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Comunicato stampa

FASSINO: “SU TRASCRIZIONE ATTO DI NASCITA LA CITTA’ HA APPLICATO LA SENTENZA”

Il Sindaco Piero Fassino, durante il Consiglio Comunale, questo pomeriggio a Palazzo Civico, ha risposto ad una richiesta di comunicazioni da parte del consigliere Silvio Magliano, in merito alla trascrizione dell’atto di nascita nel registro di Stato Civile di Torino, del minore nato in Spagna, nel registro di Stato Civile di Torino, figlio di RVM e di LJMB.

Fassino ha ricostruito gli elementi della vicenda: la signora LJMB ha chiesto la trascrizione dell’atto di nascita del minore nel registro dello Stato Civile di Torino.
Il bambino è figlio di RVM che ha partorito il bambino dopo un concepimento avvenuto con procedimento di fecondazione medicalmente assistita, tramite gli ovuli donati da LJMB.

Il bambino nato in Spagna è cittadino spagnolo. La mamma LJMB, italiana, ha chiesto la trascrizione dell’atto di nascita e, sulla base della nostra legislazione, i figli di genitori italiani hanno diritto alla trascrizione dell’atto di nascita.
Alla prima istanza, l’ufficiale di Stato Civile non ha trascritto l’atto, ritenendo che la trascrizione avrebbe potuto contraddire i principi dell’ordine pubblico regolato dalla nostra legge.

La signora LJMB ha presentato un primo ricorso che non ha trovato recepimento da parte dell’autorità giudiziaria. E’ stato invece accolto il ricorso in seconda sede giudiziaria perché è stato confermato il rapporto di filiazione tra la signora LJMB e il piccolo che quindi risulta figlio di un genitore italiano e, di conseguenza, ha il diritto alla trascrizione dell’atto di nascita.
Il magistrato ha così ordinato alla Città la trascrizione dell’atto. Di fronte ad atto ordinatorio gli uffici di Stato Civile hanno dato avvia alla procedura di trascrizione dell’atto.

“Si tratta, ha spiegato il Sindaco, della trascrizione di un atto di nascita e di nessun altro documento. In nessun modo significa la trascrizione dello stato di matrimonio contratto in Spagna delle due signore”.
Nei mesi precedenti, ha ricordato poi il Sindaco, è intervenuta la separazione legale tra le due signore che “rafforza, come spiegato nell’ordinanza, l’attenzione della magistratura nel tutelare i diritti del minore, esposto ad un rischio di maggiore precarietà nell’esercizio dei propri diritti. La trascrizione anche negli uffici dello Stato Civile italiano rafforza le tutele di natura giuridiche a cui ciascun minore ha diritto”.

Fassino ha sottolineato come tutta la vicenda, nella rappresentazione mediatica, si sia concentrata sul rapporto coniugale tra le due donne, ma ha evidenziato come al centro della questione ci sia la condizione del minore osservando come la stessa ordinanza ruoti intorno valutazione in cui è venuto a trovarsi il bambino ed alla necessità di tutelarne pienamente i diritti.

“E’ possibile che la vicenda non sia esaurita in sede giurisdizionale, ha aggiunto il Sindaco, ci sarà probabilmente un terzo grado di giudizio dei cui esiti la Città prenderà atto”.
“Tutto ciò, ha concluso, richiama altre riflessioni di natura politica e culturale, ma balza agli occhi come l’intero apparato normativo e legislativo che regola la vita delle famiglie, delle convivenze, delle relazioni affettive ed interpersonali appare arretrata rispetto all’evoluzione sociale e culturale di questi tempi. Non posso che auspicare che vicende di questa natura portino il Parlamento a colmare i ritardi che ci sono con una legislazione che adeguata ai tempi di oggi sia netta e più chiara nei diritti che vengono garantiti e nelle modalità e delle forme in cui questi diritti devono essere assicurati”.

Dopo l’intervento del sindaco si è aperto il dibattito.

Silvio Magliano (Misto minoranza – Area popolare –NCD): La seconda sentenza, a mio giudizio, accoglie il ricorso richiamando i Diritti dell’uomo della Corte europea. Dalla sentenza discendono due aspetti: il rapporto di unione e la genitorialità. In questa situazione il giudice della Corte d’Appello avrebbe dovuto, in assenza di legge, inoltrare ricorso alla Corte costituzionale.
L’Amministrazione comunale poteva esercitare il diritto alla prudenza. Il ricorso alla Cassazione deve fare chiarezza per capire meglio i diritti. Così si crea, invece, un precedente, sia sulla filiazione sia sulla nazionalità.

Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia): Questa sentenza dimostra una mancanza di rispetto perché va contro la sovranità nazionale. E, anche contro la libertà italiana di non legiferare su questi temi. Condivido che si debba tenere in conto la tutela del bambino, però in questo caso mi pare che lo si usi come una bandiera, un oggetto del contendere tra i vari soggetti, arrivando alla mercificazione, alla politica che rincorre la giurisprudenza.

Laura Onofri (PD): Non vi è dubbio che la Città non potesse fare altro che eseguire ciò che la sentenza ordinava. L’Amministrazione non ha titolo per opporre un rifiuto. Il giudice di primo grado teneva solamente presente l’ordine pubblico interno. Diversamente, le argomentazioni che i tre magistrati donna della Corte d’Appello hanno utilizzato nella motivazione della sentenza fanno riferimento all’ordine pubblico internazionale, sono condivisibili e dalla parte del diritto. Questa sentenza non è ideologica e non si è espressa a favore di un tipo di famiglia, ma rispetto alla tutela dei diritti del bambino secondo i principi della normativa internazionale, sulla base di quella che è la Carta di Nizza, ratificata dal nostro paese e volta a difendere i diritti dei cittadini dell’Unione Europea.

Silvio Viale (PD): Questa sentenza, al di là degli aspetti giuridici, rappresenta un grosso passo avanti per l’intera società italiana. L’aspetto è molto semplice: l’atto di nascita riporta i genitori, che in questo caso sono due donne, e rappresenta un’evoluzione biologica, sociale e politica. Il discorso sarebbe ugualmente applicabile a una coppia eterosessuale, che si trova in condizione di mettere al mondo un figlio attraverso la fecondazione eterologa. Bisogna di conseguenza rispettare la volontà delle coppie, tutelare i bambini e la loro genitorialità. Il Comune di Torino si confermi all’avanguardia nella difesa dei diritti.

Luca Cassiani (PD): Nel corso del dibattito è stato trascurato un particolare, ovvero che il Decreto della Corte d’Appello non si limita a suggerire di trascrivere l’atto, bensì lo ordina. Quindi, qualora l’ufficiale non avesse adempiuto sarebbe incorso in un’inottemperanza,
Dal punto di vista del merito del provvedimento è necessario notare come la tutela del minore sia stata messa in primo piano, in relazione a quanto è affermato dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Nel testo della sentenza è scritto: “Il minore non avrebbe un esercente la responsabilità genitoriale e nessuno potrebbe esercitarne la rappresentanza con riferimento a problematiche sanitarie, scolastiche, ricreative”.
Infine ricordo all’aula che le sentenze vanno sempre rispettate; si è troppo abituati a valutarle piegandole al gioco delle parti, anziché applicarle senza indugio.

Andrea Tronzano (Forza Italia): Il giudice di primo grado aveva stabilito la non trascrivibilità degli atti, in quanto contrari all’ordine pubblico. Dovremmo tenere in considerazione quest’aspetto, che riguarda i principi etici e politici della nostra società, in attesa della pronuncia della Cassazione. Qui non c’è un’evoluzione, ma un’involuzione. Due madri io non le ho mai viste, così come due padri! E mi auguro che mai ci siano nel nostro ordinamento. È un’aberrazione a cui mi auguro venga presto posto rimedio, con un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Paolo Greco Lucchina (NCD): Vorrei che ragionassimo sul concetto di genitorialità e affrontassimo la materia della filiazione. La decisione della Corte d’Appello invece non prende in considerazione che questo bambino ha un padre, che, seppur sconosciuto o “rimosso” dalle magie della provetta, potrebbe essere esercitare il suo diritto alla paternità, come previsto dal nostro ordinamento. Si fa carta straccia delle qualità della famiglia e della famiglia come fondamento giuridico. Mi auguro che la decisione della Corte d’Appello venga rivista dalla Cassazione!

Chiara Appendino (5 stelle): Condivido quanto espresso dai consiglieri Onofri, Cassiani e Viale e apprezzo la scelta – coraggiosa – dell’Amministrazione di procedere alla trascrizione degli atti. È una sentenza che riconosce un diritto: come si potrebbe non applicarla? Riconoscere un diritto non è un’involuzione, ma un’evoluzione: come, ad esempio, il voto alle donne e il divorzio. Il problema è che questo Paese non riesce a dare risposte alle esigenze della società: siamo fermi al Medioevo! La vera sconfitta è dover dare attuazione a una sentenza perché non riusciamo a legiferare in materia.

Barbara Cervetti (Moderati): Non sono d’accordo sulla posizione presa dal sindaco, una posizione ideologica. Opportuno sarebbe stato avviare un dibattito a 360 gradi e aspettare una normativa nazionale aggiornata in materia. E invece non si è sviluppato un dibattito, di fatto reciso prima ancora della sua nascita.
E’ un tema di grande importanza e non possiamo affidarci soltanto al buon senso. Stiamo parlando di etologia, di sviluppo della specie, del concetto di genitorialità. Siamo fuori dall’evoluzione naturale se dimentichiamo i ruoli del padre e della madre, quasi come non esistessero più.
Invito il sindaco a ripensarci e a fare il dibattito.

Vittorio Bertola (Mov 5 Stelle): Ricordo come spesso in Europa le sentenze in tema di diritti civili siano state contrarie all’Italia.
Sul dibattito di oggi pomeriggio rimarco invece due elementi. In prima battuta, l’omosessualità nel passato era altrettanto diffusa (e forse qualche consigliere non lo sa); e trovo anche inopportuni i giudizi morali espressi nei confronti delle due donne, giudizi affrettati e superficiali. In democrazia occorre invece accettare le scelte di tutti.

Lucia Centillo (PD): Condivido appieno la posizione del sindaco Fassino, che bene ha fatto ad andare incontro ai diritti dei bambini in un contesto come il nostro dove talvolta sembra che i diritti degli animali siano più importanti di quelli dei minori. E invece è proprio il mondo degli adulti che deve farsi carico del rispetto dei loro diritti.

Maurizio Trombotto (Moderati): Quando si parla di diritti e di libertà, di singoli o di nuclei familiari, indipendentemente da quella che è la loro composizione, io credo che non si possa tacere. In questo caso, ritengo doveroso esprimere a nome del gruppo la totale vicinanza, condivisione, solidarietà con la scelta che è stata operata da questa amministrazione e dal Sindaco della Città. Questa scelta costituisce una battaglia politica, in questo caso coadiuvata da una sentenza della magistratura. E le sentenze vanno applicate e rispettate.

Fabrizio Ricca (Lega Nord): Io sono convinto che non ci siano Paesi più avanti ed altri più indietro ma Paesi con sensibilità diverse. E quello che fanno gli altri credo non debba interessarci. Noi dobbiamo guardare a casa nostra e capire a casa nostra cosa vogliamo fare. Questa è una battaglia politica in cui è stato utilizzato un bambino: preso e utilizzato per fare politica, senza nemmeno preoccuparsi di capire quale possa essere la volontà del soggetto utilizzato, il bambino in questo caso. E’ l’incapacità di una parte politica (quella che esprime il presidente del Consiglio da due anni a questa parte.

Al termine del dibattito la replica del Sindaco che ha ribadito come il punto sia mettere al centro l’interesse prioritario del minore, i cui diritti vanno tutelati in ogni caso.
E stato sottolineato da un Consigliere, ha osservato Fassino, che la sentenza cui si dà applicazione è stata scritta da tre donne, e di questo fatto si dovrebbe tenere conto, a conferma della necessità di guardare a questi temi con apertura culturale e senza pregiudizi.
La trascrizione dell’atto di nascita, ha specificato Fassino, comporta quella delle generalità dei due genitori, mentre per la trascrizione nei registri dell’anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire), le generalità del bambino sono accompagnate da quelle del solo genitore italiano.

19 gennaio 2015


Pubblicato il 19 Gennaio 2015

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