Cpr, tra ristrutturazione e chiusura

Proprio nella mattina nella quale la commissione Legalità avrebbe dovuto audire la società Ors Italia S.r.l. che ha in carico la gestione del centro di permanenza rimpatri, è giunta la notizia dell’imminente chiusura, da parte della Prefettura, della struttura di corso Brunelleschi.

Una decisione, sembrerebbe, necessaria per consentire il ripristino dell’intero complesso che, dopo le rivolte e i danneggiamenti dei mesi scorsi, di fatto ha praticamente azzerato la propria capienza.

La Commissione, su iniziativa del presidente Luca Pidello, pur in assenza della società invitata, ha discusso sull’opportunità di proporre al Consiglio Comunale un ordine del giorno che chieda la chiusura definitiva di quel centro, considerate le condizioni disumane degli ospiti destinati al rimpatrio, riscontrate anche in un recente sopralluogo della Commissione stessa.

Per Alice Ravinale (Sinistra ecologista) il Cpr è stato gestito fino ad ora come una struttura che non ha mai tenuto in considerazione le regole per la tutela delle persone che hanno subito condizioni di vita crudeli. Una struttura che ha un costo notevole sulla collettività. Per Silvio Viale (Lista Civica) c’è soddisfazione per la chiusura di un luogo che ha definito lager, al di là di come si sia arrivati a questa decisione.

Secondo Enzo Liardo (FDI) è importante comprendere quali saranno gli effetti della ristrutturazione che potrebbero rendere il contesto più umano mentre per Lorenza Patriarca (PD) il Cpr ha costi irragionevoli, oltre a non raggiungere gli obiettivi prefissati. Alberto Saluzzo (PD) afferma che compito del Consiglio non sia rivedere il sistema delle espulsioni, semmai entrare nel merito della legge di istituzione dei Cpr che li prevede in luoghi esterni alle città mentre Pietro Tuttolomondo (Pd) suggerisce per il luogo una nuova progettualità.

Federico D’Agostino