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Comunicato stampa

CESSIONE QUOTE GTT 49%: LA DISCUSSIONE IN AULA

Questa mattina c’è stata in Consiglio comunale la discussione generale sugli indirizzi di gara per la cessione del 49% delle quote di Gtt.
Dopo la relazione dell’assessore alle aziende partecipate del Comune Giuliana Tedesco e gli interventi dei consiglieri comunali ha chiuso il dibattito il sindaco Piero Fassino.
Oggi pomeriggio alle ore 15 riprenderanno i lavori del Consiglio comunale per la discussione degli emendamenti e la possibile votazione della delibera.

Giuliana Tedesco – assessore Partecipazioni societarie del Comune
Le città e i sindaci non possono più gestire ogni servizio per motivi gestionali e per la riduzione delle risorse per il trasporto. Gli equilibri di bilancio non consentono l’erogazione di tutti i servizi con efficienza e alta qualità.
Gtt ha bisogno di risorse, è una società che non fa utili, e l’ente pubblico non può più sostenerla come negli anni scorsi.
La città, dal canto suo, ha bisogno di risorse per l’indebitamento e per rimanere nella legge di stabilità nel 2014. Vogliamo cedere il 49% di quote a un socio industriale, auspicando il potenziamento di Gtt.
Nel 2014 ci sarà (nell’arco del triennio 2013-2015) un ulteriore taglio ai trasporti pubblici del 9%.
E’ necessario costruire sinergie tra pubblico e privato, così come è accaduto per Amiat e per le Farmacie comunali.
La cessione del 49% non significa nè un servizio minore nè un aumento tariffario. Cediamo delle quote di controllo della società e non il Contratto di servizio che regola la gestione dei trasporti.
E’ fondamentale aprire un tavolo per riorganizzare il servizio Gtt e per rilanciare lo sviluppo industriale della società.

Fabrizio Ricca – Lega Nord
La vendita delle quote non è una questione economica ma una politica per vendere le aziende partecipate. Con questa delibera si intende cancellare una gestione non di tipo imprenditoriale. Si propone la vendita del 49% così come già accaduto lo scorso anno, questo è rischioso perchè non si potrebbero avere le risorse necessarie per gli investimenti.
Questa Giunta non ha voluto seguire una via alternativa. Noi avevamo parlato di trasporti macroregionali (con Genova e Milano). Una fusione tra piccole aziende che sarebbe stata più forte nei confronti dello Stato.
Abbiamo presentato emendamenti non ostruzionistici ma nel merito e chiediamo che l’amministratore delegato lo nomini la Città. Che la Città decida nel Consiglio di amministrazione le clausole sociali per i dipendenti.
Visto che non c’è una necessità di risorse economiche, fermiamoci e pensiamo a una fusione che ci renda più forti.

Paolo Greco Lucchina – Nuovo Centrodestra
Si conclude un dibattito durato due anni in cui ho sempre dissentito, confortato anche dagli analisti di Mittel advisory che confermano che l’interesse per questa vendita sarebbe maggiore con una cessione del pacchetto azionario di maggioranza.
In passato, come Pdl, chiedemmo che si vendesse senza scorporare asset immobiliari ma in un quadro chiaro di varianti strategiche per la valorizzazione di questo patrimonio. Con l’eccezione del deposito di corso Novara, che sappiamo strategico per la variante 200, oggi così non è.
Abbiamo anche chiesto clausole di garanzia per la tutela dell’occupazione, e continuiamo a sentir parlare di tagli al trasporto pubblico locale. Ho presentato un emendamento che la maggioranza non potrà non votare,chiedendo che le plusvalenze che verranno dalla cessione di asset immobiliari siano reinvestite e vincolate al potenziamento del trasporto pubblico.

Dario Troiano - Alleanza per la città
Avevo molto apprezzato una frase del sindaco sulla ricerca di una visione futura per questa Torino ahimé deindustrializzata. La frase era “gettare il cuore oltre l’ostacolo”. Purtroppo con Gtt non lo stiamo facendo. Come in una famiglia anche noi dovremmo comprare quando ci sono risorse e vendere quando mancano. Vendere ora il 49% di Gtt non è privatizzare. D’altra parte se si tratta di veri privati chi investirebbe su Gtt senza averne il controllo. E se, come dice l’assessore Tedesco, ciò che conta ai fini del servizio pubblico non è la maggioranza o meno delle azioni ma il contratto di servizio, allora perché non vendiamo l’80%? Stando così le cose era meglio non vendere affatto, mantenere il controllo pubblico dell’azienda e mettere ai suoi vertici un management all’altezza. Ci sono anche casi di aziende pubbliche ben gestite.
Avevo pensato di non votare questa delibera ma non voglio sottrarmi: voterò no.

Vittorio Bertola - Movimento 5 stelle
Ignorando il referendum popolare già a settembre del 2011 questa Giunta annunciava la vendita di Gtt. Prima ci hanno detto che era un obbligo di legge, cambiata la legge ci hanno detto che era per rientrare nel patto di stabilità, venuta meno questa esigenza economica ci dicono che è una scelta industriale. A fronte dei tagli al trasporto pubblico da tempo in atto e l’ovvia esigenza del futuro socio privato di ritagliare nel fatturato di Gtt i suoi margini di utile, le conseguenze della vendita saranno tagli al personale, o riduzione del servizio, o aumento delle tariffe o tutte e tre le cose.
Siamo contrari alla vendita ma, vendendo, era più logico cedere l’80% dato che anche con il solo 49% l’acquirente privato, e a questo punto vorremmo che sia un provato “vero”, vorrà avere giustamente il controllo dell’azienda. Inoltre la delibera non dà indicazioni tecniche sul piano di servizio i relazione alla valutazione delle offerte d’acquisto. Siamo contrari anche alle speculazioni edilizie come quella che si annuncia con la variante urbanistica sul deposito di corso Trapani, dato che ci è chiesto di approvare al buio un atto che non chiarisce nel suo insieme quali beni immobiliari saranno alienati e quali rimarranno in capo a Gtt.
Ancora una volta non si riesce ad affrontare le difficoltà abbandonando “l’approccio greco” ala crisi. Si potrebbe invece ancora ripensarci e, per esempio, valutare le proposte avanzate dal sindacato per risparmiare decine di milioni di euro.

Andrea Tronzano - Forza Italia
Nessuno ha la verità in tasca ma è ormai chiaro che il capitalismo municipale ha fallito, rendendo necessario aprire alla concorrenza per avere servizi pubblici efficienti. Questa maggioranza eterogenea non ha avuto il coraggio di seguire con decisione questa strada: una mancanza di chiarezza che ha danneggiato i risultati di una vendita che andava fatta da tempo. Mi preoccupa la possibile vendita al parapubblico e non a un vero socio industriale, Trenitalia sta cercando di acquisire il trasporto pubblico locale in tutto il Paese ma non ha volontà né risorse per fare investimenti importanti. Altro motivo di preoccupazione, il fatto che vendendo il 49% non si avranno più efficienza e occupazione, come si sarebbe potuto ottenere vendendo l’80% delle quote. Sarà bene che la Città versi gli introiti della vendita alla stessa GTT, oppressa da un debito del quale anche il Comune ha responsabilità. Il sindaco non è stato in grado di convincere la sua composita maggioranza ad andare oltre la cessione del 49%. Questo è un errore che pagheremo nel tempo.

Paola Ambrogio - Fratelli d’Italia
Dopo i tentennamenti sul 49 o l’80%, le ragioni di questa vendita non appaiono chiare: si era parlato di rientro nel Patto di stabilità ma oggi questa motivazione è venuta meno. Gli introiti derivati dalla cessione delle quote dovranno essere utilizzati per migliorare il servizio di trasporto pubblico, che riceve sempre meno risorse dal governo nazionale e – di conseguenza – dalla Regione. Aggiungo che prima di procedere con la vendita sarebbe stato opportuno approfondire la vicenda delle anomalie riscontrate in GTT dall’ispezione del Ministero delle Finanze. In questa situazione non possiamo che votare contro questa deliberazione.

Alessandro Altamura – PD
Pensando ad alcuni interventi dell’opposizione, devo ricordare il clima sociale difficile di questi giorni, al di là delle parole dei vari apprendisti stregoni. Non si può dimenticare che prima di questo governo ci sono stati quelli presieduti da Monti e Berlusconi : e parlare di federalismo fiscale diventa difficile a fronte di una normativa nazionale che diventa schizofrenica, con IMU e gabelle locali in continua evoluzione, con i continui tagli di trasferimenti.
Sulla vendita delle quote GTT il dibattito è stato ampio, negli ultimi sedici mesi ci sono stati 13 passaggi in Commissione.
In tutta questa vicenda, il PD ha mantenuto costante attenzione, anche con la mozione approvata nel giugno scorso, su una dismissione che più di altre ha ricadute sui servizi e sul lavoro: anche la Giunta ha confermato la propria attenzione sul contratto di servizio e le clausole sociali di salvaguardia. E si tratta di un impegno che non si esaurisce con l’approvazione di questa delibera, il Consiglio continuerà a esercitare il proprio controllo, sul servizio come sulle garanzie per i lavoratori così come sulla valorizzazione successiva del patrimonio immobiliare. Noi auspichiamo una base d’asta importante, con un partner industriale solido e una garanzia per futuri investimenti.
Quanto al ventilato “asse delle Regioni del Nord Ovest” sul trasporto pubblico, ricordo come sia stato un fallimento sul nascere, perché mettere insieme piccole forze non ne crea una grande: la multiutility del Nord è purtroppo solo un progetto scritto sulla carta.

Barbara Cervetti (Moderati): Questa delibera è una tappa fondamentale nel progetto di riorganizzazione del sistema delle aziende partecipate. A fronte della continua diminuzione delle risorse a disposizione delle amministrazioni locali, la vendita del 49% delle quote azionarie di Gtt non è una scelta per fare cassa. E’ una scelta, certamente dettata dalla difficile situazione economica, che deve servire a sostenere l’azienda per garantirle possibilità di sviluppo e consolidamento. Siamo d’accordo con il presupposto, colto nella delibera, di coniugare il rilancio aziendale al mantenimento del controllo pubblico. Senza partner privato non ci può essere competitività sul mercato, il pubblico da parte sua deve garantire tutela del servizio, dei cittadini e dei lavoratori, senza impedire lo sviluppo industriale per non trasformare la presenza dell’amministrazione in un freno.

Marco Grimaldi – SEL
Perdere il controllo pubblico rimane un binario morto. Per questo spero sia definitivamente superata l’idea di vendere l’80% di Gtt. Come partito siamo impegnati a salvaguardare il trasporto pubblico locale dai tagli del governo nazionale e regionale, per evitare che i rincari finiscano per penalizzare i cittadini con maggiori difficoltà: anziani, studenti, disabili, disoccupati. La vicenda industriale è sempre stata messa ai margini di questa discussione e per questo noi, fin dall’inizio, abbiamo cercato di mettere al centro del dibattito il progetto industriale.
Siamo in regime di monopolio, se vogliamo difendere il pubblico dobbiamo riuscire a valorizzare l’immenso patrimonio di investimenti prodotti dagli enti pubblici negli ultimi quindici anni, a partire dal passante ferroviario, altrimenti questa vicenda non sarà servita a nulla. Non a ristrutturare il nostro debito, non per rientrare nel Patto di stabilità e nemmeno a salvare Gtt. Non pensate che, a fronte di tagli nazionali e regionali possa arrivare un privato capace di fare quello che non sappiamo fare noi. Questa operazione dovrebbe invece servire a costruire un sistema macro regionale delle aree metropolitane per costruire una grande azienda del trasporto pubblico locale del nord Italia che potesse fare cose diverse: salvare aziende del settore in crisi o pensare a modelli integrati sull’impronta di altre grandi città europee come Parigi o Berlino. Perché a salvare il pubblico sono più brave le aziende pubbliche, con manager preparati, difendendo l’occupazione, migliorando l’offerta.

Chiara Appendino – Movimento 5 stelle
Il capitalismo municipale non è fallito, come dice il consigliere Tronzano, è malato per responsabilità della politica. Perché è mancato il controllo, le partecipate sono state utilizzate spesso come bacino elettorale e non per erogare il migliore servizio, perché ci sono stati tagli a livello nazionale che hanno messo in difficoltà le aziende pubbliche locali.
E’ malato, perché tutti conosciamo l’esito referendario e quindi ci si chiede: perché stiamo vendendo? Se si dichiara scettico l’assessore Lubatti, come dovremmo sentirci noi consiglieri? E dire che si fa, come dice la consigliera Cervetti, per non aumentare la pressione fiscale, è una baggianata pazzesca!
Se i cittadini ci hanno chiesto con il referendum di prendere una posizione netta, forse una pausa ce la dovremmo prendere, perché una volata che si vende quella cosa lì non c’è più. Sospendere la vendita per capire cosa stiamo facendo sarebbe un segnale tanto forte quanto opportuno verso i cittadini.

Michele Paolino – PD
Dopo questo iter, alla Città rimarrà il 51% di GTT, con patti parasociali che rafforzano ulteriormente questa quota. E il Consiglio comunale continuerà a esercitare i suoi compiti di indirizzo e controllo, con un partner privato che fornirà liquidità e supporto industriale, nell’interesse dell’azienda.
La cessione ci permetterà di far crescere l’azienda e avere risorse per investimenti.
Sia pubblico che privato avranno poi interesse ad aggregazioni più vaste, in una prospettiva che coinvolga anche Milano e Genova, in un’ottica di una società multiutility.
Servono investimenti sul trasporto pubblico locale e per rilanciare il sistema economico produttivo e l’occupazione. C’è stato il massimo coinvolgimento dei sindacati per tutelare i lavoratori, che vedranno riconosciute le loro garanzie, così come accadrà per i cittadini-utenti.
Ci vogliono persone, risorse e strategie per rilanciare l’azienda: in questa delibera ci sono. E la Città continuerà ad avere un ruolo da protagonista.

Roberto Carbonero - Lega Nord
Bisogna esprimere in maniera più chiara e comprensibile per i torinesi cosa significa questa cessione. La Città si terrà il 51% di nulla: la governance l’avrà chi compra il 49%. La politica aziendale la farà il privato… e con una quota di minoranza! Perché non si è fatto un accordo con Trenord, che ha dimostrato grande efficienza?
GTT è un’azienda solida che ha però delle zavorre rappresentate dall’eccessivo personale, che la Città non sa gestire e preferisce delegare ad altri il compito di licenziare.
Pensiamo ancora a quello che stiamo facendo: non dobbiamo avere fretta.

Sindaco Piero Fassino
La scelta di aprire GTT alla partecipazione di capitali privati è fondata su più ragioni. Innanzitutto, garantire un servizio di trasporto pubblico adeguato alla domanda, grazie a risorse finanziare aggiuntive che la Città non ha, garantendo così le risorse necessarie per investimenti sul rinnovo del parco rotabile, sullo sviluppo della rete, sulla mobilità sostenibile e per il mantenimento dei livelli occupazionali.
Inoltre, Torino potrà così liberare risorse per proseguire nella strategia di riduzione del debito, che, nel 2014, scenderà sotto i 3 miliari di euro. La cessione del 49% inoltre concorrerà al mantenimento della nostra città nel Patto di Stabilità anche nel 2014.
Come per TRM, Amiat e Sagat, anche la dismissione di GTT si inserisce in un progetto di politica industriale, volto a dare a GTT le condizioni per un suo sviluppo. E l’ipotesi di aggregazioni più vaste a livello regionale, o con altre città del nord ovest, non è alternativa alla cessione del 49%. Il partner privato che entrerà nella società non potrà che essere interessato all’ampliamento del mercato di GTT.
Segnalo poi che moltissime città hanno già sistemi di trasporto pubblico a capitale misto: Firenze, Trieste, Udine, Bergamo, Cremona, Como, Perugia, Modena, con risultati assolutamente soddisfacenti.
Infine, quanto al perché non vendiamo l’80%, la risposta sta nella volontà del Consiglio Comunale che si è espresso per la cessione del solo 49%.

(tdn) - Ufficio stampa del Consiglio comunale


Pubblicato il 16 Dicembre 2013

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