar vita alla ricostruzione. Per l’arcivescovo Cesare Nosiglia, la Cappella della Sindone restaurata rappresenta un segnale di speranza per Torino mentre per il ministro per i Beni culturali, Alberto Bonisoli oggi è stato restituito alla Città un patrimonio che oltre ad un valore economico, artistico e religioso ha un grande valore simbolico per la comunità.

Federico D’Agostino