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Comunicato stampa

GIORNO DELLA MEMORIA, LA CELEBRAZIONE IN SALA ROSSA

La sala Rossa di Palazzo civico ha ospitato la celebrazione ufficiale del Giorno della Memoria. La Sala del Consiglio comunale era affollata dalle autorità civili e militari e anche dai giovani studenti delle scuole medie torinesi che assieme agli insegnanti hanno lavorato al progetto “Pietre d’Inciampo”. Qui di seguito le sintesi degli interventi da parte delle autorità intervenute.

Ha introdotto la celebrazione Giovanni Porcino, presidente del Consiglio comunale: Partecipo quest’anno, per la seconda volta, alla celebrazione di una ricorrenza e di un incontro che mi hanno coinvolto, come poche altre iniziative in qualità di presidente del Consiglio comunale, emotivamente e in profondità.
Settantuno anni fa, il 27 gennaio 1945 si aprivano i cancelli di Auschwitz e si consegnarono al mondo le prove inconfutabili dell’orrore perpetrato dal regime nazista al fine di sterminare il popolo ebraico e molti altri esseri umani.
Celebrando il ricordo dell’avvenimento il nostro pensiero è rivolto innanzitutto a quegli uomini, donne e bambini che da quella prigione non fecero ritorno a casa. Commozione sincera è rivolta a tutti coloro che hanno visto negata, umiliata, e calpestata la propria dignità, la propria identità, e la propria appartenenza religiosa, etnica, politica e civile.
Il dovere della memoria rimane immutato: oggi tocca anche alla mia generazione fare tesoro delle testimonianze dei sopravvissuti, educare i giovani e non rimanere indifferenti. Un dovere che rappresenta il miglior antidoto a quei rigurgiti di negazionismo e antisemitismo, di intolleranza e violenza da stroncare sul nascere. Oggi dobbiamo scongiurare il rischio di ignorare ciò che succede in tante parti del mondo consumate da guerre e stermini che si basano su inconsistenti e pericolose motivazioni etniche e religiose.
Tutti noi non dobbiamo consentire che il nostro passato diventi il futuro dei nostri figli. E siamo qui in Sala Rossa, uno dei luoghi più rappresentativi della democrazia e della libertà, per ricordare quei bambini mai diventati adulti e tutte le vittime di quell’immane tragedia.

Nino Boeti (vice presidente del Consiglio regionale della regione Piemonte) ha portato il saluto del Consiglio regionale per una giornata che vede partecipe la Regione in molte iniziative dedicate al Giorno della Memoria. Boeti ha ricordato in particolare “Pietre d’inciampo” (su cui si è poi espresso Guido Vaglio), il concerto di domani 28 gennaio in programma al Conservatorio e dedicato alle vittime del campo di concentramento di Terezin, l’incontro in programma oggi alle ore 18 al Museo diffuso della Resistenza, una riflessione sulla figura di Ferruccio Maruffi.

Guido Vaglio (Direttore del Museo diffuso della Resistenza) ha parlato del lavoro fatto con le insegnanti e i ragazzi della Scuola media Ugo Foscolo, (e in particolare con le professoresse Mennuti, Colecchia e Teatino), sostenuta dal Consiglio Regionale del Piemonte, dalla Città di Torino e da Fondazione Crt.
“Anticipando le manifestazioni per questa giornata della memoria – ha detto Vaglio - i ragazzi hanno concentrato la loro ricerca storica su una delle pietre d’inciampo concepite da Gunter Demnig, quella dedicata a Luigi Nada, operaio attivo negli scioperi del marzo del ’44 e morto a Mauthausen”. In questa ricerca ha sottolineato Vaglio: “ho visto sempre ragazzi motivati, interessati e spesso molto commossi”. Vaglio ha concluso ringraziando i partner del progetto: Aned (che ha designato la persona di Luigi Nada), la comunità ebraica e il Goethe Institut di Torino.

Dario Disegni, il presidente della Comunità ebraica di Torino:
L’acquisizione e la celebrazione del Giorno della memoria è una conquista di consapevolezza e un momento di fortissima condivisione che continua ad avere una sua peculiare ragion d’essere.
Nonostante gli enormi sforzi che si compiono di anno in anno, la percezione della Memoria pare minacciata e tende a sbiadire di fronte al proliferare delle iniziative che fanno riferimento al ricordo della Shoah e dall’educazione delle nuove generazioni contro il rischio di nuovi genocidi. I dati che emergono dal terzo rapporto annuale sulla percezione della Memoria nell’opinione pubblica denunciano una preoccupante e progressiva erosione che la sua percezione sta subendo nel tempo.
Una sfida importante poi è quella che la scuola oggi ci consegna: come comunicare queste vicende a una generazione di nativi digitali, ma anche di giovani immigrati di seconda e terza generazione? Quali sono le pratiche migliori? Ricordare l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz non è sufficiente: occorre ricordarne le cause, le premesse e l’inizio, senza dimenticare, in questo quadro, le esecrabili leggi razziste promulgate in Italia che spesso vengono rimosse.
La radicalità dello sterminio rimanda direttamente al presente, al nostro presente, nel quale l’antisemitismo è vivo e vegeto in Europa come nei Paesi del Mediterraneo con una virulenza mai registrata dalla fine della seconda Guerra mondiale. Ricordare è anche il bisogno di giustizia nel presente.
E nel concludere voglio ricordare le parole su questo tema di Primo Levi: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può tornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte e oscurate: anche le nostre”.

Il sindaco Piero Fassino ha concluso l’incontro: Questa giornata non può esser considerata solo come un momento rituale e formale.
Siamo qui a ricordare quanti hanno pagato con la vita: i 6 milioni di cittadini ebrei, e con loro zingari, rom, slavi, omosessuali, oppositori politici, i 600mila soldati italiani internati (80mila non tornarono) e i tanti combattenti per la libertà che lottarono perché noi potessimo essere liberi.
Ricordiamo una tragedia enorme che scosse le vite nel nostro Paese e in tutta l’Europa. Ma siamo soprattutto qui per fare un’opera di memoria, a 71 anni dalla liberazione del campo di Auschwitz. Il decorrere del tempo espone al rischio dell’oblio: dobbiamo batterci per preservare la memoria.
Da allora ci sono stati tanti altri massacri. Da Srebrenica al terrorismo internazionale, si ripropone ancora il tema di una violenza che vuole annientare ogni diversità.
Allora il dovere di trasmettere memoria è sempre attuale e richiama la nostra responsabilità a batterci perché sotto ogni cielo e in ogni terra ogni uomo e ogni donna possano vivere la propria identità liberamente e guardare alla propria vita con fiducia e speranza.
Oggi di fronte a un’ondata di violenza omicida che vuole seminare paura e angoscia, il dovere di memoria di salda al dovere di agire per contrastare ogni forma di intimidazione, discriminazione, violenza, sopruso, antisemitismo o revisionismo storico.
Siamo qui a riaffermare il nostro impegno a che nulla e nessuno sia dimenticato e che quel che accadde non accada più.

Ufficio stampa Consiglio comunale


Pubblicato il 27 Gennaio 2016

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