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Comunicato stampa

IL DIBATTITO SU TASSA RIFIUTI E SERVIZI (TARES)

Nell’introdurre il dibattito sulla delibera che determina le Tariffe per la Tares, Gianguido Passoni, Assessore al bilancio, ha ricordato il percorso deliberativo fin qui effettuato: “Avete approvato il Piano finanziario che prevede la composizione Full cost (costi diretti e costi indiretti) da ribaltare interamente sul contributo. Il Piano finanziario è il recinto economico all’interno del quale operiamo, diviso in due sottorecinti: quello delle utenze domestiche e quello delle utenze non domestiche. Il piano tariffario di cui ora discutiamo è la ripartizione del tributo all’interno di ognuno dei sottorecinti”.

Nella sua replica conclusiva l’Assessore ha detto: “Di fronte al fatto che oramai i trasferimenti dello Stato incidono sul bilancio comunale per soli 12 milioni si pone un problema concettuale, ovvero che cos’è “federalismo” in una situazione che prescinde ormai dalle scelte di redistribuzione fatte a livello centrale?
La Tares è un tributo locale ma è chiuso in una gabbia di norme decise centralmente e allora la politica non può sempre rifugiarsi in un’altra realtà, dove “io non c’ero e se c’ero ero distratto”. Ci sono state le scelte fatte dal Governo Berlusconi, in cui c’era anche la Lega nord, c’è stato il Governo Monti ed il suo decreto “salvaitalia”.
Il lavoro di studio basato sullo studio storico dell’Ipla e sugli aggiornamenti successivi è durato mesi. Certi paragoni con le tariffe di altri comuni non hanno senso se si accosta Torino a un comune di 20.000 abitanti con scale tanto diverse. Torino va paragonata a Genova, che ha tariffe più alte, o a Milano, dove le tariffe sono più basse, o a Napoli, dove il tributo è molto più alto che a Torino, Milano e Genova.
Altri errori sono dire che sono penalizzati i mercatali, mentre i due terzi di loro pagheranno meno che nel 2012, o che lo sono le utenze non domestiche su cui, invece, ricadono aumenti medi del 3,8%, contro quelli del 16% a carico delle utenze domestiche.
Bar, sale da gioco e birrerie erano soggette ad aumenti teorici del 40%, mentre usufruiscono del contenimento massimo degli aumenti al 20%.
Abbiamo potenziato le salvaguardie connesse alla situazione economica delle famiglie misurate con l’Isee. La battaglia per il Welfare, che lo Stato sta cominciando a negare a determinate categorie di cittadini va fatta anche assieme alle minoranze, su materie come la sanità o la previdenza sociale: Tares non è un ammortizzatore sociale”.
In relazione alla quota per i servizi indivisi che vedono tutti pagare una eguale quota Passoni ha ricordato “la raccolta delle foglie, per esempio o lo spazzamento delle strade, vanno pagate da tutti e in misura uguale e indipendente dalla fruizione. Proprio come il Servizio sanitario nazionale è sostenuto dalla tutti, anche se in salute.
Io sono disponibile a ragionare sulla Tares ed alla possibilità di migliorarla per il 2014, quando confluirà nella Tasi.
La fiscalità ed anche la Tares sono un’occasione per leggere meglio la realtà della città. Scopriamo ch ea Torino il 66% dei nuclei famigliari è formato da una o da due persone. Siamo 904.000 abitanti in una città che è arrivata ad accoglierne oltre un milione. Abbiamo molti spazi per pochi abitanti in una città in cui però sono in atto tanti sfratti. Allora facciamo di tutto questo occasione per ragionare di politica con la “p” maiuscola e non limitiamoci a raccogliere le rivendicazioni, anche legittime, di specifiche categorie di cittadini.

Fabrizio Ricca (Lega Nord): Siamo contrari ad una tassa ingiusta che si può definire una piccola patrimoniale orizzontale che non guarda in faccia nessuno, con i suoi trenta centesimi a metro quadro, indiscriminati fra chi ha casa di pregio e chi no, e che sulla città produrrà un gettito di 9,5 milioni di euro, cifra importante che togliamo all’economia torinese e che si sarebbe potuta utilizzare in altro modo e che invece andrà allo Stato. Deve allora passare il messaggio che se pure questa è una tassa annuale (che sparirà fra oggi e domani con il voto del Parlamento), non tutti devono pagare allo stesso modo, soprattutto in una città dove il calcolo è viziato da anni di sprechi e di cattiva gestione Amiat. Se siamo in questa difficile situazione è colpa di chi ha amministrato la città e l’azienda.
Domani spiegheremo emendamento per emendamento le motivazioni per cui non vogliamo che questa tassa sia approvata.
Altro aspetto importante è la nostra proposta, contenuta nella nostra mozione di accompagnamento, di sgravi fiscali sulla tassa rifiuti per chi va a fare un servizio sociale eliminando i videopoker (di cui la città può tranquillamente fare a meno) dalla propria attività commerciale.

Andrea Tronzano (PdL): La Giunta si è dimostrata chiusa nei confronti delle proposte dell’opposizione. Dopo l’istituzione nel 1993 della Tarsu e la legge Ronchi del ’97, il Comune avrebbe dovuto adottare tecnologie adatte a misurare i rifiuti prodotti, invece si continua a utilizzare la misurazione preventiva, penalizzando imprese e famiglie, mediante gli studi IPLA. Il risultato è che tra il 2007 e il 2012 la spesa per le utenze domestiche è aumentata del 18%, mentre per varie categorie di imprese – come bar, ristoranti, alberghi – si è arrivati a un +51,5%. E questo mentre quest’anno, secondo AMIAT, i rifiuti sono tornati alle quantità del 1994. In generale, tra il 1996 e il 2011 le tasse locali sono cresciute del 114,4%. A Torino, aziende e utenze domestiche pagano per i rifiuti molto di più rispetto ad altre città: il doppio e in alcuni casi fino a dieci volte come nel caso degli ambulanti facendo il raffronto fra Torino e Moncalieri.
Occorre adottare un criterio che equipari tutte le utenze non domestiche, garantendo equità fiscale. Nella nostra mozione sosteniamo il riequilibrio dei costi fiscali variabili. In Europa – ma anche a Venaria - il 70% dei costi del servizio rifiuti sono coperti da utenze domestiche e il restante 30% dalle aziende.
Torino perde imprese e abitanti anche per l’eccessiva pressione fiscale. Il PdL voterà contro, dato che le nostre proposte non trovano ascolto da parte della maggioranza. Sulle nuove tasse prospettate in sostituzione della Tares, bisogna fare in modo che rappresentino una diminuzione del peso fiscale.

Chiara Appendino (5 Stelle): La TARES è una nuova imposizione peggiore di quella precedente: a due mesi dalla fine dell’anno solare viene applicata con efficacia retroattiva, con effetti devastanti per famiglie e imprese. A Ottobre ormai inoltrato, magari dovranno subire un incremento fino al 20% rispetto a ciò che era stato ipotizzato sulla base dell'anno precedente.
In Italia anche le tasse sono meno certe di altrove, cambiano di continuo ma con una costante: aumentano sempre.
L’Italia persegue una politica fiscale che tende a detassare i patrimoni a scapito dei redditi, senza attuare una vera e propria patrimoniale,.
E’ necessario un sistema fiscale equo che tenga conto delle capacità contributive, invece non si riesce a costruirne uno a supporto del cittadino e delle imprese, ma solamente un qualcosa di vessatorio.
E’ proprio questo il caso della TARES, che non avrà neppure un anno di vita: infatti da 2014 ci sarà la TRISE, che di dividerà in TASI e TARI, il tributo sui servizi destinato a sostituire per buona parte delle abitazioni principali sia l’Imu sia l’attuale Tares. Se non fosse tragico, sarebbe tra i migliori pezzi della comicità italiana.
Il gettito deve coprire il costo diretto e indiretto della gestione rifiuti, definito dal piano finanziario in un importo pari a 204.000.000, più l’addizionale provinciale e lo 0,3 che va allo Stato.
In tutto ciò esiste però un lato positivo: per la prima volta i torinesi possono toccare con mano la correlazione tra i costi del servizio e quanto il Comune chiede loro. La speranza è che i cittadini esercitino la dovuta pressione nei confronti dell’Amministrazione affinché l’efficienza sia massima.
Giunta e maggioranza non ci hanno permesso di entrare nel merito, forzando i tempi.
L’introduzione della TARES sarà una stangata per i cittadini. Il metodo che misura la tariffa sulla base della quantità e qualità media dei rifiuti prodotti per unità di superficie è sommario, antieconomico e non ecologico. Si dovrebbe andare invece verso una proporzionalità del prelievo rispetto alla quantità di servizio reso, premiando le famiglie e le imprese che producono meno rifiuti,
E quindi, proprio perché è ingiusta, irrazionale, retroattiva, irrispettosa dei principi europei, voteremo contro i provvedimenti in discussione.

Vittorio Bertola (M5S): Lo smaltimento dei rifiuti rischia di diventare il maggiore problema delle città moderne e quello che rischia di renderle insostenibili. Perché tutta questa vicenda dimostra come sia sempre più difficile smaltire i rifiuti che produciamo con le risorse economiche che abbiamo a disposizione. Un problema di vita o di morte per la civiltà urbana. Nello specifico, crediamo però che molto si possa fare per migliorare la situazione, quindi per ridurre il costo del trattamento dei rifiuti e renderli sostenibili. A cominciare dal piano finanziario il cui problema non è tanto l’articolazione interna, quanto il suo totale, la somma totale dei costi della raccolta rifiuti che risulta troppo elevata. A Torino, smaltire un chilo di rifiuti costa circa 40 centesimi di euro mettendo insieme differenziata e indifferenziata. Detto in questi termini, forse sarebbe ancora più importante far capire alle persone l’importanza di non generare rifiuti. L’unica cosa che si può fare allora per non incidere sulle tasche dei cittadini, è ridurre questi costi. Ma il problema è che questi costi elevati derivano da errori che sono stati fatti nelle gestioni precedenti e nella politica di gestione dei rifiuti di questa città. E noi consideriamo un errore non avere investito abbastanza sulla raccolta differenziata porta a porta ed avere invece investito mezzo miliardo di euro per costruire l’inceneritore, soluzione obsoleta che non risolve il problema perché brucia i rifiuti invece di valorizzarli e ha incrementato sensibilmente il costo della raccolta rifiuti a Torino.
Sulla delibera delle tariffe, che vedono un aumento significativo, soprattutto per le famiglie numerose e un certo tipo di aziende. E allora vorremmo ribadire che gli aumenti non possono continuare all’infinito ed è inutile continuare a chiedere soldi a chi non ne ha. Se le famiglie sono già tartassate e non si possono abbassare i costi per le aziende, bisogna comunque pensare che così si rischia, l’anno prossimo, di avere più famiglie in difficoltà perché si è perso il lavoro e meno gettito fiscale per aiutare queste famiglie

Paola Ambrogio (F.d’I): La Tares è un vero e proprio bidone. Ci aspettiamo dall’assessore rispetto e disponibilità verso le mozioni di accompagnamento che abbiamo presentato.
In commissione la partecipazione puntuale e accesa da parte delle minoranze, ha consentito importanti approfondimenti che diversamente non sarebbero stati affrontati.
Il costo del servizio di 204 milioni di euro è talmente importante da aver visto un consistente aumento per i torinesi, privati o aziende, e noi ne abbiamo lamentato la scorretta distribuzione fra le varie categorie. Non riteniamo sia il caso di colpire ulteriormente le famiglie ma anche all’interno delle utenze non domestiche abbiamo chiesto una distribuzione diversa, per incidere in modo meno pesante su attività commerciali o artigianali del territorio. Tra le categorie incontrate, è emersa non solo la contestazione all’aumento ma anche la denuncia di una distribuzione non equa.
Attraverso la mozione chiediamo di voler, per il futuro, fare valutazioni perché una parte considerevole è rappresentata dal servizio di raccolta porta a porta, un servizio che prevede costi che come amministrazione non possiamo più permetterci. Abbiamo presentato riflessioni su alternative possibili, sperimentate in altre regioni e in altri stati (es isole ecologiche di prossimità con utilizzo di microchip che consente il pagamento di quanto si produce).
Roberto Carbonero (Lega Nord): Per quanto riguarda le tasse sui rifiuti, Torino è tra le città più care d’Italia. Quanto incassato però non viene speso per migliorare il servizio, ma per coprire le malefatte degli amministratori, per coprire i debiti fatti dalla società partecipate dal Comune di Torino. Le nostre tariffe sono altissime, non per avere un servizio più efficiente, ma per rattoppare i buchi di bilancio, senza alcuna visione di prospettiva.

Marco Grimaldi (Sel): Ho sentito tanti errori, imprecisioni e smemoratezza da parte del centro-destra. La Tares è stata introdotta dal Governo Berlusconi e noi abbiamo dovuto spostare sulle spalle dei cittadini i mancati trasferimenti da parte dello Stato. Rimane però necessario rivedere il contratto di servizio Amiat per i costi di pulizia dei mercati, oggi in gran parte a carico della Città. Dovremo poi rivedere con l’assessore Passoni lo studio fatto dall’Ipla e migliorare le percentuali di raccolta differenziata nei diversi quartieri, discutendone con gli amministratori che abbiamo nominato in Amiat.

Maurizio Marrone (F.d’I): Esprimo profonda delusione per come la Sala Rossa sta affrontando questo dibattito, vista l’assenza di molti consiglieri di maggioranza.
La Tares è stata introdotta da un governo il cui premier è espressione del Partito Democratico, ma ha una responsabilità anche il sindaco Fassino, che come presidente dell’Anci, dovrebbe rappresentare la controparte per tutte le norme che hanno ripercussioni sui Comuni.
Non abbiamo strumenti per portare correttivi efficaci rispetto alle dinamiche del funzionamento di Amiat perché ci mancano informazioni dalle quali partire. Per questo nella mozione di accompagnamento chiediamo che la Città chieda al Ministero delle Finanze un’ispezione su Amiat, analoga a quella effettuata su Gtt.
Le altre richieste riguardano l’incisione delle singole aliquote sulle varie categorie: siano ad esempio previsti meccanismi perequativi per inquilini a basso reddito, perché la difficoltà a far fronte alla Tares non abbia come conseguenza una nuova ondata di sfratti.
Per il futuro chiediamo una revisione delle categorie, a partire dagli istituti di credito che hanno ottenuto uno sgravio del 5% rispetto al passato mentre gli ambulanti hanno avuto un incremento del 20%.
Infine occorre distinguere tra piccolo commercio al dettaglio e la grande distribuzione, poiché gli ipermercati sono maggiormente in grado di sostenere rincari.

D’Amico (Progett’Azione): Non disapprovo a priori il provvedimento e il fatto che ci sia una tassa sulla raccolta dei rifiuti. Quello che non condivido è il metodo di applicazione del tributo. Ad esempio, se si produce un profitto, lo stesso deve essere defalcato dalla tassa (anche se non al 100 per cento). Il provvedimento prevede di dividere il pagamento del tributo in più rate, ma nonostante questo i titolari di attività avranno delle difficoltà di pagamento.
Infine, dico di sì alla mozione proposta dal Movimento 5 Stelle sui costi del servizio e dico di no ai super stipendi dei dipendenti di Amiat.
Sul provvedimento abbiamo presentato molti emendamenti con i quali poniamo delle proposte di modifica sul merito della delibera, in primis per introdurre il frazionamento del pagamento del tributo in rate mensili.

Araldi (Pd): Parlare di questo argomento ai nostri concittadini è doppiamente sgradevole. Lo è per la congiuntura economica e per le continue modifiche normative che hanno trasformato questo tributo. Il Comune oggi per legge deve riuscire a coprire al 100% i costi del servizio della raccolta rifiuti. Per i privati con il meccanismo degli sconti legati all’Isee e ai nuclei famigliari numerosi. Per le utenze commerciali con la clausola di garanzia nel tetto massimo agli aumenti. L’impianto di questo provvedimento cerca di tener conto di tutte le necessità collettive.

Ufficio stampa del Consiglio comunale (S.L.)






Pubblicato il 21 Ottobre 2013

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