I giardini terapeutici, per una dimensione umana della cura

Il logo dell'Associazione Italiana Donne Ingegneri e Architetti (AIDIA) fondata nel 1957

Di che cosa ha bisogno una persona malata? Di cure efficaci, ovviamente, e di attenzione alla sua persona. Ma anche di bellezza e serenità, e a maggior ragione se si tratta, ad esempio, da uomini e donne affetti dalla Sindrome di Alzheimer.

Senza scomodare D’Annunzio e  i suoi riferimenti poetici al “passeggiar convalescente in un aprile un po’ velato”, spazi di cura e di relax adeguati, interni o esterni che siano,  possono efficacemente contribuire al miglioramento della qualità della vita del paziente, facilitandone i rapporti interpersonali anche in una fase difficile della sua esistenza. E persino rallentando gli effetti degenerativi di alcune patologie, a partire dalla stessa Alzheimer.

L’intervento della vicepresidente Ferrero

E’ il principio alla base del concetto del giardino terapeutico quale luogo di incontro e umanizzazione della cura, che oggi è stato al centro di un convegno organizzato oggi a Palazzo Lascaris dall’AIDIA, Associazione Italiana Donne Ingegneri e Architetti, presieduta da Anna Gilibert. Contributi su esperienze di cura e di progettazione si sono susseguiti nel pomeriggio, da parte di rappresentanti di Politecnico, Città della salute, Università.

La vicepresidente del Consiglio comunale Viviana Ferrero ha portato il saluto della Città di Torino, sottolineando l’importanza della cura degli ambienti e dell’arredo nell’umanizzazione della medicina, che necessita dello sforzo di tutti per sostenere l’impegno dei medici e del personale sanitario in questo nuovo approccio alla malattia.

Claudio Raffaelli