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Comunicato stampa

GREMBIULINO SÌ, GREMBIULINO NO… IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE

Su richiesta di numerosi consiglieri (Tronzano, Carbonero, Marrone, Appendino, Cervetti, Liardo, Viale) si è discusso oggi in Sala Rossa sull’utilizzo del grembiule nelle scuole d’infanzia torinesi, frequentate da 9mila bambini.

Ha fornito le comunicazioni in aula l’assessore all’Istruzione Mariagrazia Pellerino:

“La questione ‘grembiulino sì, grembiulino no’ nelle scuole d’infanzia torinesi è una non-notizia.

Già oggi infatti nel 25% delle scuole non si usa più da anni. E comunque non è stato introdotto alcun obbligo di non utilizzarlo più: i genitori che vorranno potranno continuare a farlo indossare ai propri figli.

L’invito a non utilizzarlo è frutto di una proposta del Coordinamento pedagogico e di un dialogo che si è sviluppato tra il coordinamento dei responsabili pedagogici e i circoli didattici. La proposta è stata ritenuta pedagogicamente interessante, ma il dibattito è ancora aperto: la Città non vuole imporre un modello pedagogico, ma lo discute.

Il Coordinamento pedagogico vuole ragionare – come già aveva fatto il compianto pedagogista Walter Ferrarotti – sui diritti specifici ed esigibili dei bambini e sui modi e sulle forme con cui bambine e bambini costruiscono il proprio sé ed esprimono le proprie emozioni.

Secondo il Regolamento delle scuole d’infanzia approvato dal Consiglio Comunale, la responsabilità della definizione e attuazione del progetto pedagogico è comunque affidata alla direttrice o al direttore del Circolo Didattico”.

Sono quindi intervenuti i consiglieri comunali.

Maurizio Marrone (FD’I): Questo dibattito può apparire poco interessante però è anche vero che è un problema di mentalità, di uno sconvolgimento sociale per quei bambini che iniziano il loro percorso formativo. Credo che dal ’68 tutto ciò che è uniforme sia considerato tutto il male possibile derivante dagli anni del fascismo.
Il grembiulino è, in realtà, ciò che fa apparire i bambini uguali, pur provenienti da ceti diversi. In questa battaglia vedo solo la corsa di quei genitori che fanno a gara per i vestiti griffati.
In una città come la nostra, anche da questi piccoli simboli, si deve promuovere un’idea di uguaglianza sociale.

Andrea Tronzano (Forza Italia): L’assessore che dice che le notizie apparse sui giornali non siano notizie ci rende lieti. Questo dibattito denuncia ancora una volta le diverse basi ideologiche sulle quali poggia la città. Sono troppe il 25% delle scuole che non fanno uso dei grembiuli. Credo che sia necessario un approfondimento in Commissione, per capire quale scuola si deve immaginare e anche per altri aspetti.
Il grembiule deve rimanere e mi preoccupa quel 25% di scuole dove i bambini non lo portano. Dal punto di vista pratico, le nostre pedagoghe vanno contro quello il buon senso delle mamme che, per esempio, fanno indossare i grembiuli anche per evitare di sporcare i vestiti.

Roberto Carbonero (Lega Nord): Pongo una domanda. Se sono già il 25% le scuole dove i bambini non indossano i grembiuli perché dare indicazioni di non metterlo?
Ritengo sbagliato togliere i grembiuli: anche le tute sarebbero una divisa. Vorrei capire fin dove arriva questo spot politico. Sono d’accordo con l’approfondimento in Commissione.

Paola Ambrogio (FD’I): Credo che il senso di appartenenza dei bambini, in un mondo dove l’individualismo regna sovrano, sia dato dal grembiule che non ha mai creato problemi ,anzi aiuta dal punto di vista formativo ed educativo e anche da quello pratico. Anche i medici o gli infermieri indossano i camici per proteggersi e riconoscersi, così come accade per i bambini. Nella società dei consumi si evitino nelle scuole sfilate di moda.

Barbara Cervetti (Moderati): A quanto pare, oggi il grembiulino è diventato un problema importante, tra scuole che cadono in pezzi e problemi con le mense… Da un’assessore di estrazione comunista non mi sarei aspettata un invito alla gara di eleganza classista. Il grembiule è un segnale di uguaglianza sociale, almeno per l’aspetto esteriore. L’assessore parla di “progetto pedagogico”, ma fa riferimento soltanto a un concetto di “appartenenza multipla”. L’identificazione col gruppo, tramite il colore dei grembiulini, è importante a quell’età. L’appartenenza al gruppo rafforza lo sviluppo dell’io e del sé nell’evoluzione del bambino, e ne rafforza l’interiorizzazione del ruolo istituzionale, anche con l’apprendere il rispetto di regole che, nell’istituzione scuola, possono essere differenti da quelle che apprende nel proprio ambiente.

Maurizio Trombotto (SEL): Non ho esperienza quale pedagogo, pur essendo un genitore, ma ho una visione differente da quella di vari colleghi che mi hanno preceduto. Chi sottolinea l’importanza formativa del grembiulino pare non si renda conto che i bambini, terminato l’orario scolastico, vivono nel mondo esterno, dove le differenze sociali e in generale di modo di vivere sono evidenti. Tra l’altro una discussione di questo genere è inappropriata per un’aula che dovrebbe dibattere altri argomenti. Scelte specifiche vanno demandate a chi possiede adeguate competenze professionali.

Chiara Appendino (5 Stelle): Personalmente non sono contraria all’adozione del grembiulino nelle scuole materne, per motivi formativi e pratici: ritengo però necessario un approfondimento della questione nella Commissione competente. Il tema è di fatto anche politico, poiché un indirizzo politico appare evidente nel documento redatto dal Coordinamento pedagogico. L’uso o non uso del grembiulino è soltanto uno degli spunti di riflessione sulle attività del Coordinamento, che dovremmo incontrare in V Commissione.

Michele Curto (SEL): Sarà bene approfondire in Commissione questo tema, tenendo conto che la comunicazione in aula non è in questo caso lo strumento più appropriato, dato che dovrebbe essere riservato a questioni eccezionali e urgenti. Oggi, in questa sala, dovremmo piuttosto occuparci del crollo avvenuto in una scuola materna di via Mercadante, che era stata tra l’altro oggetto di interventi recenti, o riflettere sulla vicenda del concorso dal quale, essendo risultate molte inidoneità, non potremo attingere per le supplenze.

Laura Onofri (PD): Si tratta di un falso problema. C’è un Coordinamento pedagogico che di concerto con la direzione didattica prende le sue decisioni, che possono anche essere diverse a seconda dei casi. Ci sono per esempio asili o scuole dove si fanno attività di laboratorio o attività all’aperto dove il grembiule può essere d’impaccio.

Silvio Viale (PD): Il grembiulino è uno strumento di lavoro, ma il vero problema è che l’Assessore smentisce se stesso: i giornalisti la notizia l’hanno data, vengano smentiti se non era vera. In una società di bambini diversi per colore della pelle e culture, il grembiule aiuta i più piccoli ad accettare che fanno parte tutti di una stessa comunità: messaggio che dovrebbe essere caro a un partito di sinistra.

Luca Cassiani (PD): Il grembiulino è un falso problema: c’è libertà di insegnamento, dunque si rispettino le scelte degli insegnanti e l’autonomia scolastica.

Vittorio Bertola (5 Stelle): È giusto che siano le scuole e le famiglie a decidere, comunque la questione è certamente politica e lo è dal 1968. Ma da allora la società è cambiata e oggi è necessario che si promuova l’uguaglianza e non l’esteriorità.

Enzo Liardo (NCD): La discussione è stucchevole. Ricordo piuttosto al Presidente che l’importante è non discriminare sui tempi di intervento i gruppi più piccoli.

(Ufficio Stampa Consiglio Comunale)


Pubblicato il 14 Luglio 2014

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