Da Extinction Rebellion un grido d’allarme per il pianeta

Il simbolo del movimento Extintion Rebellion

Come nella poesia di Dylan Thomas, non vogliono andarsene in silenzio nella notte. I ragazzi e le ragazze del movimento internazionale Extinction Rebellion, con le loro bandiere che raffigurano una clessidra stilizzata racchiusa in un cerchio che simboleggia la terra, lo gridano a pieni polmoni: non abbiamo più tempo, l’emergenza climatica non è più una prospettiva futura ma una realtà attuale, questo pianeta – l’unico che abbiamo – rischia di collassare.

Un momento dell’incontro svoltosi a Palazzo Civico

Il riscaldamento globale, una delle cui conseguenze abbiamo potuto vedere in questi giorni nell’eccezionale acqua alta di Venezia, se aumenterà di più di 2° in media nei prossimi decenni potrà avere conseguenze ancora più spaventose, facendo crollare la produzione agricola mondiale, sommergendo aree costiere, desertificando pianure oggi ancora fertili… Un disboscamento dell’Amazzonia pari al 20% potrebbe stravolgere l’assetto climatico di tutta l’America Latina: ed oggi siamo al 17% circa. Sembriamo spacciati, destinati all’estinzione. Ma nessun dio lo ha deciso.

Il “global warming” in atto è causato dalle attività umane – su questo concorda una schiacciante maggioranza della comunità scientifica mondiale – e qualcosa si può fare. I governi devono fare, cominciando con l’applicare serie politiche di risparmio energetico e contenimento delle emissioni di CO2 e i cittadini devono premere in questo senso. Lo ha ribadito una delegazione del gruppo torinese Extinction Rebellion ricevuta a Palazzo Civico dalla VI commissione Ambiente, presieduta da Federico Mensio. I ragazzi hanno chiesto un impegno ancora maggiore per la riduzione delle emissione di CO2 da parte della Città di Torino ed in generale nelle politiche ambientali, coerentemente con l’impegno assunto approvando, alcuni mesi fa, il documento di dichiarazione di emergenza climatica che tante amministrazioni pubbliche stanno facendo proprio. Ripensare il modello di sviluppo attuale, e farlo in fretta, è l’unico modo per non fare del genere umano i dinosauri del futuro: una specie dominante ma alla fine destinata all’estinzione.

 Claudio Raffaelli