La popolazione carceraria ancora all’attenzione del Consiglio comunale

La popolazione carceraria: persone private della libertà ma non senza diritti

Dopo l’incontro della scorsa settimana con la Conferenza dei capigruppo (http://www.comune.torino.it/cittagora/primo-piano/detenuti-e-detenute-un-pezzo-di-comunita-la-relazione-della-garante.html), la commissione Legalità e la Garante per i diritti delle persone private della libertà personale, Monica Cristina Gallo, si sono ritrovati in videoconferenza per alcuni approfondimenti sulla situazione dell’universo carcerario torinese. Un pezzo di città messo a dura prova dall’emergenza sanitaria, anche se nelle carceri sotto la Mole non si sono manifestate le tensioni che hanno contraddistinto i penitenziari di altre città italiane.

In un momento nel quale la parola d’ordine, il mantra quasi, è “ripartire”, questo deve riguardare anche le attività nei luoghi di detenzione, dopo la brusca seppure inevitabile sospensione. A cominciare dallo studio e dal lavoro, elementi indispensabili per la funzione del carcere, istituzione che non deve limitarsi all’aspetto repressivo ma deve svolgere una funzione di recupero della persona alla normale vita sociale, una volta scontata la pena. Alla presidente Carlotta Tevere ed agli altri componenti della commissione Legalità, la Garante ha offerto alcuni dati che fotografano la situazione attuale. Si conferma che il principale problema resta il sovraffollamento, che l’anno scorso ha toccato una punta di 1480 detenuti (poi diminuiti per via delle misure di sfollamento legate al Covid-19) contro i 1062 di quattro anni prima. Alla fine dell’anno scorso, i detenuti in custodia cautelare erano 379. Negli ultimi anni è inoltre cresciuto il numero delle detenute, che sono raddoppiate rispetto alle 70 registrate a fine 2015. Un altro dato interessante, sempre fornito dall’ufficio della Garante, è quello che mostra la diminuzione della percentuale di persone incarcerate non di nazionalità italiana, dal 54 al 44%.

Numerosi i detenuti e detenute che seguono i corsi scolastici per l’ottenimento del diploma, circa 170, vi sono anche alcune decine di iscritti all’università e una decina di corsi di formazione professionale (giardinaggio, muratura, cucina). Facile immaginare come la didattica a distanza (DAD) imposta dall’emergenza sanitaria abbia visto moltiplicate al cubo le difficoltà riscontrate in ambiti scolastici più ordinari. Ancora più complicata la situazione che riguarda l’attività lavorativa in esterno. La Garante ha spiegato come l’esperimento dei lavori socialmente utili avviato nell’ambito dei progetti AxTo fosse stato positivo ma vanificato dal successivo “assorbimento” nel protocollo di intesa “Mi Riscatto per To”, con una retribuzione prevista di soli 150 euro mensili (meno di un terzo di quella prevista da AxTo). Nei giorni scorsi, dall’ufficio della Garante è partita una lettera indirizzata al Ministero della Giustiza, al Dipartimento Amministrazione Penitenziaria e all’Assessorato comunale all’Ambiente per il rilancio di progetti di lavoro. Uno dei quali, come ricordato, era stato ipotizzato presso il comprensorio agricolo e di floricultura dell’ex Istituto Bonafous, tra le colline del Chierese ma di proprietà della Città di Torino. Per il resto, la Garante ha ricordato i problemi strutturali nel carcere Lorusso e Cutugno, a partire dalle infiltrazioni d’acqua, e lo spinoso tema del reinserimento delle persone tornate in libertà.

Con gli interventi dei consiglieri e consigliere Tresso, Ferrero, Tisi, Montalbano, oltre ce della presidente Tevere, sono stati toccati temi come il CPR di corso Brunelleschi – del quale il Consiglio comunale ha in passato reclamato la chiusura, i problemi delle persone scarcerate improvvisamente per emergenza Covid-19 e talvolta senza punti di appoggio, le politiche abitative e di inserimento lavorativo per gli ex detenuti e il rilancio della formazione professionale e del lavoro per le persone ancora in carcere. La Garante, da parte sua, ha ancora sottolineato come il suo ufficio abbia in primo luogo la missione di tutelare le persone da eventuali trattamenti degradanti e inumani, non potendo da solo farsi carico del complesso dei problemi e necessitando di ogni collaborazione, a partire da quella del Consiglio comunale.

Claudio Raffaelli