Oltre il manicomio, per contrastare stigma e marginalità

Chiuso nel 1973, con 800 donne all’epoca ricoverate, il primo manicomio di Torino, in via Carlo Ignazio Giulio 22, dalla metà dell’Ottocento – in seguito all’apertura della struttura di Collegno (chiusa poi nel 1999) – era un luogo di internamento totalmente femminile.

La storia del manicomio femminile torinese e della sua de-istituzionalizzazione è stata ripercorsa nella mattinata del 27 settembre 2023 al Polo del ’900, nel convegno “Oltre il manicomio”, promosso dalla Presidenza del Consiglio Comunale di Torino con l’Università degli Studi di Torino – Dipartimento Studi Storici, al quale hanno partecipato numerosi studenti e studentesse del Liceo delle Scienze Umane dell’Istituto Maria Ausiliatrice di Torino.

L’evento è stato aperto dalla presidente del Consiglio Comunale, Maria Grazia Grippo, che ha illustrato il progetto della Presidenza, sviluppato insieme al Dipartimento di Studi Storici di Unito, per raccontare l’internamento e la marginalità attraverso i luoghi della città. Ha quindi ricordato l’iniziativa dello scorso 25 novembre in Sala Rossa, che ha messo intorno a un tavolo tutti i protagonisti della trasformazione dell’ex Istituto Buon Pastore, per riflettere sulla storia dell’assistenza e della cura, a partire dal patrimonio materiale e immateriale, con particolare attenzione alla prospettiva di genere e alle donne che venivano rinchiuse perché “fuori dalle norme”.

La presidente Grippo ha inoltre evidenziato il grande contributo dato dal professor Annibale Crosignani nel superare i metodi disumani di contenzione utilizzati nel manicomio di via Giulio e approcciare la cura attraverso un modello di comunità terapeutica. Ha infine ribadito l’impegno per “rimettere al centro la storia di 100 mila persone rinchiuse nei manicomi, per continuare a combattere stigma e marginalità”.

Filippo Paladini ha quindi ripercorso le lotte della fine degli Anni Sessanta portate avanti a Torino e in tutta Italia contro le istituzioni “totali” come i manicomi e i processi di de-carcerazione, de-ospedalizzazione e de-istituzionalizzazione dei manicomi, con l’età della “manicomialità attenuata” e la nascita dei centri territoriali di salute mentale.

Il tema delle donne, dei femminismi e della liberazione dai manicomi è invece stato affrontato da Daniela Adorni. In particolare, ha ricordato l’occupazione del marzo 1979 dell’ex manicomio di via Giulio – abbandonato dalla sua chiusura nel 1973 e di proprietà del Comune di Torino dal 1975 – da parte delle femministe torinesi, tra le quali operaie, sindacaliste e studentesse universitarie, per installarvi una Casa delle Donne, all’insegna dello slogan “La liberazione non è un’utopia. Donna, gridalo: Io sono mia!”.

Ha quindi ricordato l’importante apporto di tante donne all’approvazione della Legge Basaglia, con cui sono stati superati i manicomi: Franca Ongaro, Letizia Comba, Assunta Signorelli, Giovanna del Giudice, Antonietta Bernardoni.

Patrizia Bonifazio ha quindi indagato il rapporto tra spazio e memoria, nella trasformazione urbanistica di Torino, spiegando che spesso “l’architettura è l’agente terapeutico più potente”.

Successivamente, Davide Tabor ha presentato alcuni frammenti di documentari sui manicomi torinesi e raccontato attraverso le immagini alcune esperienze di de-istituzionalizzazione.

Hanno concluso il convegno un’intervista a Barbara Bosi, dell’Associazione per la lotta contro le malattie mentali, e a Giuseppe Luciano, psichiatra, che diresse un reparto del manicomio torinese di via Giulio.

Massimiliano Quirico